Vox Romanica
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Francke Verlag Tübingen
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Kristol De StefaniLorenzo Renzi/Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna (Il Mulino) 2003, 306 p.
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P. Cordin
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Esistono accanto a singoli nomi di santi anche importanti costellazioni storico-culturali di testi che hanno posto particolari problemi d’inventariazione. Nella grande fortuna di opere come la Legenda aurea di Iacopo da Varazze o del Libro dei Dialoghi di Gregorio Magno, i curatori sono stati confrontati alla difficoltà di riconoscere le varie versioni del testo volgarizzato, nonché la varietà linguistica in cui si iscrive. Così per la sola Legenda aurea, sulla quale gli studi sotto questo profilo non sono numerosi (a frutto son qui messi particolarmente quelli di Marucci e di Mariani dedicati ai volgarizzamenti del testo), abbiamo ora il riconoscimento di ben undici versioni del testo: 6 toscane, di cui 5 inedite che si aggiungono a quella edita male dal Levasti nel 1924-26 4 , 2 venete (di cui una inedita), una genovese, una proveniente dall’Italia mediana (inedita) e l’ultima definibile come veneta/ toscana, attestata dall’incunabolo curato da Nicolò Manerbi, e stampato da Nicolò Jenson nel 1475 a Venezia: un testimone a stampa sovente messo a frutto dai curatori. Soprattutto nei testi in prosa, una delle maggiori difficoltà affrontate e spesso coraggiosamente superate dai curatori è stata la compresenza di versioni simili per contenuto e forma, ma riconosciute come unità testuali indipendenti. O, viceversa, di quei casi in cui il riconoscimento di differenze imputabili alla responsabilità dei copisti, e dunque alla «trasmissione» materiale del testo, ha permesso di concludere invece per un unico testo a fronte di una pluralità di testimonianze. Qui, come nelle notizie attributive dei testi e in molte altre ricche informazioni che ora la BAI ci fornisce, l’opera dei curatori è andata ben oltre il semplice inventario di testi e ha richiesto - come si può intuire anche da quanto precede - molte qualità di eccellenza nei ricercatori. Fra esse una non comune capacità di controllo e di gerarchizzazione dei materiali riuniti, un abito storico-linguistico nell’affrontarne le descrizioni e le datazioni, infine la competenza di un’intera équipe nel restituirci per la prima volta storia e vicende della diffusione di una così vasta e varia produzione in volgare, sul duplice fronte della tradizione manoscritta e a stampa. M. Danzi ★ Lorenzo Renzi/ Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna (Il Mulino) 2003, 306 p. La riforma universitaria in Italia ha stimolato negli ultimi anni la pubblicazione di nuovi manuali, destinati ad una didattica «per moduli», che - rispetto ai corsi universitari tradizionali - porta a concentrare nel tempo la proposta agli studenti di conoscenze disciplinari. Di qui la necessità di una seria selezione dei temi da affrontare, e di una loro presentazione essenziale. Anche il volume di Renzi e Andreose si colloca in questo nuovo filone di pubblicazioni, riproponendo come versione sintetica (e per questo assai densa) un testo che Lorenzo Renzi aveva precedentemente già pubblicato e riedito 1 . Rispetto alle versioni precedenti, il nuovo volume si caratterizza per essere più agile, poiché sono state eliminate circa 140 pagine e diversi capitoli sono stati ridotti a paragrafi 2 , ma nello stesso tempo più fitto, dovendo presentare concetti assai articolati in poco spazio. Inevitabilmente il manuale, dato il quadro ampio che traccia, con spostamenti nel tempo, nello spazio, tra varie discipline (linguistica, sociolinguistica, dialettologia, filologia, storia della lingua, storia della 284 Besprechungen - Comptes rendus 4 Che i curatori hanno dunque costantemente ricontrollato sul codice di base, il Ricardiano 1254. 1 Renzi, L. 1975: Introduzione alla filologia romanza, Bologna; Renzi, L. (in collaborazione con G. Salvi) 1985: Nuova introduzione alla filologia romanza, Bologna. 2 Nel nuovo volume è stato eliminato il IX capitolo dell’edizione precedente, dedicato alla semantica, e il XIV capitolo «Scampoli dal latino e dal romanzo». linguistica), tra molti -ismi (romanticismo, idealismo, neoidealismo, strutturalismo, generativismo), richiede al lettore-studente non poca concentrazione e capacità di stabilire connessioni, e al lettore-docente la sensibilità di scegliere argomenti diversi e di connetterli tra loro, ampliandoli e integrandoli al fine di facilitarne la comprensione 3 . L’uso flessibile del testo è agevolato dalla struttura dei capitoli, ciascuno preceduto da una breve sintesi dei temi trattati, con i margini che riportano in evidenza i titoli degli argomenti affrontati, e la bibliografia tematica, ricca ed aggiornata (si notano a questo proposito alcune indicazioni «poco accademiche»: per esempio, alla fine del primo capitolo, a p. 67, è citato un dizionario ladino illustrato per bambini 4 , mentre non figurano vocabolari «classici» del ladino dolomitico 5 ). Tra i molti stimoli che il manuale suscita, risultano privilegiati quelli relativi all’analisi fonologica, morfologica e sintattica delle lingue romanze. Del resto, il titolo del volume evidenzia immediatamente il ruolo primario della linguistica, e nell’introduzione gli autori riconoscono che «non c’è filologia senza linguistica» (24), e che la conoscenza degli aspetti di natura linguistica «oltre a essere un oggetto di studio in sé, costituisce la premessa necessaria a studi letterari, testuali, ecc.» (25). Per questa ragione il manuale viene suddiviso in due parti, decisamente asimmetriche (otto capitoli nella prima parte, centrata sulla presentazione di concetti fondamentali della linguistica e sull’analisi grammaticale di specifici fenomeni, due soli capitoli la seconda parte, dedicata ai testi). La prima sezione si apre con un capitolo dedicato al dominio romanzo, dove l’attenzione degli autori va, oltre che alle principali lingue, anche alle varietà dialettali e regionali, alle lingue di minoranza e alle lingue creole, e dove viene sottolineata l’importanza del contatto linguistico e dei flussi migratori, passati e presenti. I tre capitoli successivi presentano una sintesi attenta della storia del pensiero linguistico (intrecciato con il pensiero filosofico) nell’Ottocento e nel Novecento. Si segnala, in particolare, nel secondo capitolo la parte dedicata alle grammatiche e ai dizionari dell’Ottocento. Nel terzo capitolo alcune pagine molto tecniche (91-100) sono rese chiare da un’ottima esemplificazione dei fenomeni presentati (analogia, anafonesi, metafonesi, assimilazione, prostesi, epentesi, apocope, aferesi, sincope, metatesi). Nel quarto capitolo vengono illustrate alcune definitive acquisizioni della linguistica novecentesca, in particolare dello strutturalismo e del generativismo: purtroppo, nel manuale lo spazio per trattare opposizioni fondamentali come langue e parole, competence e performance (114) e distinzioni come allofoni e fonemi (115-16) è veramente ridotto, e per la comprensione lo studente dovrà affidarsi alla bibliografia indicata e alle spiegazioni integrative del docente. Sarebbe forse stato opportuno un rimando ad altri paragrafi, che sullo stesso tema riportano esempi pertinenti (per es. il par. 6.4, dove la distinzione tra fonemi e allofoni è ripresa in prospettiva diacronica alle p. 154-55). Altrettanto si osserva per il paragrafo dedicato alla sintassi dallo strutturalismo alla grammatica generativa (124-26), che - se privo di ulteriori approfondimenti - potrebbe sembrare poco connesso agli altri ar- 285 Besprechungen - Comptes rendus 3 Non è data qui la proposta di percorsi didattici, che invece venivano suggeriti nell’edizione precedente. 4 Scarry, R. 1987: Dizionar ladin dolomitan. Mi prim dizioner. Mi pröm dizionar. Mie prum dizionar, San Martin de Tor, Istitut Cultural Ladin, «Micurà de Rü», Istitut Cultural Ladin «Majon de Fascegn». 5 Mazzel, M. 1995: Dizionario ladino fassano (cazét) - italiano, Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin «Majon de Fascegn»; De Rossi, H. 1999: Ladinisches Wörterbuch - Vocabolario ladino (brach) - tedesco con traduzione italiana, a cura di U. Kindl e F. Chiocchetti, Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin «Majon de Fascegn»; Plangg, G./ Videsott, P. 1998: Ennebergisches Wörterbuch. Vocabolar Mareo, Innsbruck. gomenti trattati nel testo. Anche in questo caso, rimandi a paragrafi successivi in cui siano centrali le relazioni sintattiche tra diversi costituenti (per esempio, il par. 6.2 alle p. 146-50) potrebbero contribuire a facilitare il lettore nelle connessioni e a dare maggior concretezza alla parte teorica. La variazione sociale e geografica è trattata nel quinto capitolo, con chiarezza e con attenzione agli strumenti per la rappresentazione geografica delle varietà: gli atlanti linguistici (di cui, forse, sarebbe stato utile riportare qualche illustrazione insieme alle carte proposte in fondo al volume, alle p. 295-306). Ancora una volta il manuale, mantenendosi sempre chiaro, non banalizza la materia, anzi la rende problematica, concedendo spazio ad aspetti e questioni assai dibattuti (p. e. il ruolo della donna e il cambiamento linguistico a p. 136, il problema della norma e della standardizzazione a p. 142). Un capitolo chiave del volume è dedicato al cambiamento linguistico. Il primo esempio, commentato in ogni suo passaggio (e tuttavia assai impegnativo per uno studente che si confronti per la prima volta con problemi di linguistica romanza), riguarda la formazione degli ausiliari romanzi. Seguono altri esempi ben illustrati di cambiamento morfologico (con il livellamento analogico, la rianalisi, la grammaticalizzazione), di cambiamento fonologico, e infine di cambiamento semantico. Gli ultimi due capitoli della prima parte sono dedicati rispettivamente al latino e ai principali caratteri delle lingue romanze. L’analisi di ogni lingua specifica si colloca sempre entro un panorama ampio: per il latino si parte, infatti, dalle sottofamiglie dell’indoeuropeo, si trattano quindi i diversi periodi e stili, e si dedica infine particolare attenzione alle attestazioni del latino volgare. Ricco di esempi - connessi anche a fenomeni dialettali odierni - risulta il paragrafo 5 sugli errori. Con il paragrafo 6 sui tipi linguistici si apre uno spazio assai ampio (179-93), dedicato alla descrizione di fenomeni sintattici e morfologici (l’ordine di soggetto - verbo - oggetto nella frase, l’ordine dei clitici, i casi, l’articolo), cui seguono alcune fitte pagine sull’evoluzione fonologica (193-201). Utile strumento didattico è un’appendice con il commento ad un breve testo dell’Itinerarium Egeriae, in relazione ai diversi livelli d’analisi linguistica - sintassi, morfologia, grafia e fonetica, lessico (201-06). L’ottavo capitolo chiude la prima e più rilevante parte del volume con la classificazione delle lingue romanze, basata sul confronto nelle diverse lingue di fenomeni grammaticali (in particolare morfologici). Un ruolo centrale assume il romeno per gli elementi conservativi che vi si trovano, illustrati via via nella descrizione di specifici fenomeni: il sistema casuale, i pronomi, l’articolo, il genere, l’avverbio, le forme verbali del condizionale e del futuro. Le innovazioni del gallo-romanzo sono illustrate attraverso altri fenomeni morfo-sintattici, quali la pronominalizzazione del soggetto, la negazione, l’interrogazione, il partitivo, l’ordine delle parole. Come fenomeni caratteristici dell’ibero-romanzo sono descritti il sistema degli ausiliari, la caduta del passato remoto, l’uso dell’infinito personale. La seconda parte del volume, filologica, è organizzata in due soli capitoli, uno dedicato ai primi testi romanzi e l’altro all’edizione dei testi. Il capitolo sulle prime testimonianze di documenti romanzi è introdotto da una chiara presentazione dei motivi sociolinguistici che hanno causato il cambiamento dal latino al romanzo; più correttamente, gli autori parlano di un passaggio da una situazione di diglossia (latino classico/ volgare) ad una diversa situazione di diglossia (latino scritto/ romanzo parlato). Viene quindi presentata la fase di ibridismo linguistico (237), in cui si ha una continua contaminazione tra scrittura e oralità, e la produzione di testi di un «latino circa romanicum» (D’Avalle) 6 o «scripta latina rustica» (Sabatini). 7 286 Besprechungen - Comptes rendus 6 D’Avalle, S. (ed.) 1970 [ 1 1964]: Latino «circa romancum» e «rustica romana lingua», Padova. 7 Sabatini, F. 1996: «Dalla ‹Scripta latina rustica› alle ‹scriptae romanze›, in: Id., Italia linguistica delle origini. Saggi editi dal 1956 al 1996, a cura di V. Coletti/ R. Coluccia/ N. De Blasi/ L. Petrucci, Lecce, I: 219-65. Come testimonianze il capitolo riporta una ventina di brevi testi romanzi dal X al XIII secolo, suddivisi per aree geografiche 8 , e per tipologia testuale, secondo l’articolazione proposta da Livio Petrucci 9 in testi giuridici, pratici, d’argomento religioso, e poetici d’argomento profano. Di ciascun testo è data la traduzione italiana e un commento relativo ai principali fenomeni attestati. Il capitolo che conclude il volume si propone quasi come un punto di partenza per altre indagini: infatti, la presentazione dei principi su cui si basa la moderna critica testuale è preceduta dal riconoscimento dei testi come «irrinunciabile punto di partenza di qualsiasi ricerca storica» (268). Ottima è la scelta di far conoscere i problemi della critica testuale (o edizione critica dei testi, o ecdotica, o filologia testuale) attraverso l’applicazione dei criteri su un esempio concreto (Fresca rosa novella, di Guido Cavalcanti), e l’illustrazione precisa delle diverse fasi del lavoro filologico, a partire dalla ricerca dei testimoni e dalla descrizione dei manoscritti e dei criteri di trascrizione; si dà quindi l’edizione diplomatica di un testimone (il testimone P, riportato a p. 291) e la sua edizione interpretativa (alla p. 278), con il commento puntuale relativo alla distribuzione del testo sul foglio, agli elementi paratestuali, alla scrittura, alle caratteristiche grafiche, alla punteggiatura, ai segni diacritici. Segue la collazione delle varianti, e la formulazione di due ipotesi, con l’illustrazione del rispettivo stemma codicum, basate sul confronto delle diverse realizzazioni del verso 34 (279-80). La scelta dell’ipotesi corretta comporta la classificazione dei testimoni, che si basa sull’analisi degli errori, in particolare congiuntivi, presentati in modo molto puntuale sulle versioni in esame. In conclusione, alcune osservazioni spicciole: dei minimi aggiustamenti potrebbero facilitare la lettura agli studenti, p. e. l’introduzione della definizione di alcuni termini tecnici, la cui conoscenza non è da dare per scontata (nel primo capitolo si parla di dittonghi discendenti, di metafonesi, di assimilazione, senza prima definire i fenomeni; a p. 220 si introduce I, senza specificare che l’abbreviazione si riferisce all’oggetto indiretto; a p. 287 si parla di ‘postonia’ e ‘protonia’, dando per nota la conoscenza di termini sicuramente trasparenti dal punto di vista etimologico, ma mai definiti nel volume). Più in generale, osservo che, come le versioni precedenti, il volume «supera probabilmente la mole di quanto è lecito aspettarsi che uno studente possa assimilare in vista d’un esame» 10 . Sarà dunque compito del docente selezionare il sottoinsieme di argomenti da trattare. Usato da un lettore intelligente, il manuale è sicuramente un ottimo strumento didattico, per la ricchezza dei temi e degli stimoli proposti, per la generale chiarezza espositiva, per la precisione degli esempi riportati e la centralità dei dati linguistici, sempre attentamente descritti. P. Cordin ★ 287 Besprechungen - Comptes rendus 8 Vengono commentati dapprima alcuni esempi di area francese e provenzale. La documentazione in area italiana riceve più spazio, con il commento alla Postilla amiatina, al Pianto di Maria, al Ritmo cassinese, all’iscrizione di S. Clemente e a quella della tomba di Giratto, e infine alla prima strofa della canzone Quando eu stava in le tu’ cathene. Quindi è illustrata la situazione del sardo, con le sue attestazioni precoci e non ibride, e del romancio. Seguono scritti dell’area iberica (castigliano, catalano e galego-portoghese). A sé, è trattato il romeno per le sue attestazioni romanze assai tarde. 9 Petrucci, L. 1994: «Il problema delle Origini e i più antichi testi italiani», in: Serianni, L./ Trifone, P., Storia delle lingua italiana. Le altre lingue, Torino, III: 5-73. 10 Renzi, L. 1985: Nuova introduzione alla filologia romanza: 10.