Vox Romanica
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Kristol De StefaniMarcello Barbato, Il libro VIII del Plinio napoletano di Giovanni Brancati, Napoli (Liguori) 2001, 584 p.
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Michela Russo
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chen 14 . Unbestreitbar ist dagegen, dass wir es sowohl beim Franko-Italienischen wie bei der Sprache der Sermoni typologisch mit einem ähnlichen bzw. vergleichbaren Phänomen zu tun haben - eben mit einer artifiziellen Mischsprache literarischer Ausprägung, die jeweils aus zwei zentralen und einigen weiteren marginalen Quellen schöpft. Tressel ist hier das Opfer ihrer Fixierung auf die Arbeiten von Wolf und Holtus geworden. Dabei hat sie die richtige Lösung durchaus gesehen, wenn sie p. 613 als neue Bezeichnung der zur Diskussion stehenden Texte den Titel Sermoni franco-piemontesi vorschlägt. Die Sprache kann dann als franco-piemontese bezeichnet werden 15 . Peter Wunderli ★ Marcello Barbato, Il libro VIII del Plinio napoletano di Giovanni Brancati, Napoli (Liguori) 2001, 584 p. Il lavoro che qui si presenta è la riedizione commentata di un libro della traduzione pliniana portata a termine dall’umanista napoletano Giovanni Brancati intorno al 1480. Questo volgarizzamento è del massimo interesse nella storia dell’italiano, dato che si contrappone frontalmente alla traduzione fiorentina di Cristoforo Landino 1 nella denuncia a tinte forti della progressiva diffusione del toscano nella Napoli del tempo. Negli anni Sessanta del Novecento l’intera parte del volgarizzamento giunta fino a noi (o forse l’unica parte di traduzione effettivamente portata a termine da Brancati), costituita dai libri I-XI, è stata pubblicata da Salvatore Gentile. L’operazione culturale propugnata dall’umanista napoletano (ma nativo di Policastro) non è così strettamente localistica come potrebbe sembrare a prima vista. L’ideale di una lingua che fosse «non pur napolitano ma misto» (G. Brancati) va vista secondo una prospettiva aperta: «per napolitano Brancati intende probabilmente la variante bassa, quella impiegata poco prima da Loise o più tardi dal Ferraiolo . . . L’opzione di Brancati è per una lingua mista che respinga i tratti più diatopicamente e diastraticamente marcati» (25). Siamo quindi in presenza di un testo molto diverso (certo più greve e meno vivace, se lo consideriamo dal punto di vista narrativo) dai Ricordi di Loise de Rosa pubblicati e spogliati recentemente da Vittorio Formentin (1998), ma non meno interessante, non solo perché il volgarizzamento pliniano costituisce una miniera lessicale di prim’ordine, ma anche perché i dati forniti ci consentono una valutazione accurata di questo testo come informatore stilistico e sociolinguistico del momento storico-politico. Lo studio di Marcello Barbato si articola in (1) una parte introduttiva, tesa a presentare la traduzione brancatiana e alcune delle questioni legate alla tecnica della traduzione; (2) la riedizione del testo, in cui sono corretti i pochi errori (di solito, solo refusi) della precedente edizione gentiliana; (3) lo spoglio linguistico (articolato nelle tradizionali sezioni: fonetica, morfologia, sintassi); (4) il glossario integrale (esteso su ben 235 pagine); (5) le conclusioni. Trascurando questioni strettamente filologiche, va detto che la parte dello spoglio linguistico è eccellente. Barbato segnala alcuni tratti linguistici che allontanano la lingua del Brancati dal napoletano: frequente l’apocope estesa anche al contesto prepausale (166); il dittongo metafonetico è un tratto «stigmatizzato», non si danno casi di dittongamento 259 Besprechungen - Comptes rendus 14 Entsprechendes gilt auch für die Sprache von Philippe de Novare (die Nr. 23, 54, 64 bei Holtus 1998), die von Brunetto Latini (Nr. 50) sowie einige weitere Werke. 15 Dabei ist piemontese nicht dialektal, sondern regional zu verstehen und schließt auch die in diesem Raum existierenden nicht-italienischen Varietäten mit ein. 1 Ai rapporti tra la traduzione di Landino e quella di Brancati sono dedicate le p. 10s. metafonetico in sillaba chiusa, con atteggiamento analogo a quello della lirica quattrocentesca; quanto alla chiusura metafonetica di $ , soluzioni latineggianti prevalgono su opposizioni analogiche del tipo sing. -ebile vs. pl. -ibili (con le forme costanti -ibile, -issimo, similal singolare). Accanto alla convergenza del latino, innegabile nel testo è anche l’influsso dell’anafonesi: maraviglia, cominciare, lusinghe ecc. Non di rado metafonesi, latinismo e anafonesi si incrociano: consiglio, vinti, impento. L’autore distingue sempre e sagacemente i ruoli talvolta incrociati della chiusura metafonetica, dell’influsso latineggiante e dell’anafonesi toscana. Agli influssi appena menzionati si aggiunge l’interferenza di un vocalismo di tipo siciliano: l’autore spiega che se la forma plurale oricchie potrebbe essere dovuta all’estensione del meccanismo flessivo di III declinazione, il singolare auricchia non si può spiegare altrimenti che con l’influsso del vocalismo siciliano.A ragione siciliana si deve pure la chiusura in ugna e sumbucza(no) (112); quanto all’alternanza sampogna, sampugna, potrebbe trattarsi tanto di anafonesi tanto di vocalismo siciliano (114). E in effetti, si fa strada l’ipotesi del Barbato sull’esistenza di un «sostrato siciliano», l’unico che possa spiegare forme come corvatore, gregna o paglioca, dove la forma femminile con / u/ non è riconducibile a / o/ «né mediante alternanze morfonologiche né attraverso la regressione della metafonesi». Queste tracce di vocalismo siciliano possono da un lato essere il frutto della varietà nativa del traduttore, dall’altro potrebbero riflettere «l’influsso della tradizione scrittoria isolana in area napoletana» (549). Una minore estensione della chiusura metafonetica è osservabile per è ; questo evento va certamente collegato, spiega Barbato, alla mancanza di una copertura latineggiante. Queste restrizioni alla chiusura metafonetica, l’assenza del dittongamento metafonetico e in generale fenomeni di «convergenza antitoscana» mostrano come nel complesso i tratti meridionali relativi al vocalismo appaiano in regresso. Quanto al consonantismo, anche qui i tratti meridionali appaiono in recessione: sistematico è l’esito toscano per bl- (assente bl- [j]), mentre per ple flalternano cultismi o conservazione dell’esito toscano (assente fl- [ á ]). L’esito locale appare frequentemente solo per gl-, che si dimostra più antico e connesso a una maggiore estensione diatopica (144). Soluzione toscana, graficamente coincidente col latino, è riscontrata per l’esito -gn- (146). Mancano nel testo segni di assimilazione dei nessi -nd-, -mb- (149), e scarsamente rappresentata è anche la soluzione locale e variazionistica di d e v, nonostante la solidarietà di questo fenomeno con i dialetti mediani. Vistosi tuttavia i pochi casi di raddoppiamento fonosintattico segnalati dalla grafia (161): ciò cche, a cconto e in un caso la negazione nen dovuta probabilmente a dissimilazione conseguente al raddoppiamento così come in svariati testi napoletani (in primo luogo il Libro de la Destructione de Troya), nonché la rappresentazione costante di -sj- [s]. Frequente anche l’utilizzo della forma debole dell’articolo singolare maschile el/ il, sconosciuta al volgare locale, rispetto a lo: troviamo più spesso el re che lo re (177-78). Finora gli spogli disponibili non davano informazioni sul condizionamento del contesto. L’Autore dimostra invece che quest’alternanza non è completamente libera, ma è sensibile al contesto precedente: la posizione e la percentuale del tipo forte e del tipo debole diventano così indicative del comportamento dei testi. La penetrazione del tipo debole è antica in tutto il meridione, tant’è che è presente in un testo come quello del Ferraiolo, sociolinguisticamente non elevato (178). Il tipo napoletano persiste tuttavia maggioritario in una porzione del testo brancatiano e cioè nella programmatica lettera dedicatoria (179), il che indica una variabilità legata a ragioni stilistiche e di scelta culturale. Quanto alla variazione el/ il, l’autore sostiene che la preferenza per el non è dovuta all’influenza del fiorentino quattrocentesco, ma alla prossimità alla cancelleria e rispecchia una maggiore adesione alla fonetica locale, se non addirittura la conver- 260 Besprechungen - Comptes rendus genza con la forma iberica (180). D’altra parte l’aumento di il appare correlato invece al livello di adesione al modello letterario toscano. E mentre l’influsso del toscano appare più vivace nel settore fonetico, in ambito morfologico e sintattico il carattere meridionale appare più evidente: a parte la confusione della II e III coniugazione e i relitti di III e IV declinazione, si riscontrano fenomeni sintattici localmente marcati come l’accusativo preposizionale, l’anteposizione del clitico con gli infiniti, l’uso generalizzato di avere con gli intransitivi e i riflessivi; l’uso dell’infinito e del gerundio flesso. Viene fuori un quadro della realtà campana che sconsiglia dall’applicare una visione teleologica e storicamente scorretta come la semplice proiezione dell’aspetto dialettale attuale sulla situazione linguistica del passato; essa, come dimostra questo studio, doveva indubbiamente essere diversa. L’autore sceglie di considerare la griglia di fenomeni individuati da Avolio 1989 per distinguere oggi i dialetti di tipo «lucano» da quelli di tipo «campano» (lo spazio linguistico campano viene quindi tagliato in camp.sett. e nap. da una parte e irp. e cilent. dall’altra). Barbato dimostra come, tranne che il passaggio ll- [d . d . ]/ [dd] (pure presente a Ischia, Procida e Monte di Procida, RohlfsGrammStor. §234), tutti gli altri fenomeni oggi considerati caratterizzanti del tipo lucano fossero presenti nel napoletano quattrocentesco, in alternanza con i tratti oggi considerati campani, e ne siano poi usciti: «le isoglosse attuali si interpretano dunque meglio come linee di resistenza all’influsso del napoletano, che proprio nel Quattrocento sembra risolvere le sue alternanze» (547). Il Glossario integrale, ricco di elementi locali, è larghissimo di indicazioni e di riscontri condotti a tutto campo e risente senz’altro, nell’impostazione e nello sviluppo, della scuola del LEI; inoltre, la scelta di non limitarsi alla raccolta dei termini «interessanti» è senz’altro opportuna, in quanto consente l’emersione e la riflessione su fenomeni che altrimenti ben difficilmente sarebbero stati considerati. Per limitarci a un solo es. tra i moltissimi possibili, possiamo osservare bene la costruzione di accadere con un compl. predicativo (quando accadeno bianchi) e di accadere e accascare con soggetto animato, tratto condiviso dai testi meridionali coevi. Tra i portati dell’analisi lessicale, facciamo solo qualche ulteriore caso dalla lettera A, rinviando per il resto il lettore al Glossario. Ricordiamo prima di tutto l’attestazione di alvari ‘alveari’, che insieme a quella di alvaro dell’Esopo volgarizzato (con ogni probabilità dallo stesso Brancati) offre un doppio prezioso riscontro all’intuizione di LEI 2: 440, che ritiene di postulare (ma oggi l’ipotesi può essere avanzata meno timidamente) la continuazione del lat. alvarium ‘alveare’ sulla base dell’irp. luvaro ‘alveare’ (SalvioniREW,RDR 4) e dell’irp. alluvaro ‘sciame, rumore incomposto’ ib. 2 Fra le traduzioni frutto più di inerzia che di scelte personali segnaliamo, a titolo di esempio, alcene ‘alce’, resa dell’accusativo greco alcen dovuta all’ignoranza della rara forma alce. Tra le coniazioni brancatiane facciamo un cenno ad allambersate, ricavato dal nap. alla ’mbersa ‘al rovescio’ sul modello di allertate all’erta. Ha bisogno (come giustamente è detto s. v.) di ulteriori verifiche l’ipotesi che annegato ‘immerso’ sia un iberismo semantico: in ogni caso il significato è istituzionalizzato in spagnolo antico, in portoghese antico ed è attestato anche in siciliano antico. 261 Besprechungen - Comptes rendus 2 Cf. Crevatin, LEI 2: 440: in Campania, Puglia e parte dell’Abruzzo è diffuso il tipo arvaro ‘cassetta di coccio per coltivare piante; aiuola’, spiegato dal VDS di Rohlfs, ma anche da Alessio, come succedaneo di herbarium: tale tesi renderebbe «superfluo il ricorso ad alvarium» e le forme irpine (ma, come vediamo da Brancati, un tempo più diffuse) «potrebbero essere giustificate da un regionalismo semantico cassetta per fiori *cassetta cassetta per le api». Un’ulteriore ipotesi riguarda la «sovrapposizione dei due tipi, alvarium ed herbarium, confluiti in un unico significante: il primo - nettamente recessivo - si sarebbe conservato solo occasionalmente». Infine, ipotesi affatto originale è quella di ricondurre alcuni usi linguistici della koinè locale allo strato galloitalico. Policastro è vicina agli insediamenti galloitalici scoperti da Rohlfs e non è improbabile che tracce galloitaliche siano presenti anche nelle località vicine, oltre che nelle colonie attuali (554-55). L’ipotesi dell’elemento alloglotto diventa ancora più plausibile perché aiuta a spiegare alcuni fenomeni peculiari del testo brancatiano, come l’effetto metafonetico prevalente di -I rispetto ad -U e l’accordo in -e/ -i dei nomi della declinazione neutra. Michela Russo ★ Maria Grossmann/ Franz Rainer (ed.), La formazione delle parole in italiano, Tübingen (Niemeyer) 2004, 658 p. Esta obra colectiva, en la que participan 19 reconocidos lingüistas, pretende ofrecer a los estudiantes y a los estudiosos una presentación sistemática de los diversos procedimientos de formación de palabras en italiano, poniendo en primer plano la descripción de los mecanismos morfológicos más que el debate y los planteamientos puramente teóricos. En esta línea, es un estudio parangonable a la excelente obra que el propio Rainer dedicó a la formación de palabras en español en 1993, la cual es hoy - y seguirá siéndolo durante muchos años - el mejor y más completo estudio de conjunto sobre los procedimientos lexicogenéticos del español 1 . 1. Introduzione (1-30). Se presentan de manera sucinta diversos aspectos esenciales de la formación de palabras, pero no sólo se delimitan algunos conceptos básicos de este ámbito de la morfología sino que, a la vez, se hacen interesantes precisiones sobre determinados aspectos problemáticos con los que los lingüistas se enfrentan a la hora de trabajar en dicho campo: la demarcación del ámbito de estudio, la noción de regla de formación de palabras, el bloqueo, la analogía, los criterios para señalar la direccionalidad de una regla de formación de palabras, la delimitación del núcleo y del modificador en una palabra derivada o compuesta, la relación entre el significado léxico y el «significado morfológico» (Wortbildungsbedeutung) en las palabras complejas, las modificaciones de la estructura argumental y de la subcategorización que puede traer consigo la formación de una palabra derivada o compuesta, los problemas en la identificación de los alomorfos, los ámbitos de dominio y las restricciones en los procesos lexicogenéticos, la productividad, la relación entre formación de palabras y cambio semántico . . . El carácter introductorio de estas páginas y la perspectiva fundamentalmente descriptiva hacia la que se orientan puede hacer que pasen desapercibidas en una primera lectura algunas tomas de postura que traerían consigo profundas implicaciones teóricas. En esta línea, nos parece de gran interés el reconocimiento explícito de que, en muchos fenómenos, existe un continuum - por ejemplo, en la delimitación entre derivación y flexión -, lo que podría implicar la necesidad de una interpretación «no-discreta» - frente a la lingüística discreta - de los procesos de formación de palabras: «il campo della formazione delle parole presenta un centro netto in derivati tipo barista e certi tipi di composti, mentre esistono delle zone grigie tanto verso la sintassi quanto verso la flessione e verso la semantica. Queste zone grigie non sono solo dovute a deficienze analitiche ma sono, almeno in parte, inerenti all’oggetto di studio stesso» (7) 2 . 262 Besprechungen - Comptes rendus 1 F. Rainer, Spanische Wortbildungslehre, Tübingen 1993. Cf. la reseña de D. Serrano-Dolader en VRom. 53 (1994): 410-20. 2 Para una defensa de la aproximación no-discreta al estudio de la formación de palabras cf. D. Serrano-Dolader, «Hacia una concepción no-discreta de algunas formaciones con antien español», Revista Española de Lingüística (RSEL) 32/ 2: 387-411.
