eJournals Vox Romanica 64/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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2005
641 Kristol De Stefani

Walther von Wartburg, Französisches Etymologisches Wörterbuch. Eine Darstellung des galloromanischen Sprachschatzes. Publié sous la direction de Jean-Paul Chauveau, tome XXV, fascicule n° 161-62, p. 1153-1380

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2005
Michela  Russo
vox6410317
L’éditrice déclare s’être «limitée à fournir des notes linguistiques qui guident le lecteur non spécialiste dans la compréhension du texte, et qui ouvrent, çà et là, quelque perspective sur des caractéristiques propres à la langue de Jean Lemaire» (149); cela explique que les renvois bibliographiques se fassent beaucoup aux manuels classiques. Certes, les notes linguistiques visent plutôt à enrichir notre connaissance du moyen français par le bon classement et la reconnaissance des faits qu’à donner des descriptions spéciales et nouvelles, mais ces commentaires très nombreux, par leur qualité, ne seront pas non plus jugés inutiles par le spécialiste. Mais c’est le glossaire qui est comme le couronnement de l’édition: il est très complet, contient les mots du texte «semi-diplomatique» même lorsqu’ils ne figurent pas dans le texte définitif, et ceux de l’édition de 1508; tous ceux-ci sont naturellement distingués des unités lexicales présentes dans le texte critiqué. Le critère de choix indiqué est celui de l’absence de l’unité lexico-sémantique dans le Trésor de la langue française, le cas des mots vieillis, des sens techniques ou des dénotations de realia de 1507 étant réservé; on se demande s’il n’y aurait pas eu aussi quelques attestations charnières à relever. Mme Schoysman corrigeant à de nombreuses reprises la première édition de la chronique, elle est en mesure (171) d’ôter de Huguet plusieurs formes-fantômes, dont je reprends ici l’énumération: accoit, agoté, athles, audiure, brisee, chanoinie, cox, dedens (estre d. de), (s’)estouser, gouverne, heaulmer, houssine, marin, poursuiveaux, quel à quel, rapporte, subiectance. Il m’a semblé que toutes les attestations d’une unité lexicale n’étaient pas toujours relevées. Enfin, si les gloses proposées peuvent dans certains cas être discutées, je n’en ai pas relevé qui fussent véritablement fautives. Je termine en signalant quelques formes qu’on aurait pu aussi relever (les références se font aux segments numérotés par Mme Schoysman). - 271 aide s. f. ‘subside extraordinaire fourni à l’empereur pour une tâche militaire (ici évalué en soldats)’ FEW 24, 162b. - 205 claron s. ‘clairon’ FEW 2, 743a. - 451 elegant adj. ‘(d’un sermon)’. - 95 gendarmerie s. f. ‘ensemble des soldats’. - 123, 179, 442 jeune duc synt. s. ‘futur duc’. - 255 langaige maternel synt. s. ‘langue vulgaire’. - 172 melodieusement adv. ‘en formant une mélodie’. - 156 meutinerie s. ‘rébellion, révolte’ FEW 6 3 169b. - 133 pillaige s. ‘prévarication’. - 425-426 residu s. ‘ce qui reste (en gén.)’. - 112 viel mestre synt. s. ‘? ’. C’est donc un modèle que l’édition de ce précieux document, présentée très élégamment dans la jolie collection des Anciens auteurs belges, et pourvue de commentaires (linguistiques et historiques, ces derniers dus à M. J.-M. Cauchies) très suffisants et très bons. On espère que le reste du manuscrit ne restera pas longtemps inédit. Yan Greub ★ Walther von Wartburg, Französisches Etymologisches Wörterbuch. Eine Darstellung des galloromanischen Sprachschatzes. Publié sous la direction de Jean-Paul Chauveau, tome XXV, fascicule n° 161-62, p. 1153-1380 Il fascicolo doppio 161-62 del vol. 25 del FEW chiude la refonte della lettera A (raggruppando nello stesso tempo i corrigenda all’insieme degli articoli della stessa lettera), pubblicata da Wartburg negli anni Venti del Novecento e naturalmente bisognosa di restauro, non solo e non tanto per via dell’enorme accrescimento del materiale lessicografico disponibile, quanto per le novità strutturali e per i ripensamenti introdotti in seguito dal suo creatore e mirabilmente descritti in Chambon-Büchi 1996. Il rifacimento della lettera A permette il confronto diretto e aggiornato tra il dominio galloromanzo e quello italoromanzo (sostanzialmente, il LEI), i soli a disporre di strumenti interpretativi di quest’ampiezza. Va però 317 Besprechungen - Comptes rendus aggiunto che per il dominio iberoromanzo disponiamo di due vocabolari etimologici completi (DCECH e DELCat 1 ) frutto dell’opera di J. Corominas, che pur essendo criticabili rappresentano e rappresenteranno per molto tempo l’unico riferimento certo per lo spagnolo e il catalano. Faremo spesso riferimento a questa chiave di lettura, con uno sguardo d’insieme che abbraccia almeno il dominio galloromanzo e quello italoromanzo. Il fascicolo si apre con la conclusione di autós, pronome del greco antico che si comporta da prefissoide molto produttivo nelle lingue europee, non solo quelle romanze (cf., a puro titolo di esempio, il prestito dal tedesco frm. autobahnen s.pl. ‘autoroutes [en Allemagne]’, documentato dal 1951, FEW 25: 1154a). L’articolo non è presente nel LEI, dove andrà probabilmente classificato sotto i grecismi 2 . Il confronto con il materiale corrispondente dell’italiano è però già possibile (dopo un altro paio di grecismi) con autumnalis, e appare subito chiaro, anche da un articolo così semplice, che sono ulteriormente migliorate le possibilità di disporre indirettamente di un vero e proprio dizionario etimologico romanzo (nel commento, in cui rispetto al LEI sono contenuti anche i rinvii allo spagnolo, oltre che al catalano) incentrato su un particolare dominio neolatino (qui quello galloromanzo). La storia di questo cultismo nel dominio galloromanzo è in due tappe: dapprima come elemento del sintagma œquinocium autumnale afr. equinoctïum autumnal (1) e poi come semplice aggettivo dopo il sec. XVI (2). I problemi aumentano considerevolmente se si considera autumnus (FEW 25: 1172-78), il cui carattere di cultismo è indubbio nel dominio francese ma non in quello occitanico e francoprovenzale 3 . La struttura dell’articolo rende evidenti non solo le affinità, ma anche le peculiarità degli sviluppi in ciascun dominio romanzo. In quello galloromanzo l’interpretazione della voce (insita nella struttura alfanumerica) impone una classificazione dei dati che tenga conto del trattamento della finale latina. Abbiamo così: - sotto (1.) forme dotte, con conservazione della grafia della vocale tonica latina e mantenimento anche di quella finale (es. afr. mfr. autumpne, 1270ca.) 4 (a.) o senza la vocale finale (mfr. autun, 1372) (b.); - sotto (2.) forme dotte con adattamento della vocale tonica, con conservazione della vocale finale e del genere maschile (es. fr. automne, primo terzo sec. XIII, afrpr. authono, sec. XIII, aoc. autompne, sec. XIII/ XIV) (a.), con un cambio di genere 5 (afr. mfr. autompne f., 1310ca., aoc. automna, 1460) (b.) e infine con un adattamento seriore a partire dalla forma grafica del francese (es. aauv. automa, 1466) (c.); - sotto (3.) il tipo semidotto auton, connotato geolinguisticamente («il paraît limité à l’est du galloroman») (es. afr. outon, 1290); - sotto (4.) i derivati. Infine, sotto II., entrano i tipi autoin/ autogn che trovano un’ampia diffusione in Piemonte e che sono qui interpretati come prestiti, costituendo quindi una piccola appendice della storia di autumnus nell’Italoromania. 318 Besprechungen - Comptes rendus 1 Si fa riferimento, per brevità, alla bibliografia del LEI (= M. Pfister/ W. Schweickard, Lessico Etimologico Italiano, Wiesbaden 1979s.). 2 Oggi in preparazione a cura di Franco Fanciullo e Johannes Kramer. 3 Nell’Italoromania le cose sono più complicate, cf. LEI 3: 2583-94. 4 La grafia iperlatineggiante del nesso mpn è normale nell’Italoromania, cf. roman.a. autumpno (1358ca., AnonimoRom, TLIO [= P. Beltrami, Tesoro della lingua italiana delle origini, Firenze, in preparazione]), nap.a. autumpno (1369-73, Maramauro ExpInf, TLIO), sic.a. autumpnu (sec. XIV, LEI 3: 2586). 5 «Induite par l’initiale vocalique et la finale secondairement consonantique, en domaine oïlique et qui entraîne, de là, la réfection de la finale dans les autres domaines» (FEW 25: 1176a). Il resto del commento offre informazioni di carattere culturale (in senso antropologico), a partire dalla conferma della vecchia convinzione di Wartburg, espressa già nel primo volume e valida ben al di là della Galloromania: «Die übergangsjahrzeiten, frühling und herbst, tragen weniger scharf bestimmten charakter und sind nicht deutlich gegen die andern abgegrenzt» (FEW 1: 186). Abbiamo scelto di partire dall’esposizione di autumnus perché sin dal principio appaiono chiari i principi ispiratori della refonte. Non solo il materiale è aumentato (e naturalmente, data la pubblicazione nel frattempo di strumenti lessicografici essenziali ed ampi, non può che essere così), ma i rapporti (intesi come proporzioni) tra il materiale ordinato e le altre parti di un singolo articolo sono notevolmente diversi rispetto al FEW di Wartburg (non ci si riferisce specificamente al primo volume, ma anche al resto dell’opera) e rispetto al LEI. Ricapitoliamo rapidamente la questione, ormai chiara dopo la pubblicazione delle due «grammatiche» (Büchi 1996; Aprile 2004) descrittive dei meccanismi dei due vocabolari; e usiamo convenzionalmente il termine «vocabolario» per comodità, pur essendo evidente che hanno ragione Chambon/ Büchi (1996: 952) quando sostengono che il termine è riduttivo e che in realtà si tratta di opere di linguistica totale del lessico: «le FEW se situe au-dessous du moindre dictionnaire usuel: œuvre non de lexicographe, mais de linguiste! L’ouvrage se présente, en fait, comme un ensemble structuré de monographies, dont la forme lexicographique n’est qu’un auxiliaire au service de la ‹visée globalisante› . . . de Wartburg». Ciascun articolo dispone di un’unità massimale di trattamento (l’etimo), dell’elencazione del materiale ordinato, di un commento, della bibliografia e delle note al testo. Tutti questi elementi (tranne gli ultimi due) sono obbligatori. Trascurando ovviamente l’etimo, della stessa natura per tutti i repertori considerati, nel FEW di Wartburg e nel LEI il materiale ordinato prevale quantitativamente in modo soverchiante sulle altre componenti degli articoli e il commento è secco e asciutto, al limite addirittura di una sola parola; anche le note sono per la verità ridotte al minimo. Nella refonte della A del FEW il commento è invece ampio e disteso, il repertorio di citazioni bibliografiche si allarga e il numero delle note è senz’altro in rialzo (nell’articolo considerato, 22 contro le 13 di quello corrispondente del LEI). Se restringiamo il confronto alle due versioni del FEW, viene poi fuori una novità molto appariscente: per quanto valga la parità tra l’uso del francese e del tedesco nei commenti (e anche nelle definizioni delle singole parole), nel primo volume la metalingua privilegiata, come in tutti i volumi diretti da Wartburg, è senz’altro il tedesco 6 , mentre nel venticinquesimo è il francese (ma la parità teorica vale ancora e, come osserva Büchi 1996: 138 N138, i commenti di Margaretha Hoffert sono appunto in tedesco). Torniamo ad esaminare, anche sulla base di queste brevi considerazioni, gli articoli di questo fascicolo. Abbiamo in primo luogo una serie di toponimi (da Autun in poi) e di grecismi (da auxánein in poi); entrambe le categorie sono molto ben rappresentate nel fascicolo e in questo caso i confronti italoromanzi possibili sono con il Deonomasticon italicum di Wolfgang Schweickard e con la futura sezione dei grecismi del LEI. Nell’articolo ava (FEW 25: 1189) (ben rappresentato anche in italoromanzo e anche nella forma dialettale meridionale con reduplicazione infantile vava, cf. LEI 3: 2602) vediamo comparire la marca lttard. («latin tardif», che ritroviamo poi in aviaticus FEW 25: 1225); nei suoi pochi derivati va notata la forma abéarn. auan che presuppone, come fa notare anco- 319 Besprechungen - Comptes rendus 6 Il FEW «aurait normalement dû utiliser le français central et moderne comme langue d’information. Une pure contingence fait que cette langue d’information est généralement l’allemand . . . Pratiquement, le F. E. W. n’est évidemment pas un bilingue; seul son caractère scientifique permet cette utilisation indifférente du code d’information» (Rey 1977: 72). ra Chauveau, un *avane con un suffisso ricorrente in altri termini dello stesso campo semantico (per es. *thiane abéarn. sian). Di non grande diffusione sono anche i continuatori di avus (FEW 25: 1271). Sono lemmatizzati nel FEW anche avia ‘grand-mère’; avius ‘grand-père’ (1221-23) e *aviola/ *aviolus (stessi significati), con la comparsa di due etimi nella stessa unità massimale di trattamento rappresentati da maschile e femminile dello stesso nome. E ancora a proposito di marche, compiamo un piccolo salto fino ad avitinus (FEW 25: 1250), in cui troviamo la marca mlt. che implica una differenza piuttosto importante introdotta dalla refonte rispetto al resto del FEW (e al LEI), in cui il latino medievale non ha lo status di lingua-fonte e quindi di etimo (Büchi 1996: 56 e passim; Aprile 2004). Tornando a un sommario esame degli articoli, di avarus segnaleremo l’invitante quadro onomasiologico relativo alla ricchezza di denominazioni di cui gode il concetto: «il est peu de vices qui aient eu au cours des siècles des dénominations aussi diverses que l’avarice: le fichier de Wartburg compte environ 200 types lexicaux pour ‘avare’, face à la trentaine qu’offre la carte correspondante de l’ALF . . ., dont 75 figurent parmi les données d’origine inconnues» (FEW 25: 1196-97). Facciamo un cenno a casi etimologicamente più complessi relativi ai sostrati: nella rilettura di una serie di attestazioni dei dialetti alpini occidentali e frprov. la refonte della A accoglie l’interpretazione fornita da Alberto Zamboni, specialista di fitonimia della redazione del LEI, che individua nel prelat. avedone la base comune di una serie di denominazioni del verbasco al di qua e al di là delle Alpi. Un intero articolo della refonte è insolitamente tra parentesi quadre; si tratta di avellere (FEW 25: 1201-02; il caso si ripete con *axiolus 1 ‘sorte de hibou’, 1286). La storia, al di là dei contenuti specifici, è piuttosto rappresentativa dei problemi anche pratici posti dalla redazione di un vocabolario di queste dimensioni. Si tratta anche di uno dei rari casi in cui si notano apertamente problemi materiali («malheureusement les matériaux de l’article avellere sont restés à part et la refonte amplifiait la première redaction de cet article sans tenir compte de sa réfutation au tome 21») posti dall’ordinamento delle schede sotto un etimo o sotto un altro (cioè, materialmente, in un luogo fisico piuttosto che in un altro). Si riassume la questione per comodità: l’etimo risulta già a Wartburg improponibile per vari motivi (difficoltà fonetiche, assenza di corrispondenza in altri domini romanzi, assenza di attestazioni antiche) e alcune schede relative a forme simili a quelle discusse sono elencate nel vol. 21, dedicato agli etimi sconosciuti. Questo articolo tra parentesi quadre nel rifacimento della lettera A serve piuttosto da complemento al volume 21 che da articolo vero e proprio. Torniamo ad un caso classico di concorrenza tra tipi lessicali con l’articolo avena, piuttosto complesso per una serie di fattori. L’area attuale di estensione di questo tipo latino esclude il dominio occitanico (tranne i margini più settentrionali), in cui l’avena è rappresentata dai continuatori di cibata (participio sostantivato di cibare); ma non era così nel Medio Evo, come è provato dalla documentazione esibita dal FEW. La questione della scomparsa di avena dal dominio occitanico è convincentemente risolta e spiegata così: «on sait en effet que av è na et c $ bata n’étaient pas primitivement synonymes et que le sens ‘avoine’ du type occitan cibada découle du sens primitif de ‘nourriture, spécialement pour les animaux’ de ce mot, par un sens intermédiaire de ‘nourriture pour les chevaux à base d’avoine’. C’est cette extension sémantique qui, en ayant rendu cibada synonyme et concurrent des descendants de av è na, a provoqué la disparition du mot primitif en occitan, disparition cependant postérieure à la formation du dérivé avenat ‘nourriture destinée à l’homme dérivée de l’avoine’ . . . En conséquence, la coprésence dans quelques textes de continuateurs de av è na et de c $ bata reflète un stade antérieur à cette extension sémantique, dans lequel les deux mots avaient encore des sens, ou tout au moins des emplois, bien distincts» (FEW 25: 1214). 320 Besprechungen - Comptes rendus Abbiamo già menzionato diversi casi di articoli afferenti al campo semantico della parentela. Il più importante di essi è senz’altro avunculus ‘oncle maternel’ (FEW 25: 1252-70), le cui attestazioni sono interpretate in primo luogo in una macrodistinzione tra forme ereditarie (I) e forme derivate dalle prime, ma alterate da uno sviluppo fonetico spontaneo «typique notamment du langage infantin et, de ce fait, à connotation à la fois affective et/ ou respectueuse, mais qui ont néanmoins réussi ça et là à évincer le mot héréditaire» (FEW 25: 1264) (II).All’interno del primo gruppo, sono elencate le forme base sotto 1. e quelle metaforiche sotto 2. (segue una serie di distinzioni molto articolate di cui non è qui possibile dar conto in dettaglio; la struttura - a conferma della mole e della complessità del materiale da interpretare - giunge fino al livello terziario, quello rappresentato dalle lettere greche). Nell’esposizione, abbiamo volutamente tenuto per ultimo l’articolo avis tarda ‘outarde’ (FEW 25: 1246-50), che appare interessante per il galloromanzo non meno di quanto non lo sia per l’italoromanzo. Qui la storia delle due lingue si incrocia in modo suggestivo, dato che tale base continua in italiano unicamente attraverso prestiti dal francese. Per casi del genere il FEW non prevede una classificazione apposita, mentre nel LEI la promozione di queste forme allo status di etimi produce una futura specifica sezione per gli etimi galloromanzi, attualmente in preparazione 7 . Se confrontiamo il materiale del LEI (non ancora pubblicato) con quello della refonte della A nel FEW, possiamo giungere a definire esattamente la cronologia e le modalità (anche culturali) di ingresso nell’italiano dei diversi strati francesi. In generale, come ci informa il commento di Jean-Paul Chauveau, il lat. avis tarda, denominazione usata in Spagna secondo Plinio per via della pesantezza dell’otarda in volo (AndréOiseaux 42s.), è diventato *austarda, base di partenza delle forme galloromanze. Le forme iberoromanze da avetarda sono indigene, mentre quelle italoromanze, soprattutto dopo l’estinzione di avis in entrambi i domini, dipendono da quelle francesi. Il mfr. frm. otarde (Rab 1534, FEW 25: 1246b; nella forma afr. oitarde attestato alla fine sec. XIII, ViandValA 90, ib.) è entrato come prestito nell’it. otarda (in questa forma, oggi più diffusa anche se di poco seriore, attestato dal 1754, Targioni Tozzetti; nella forma ottarda, dal 1688, Redi). Un secondo strato è rappresentato dalle forme italiane come starda (Gherardini 1857), ostarda (in romanesco), o come in maschile ostardo (ante 1483, Pulci), tutte derivanti dal afr. mfr. ostarde (fine sec. XIII-inizio sec. XIV, CarChar). L’ipotesi della filiazione galloromanza è rafforzata anche attraverso il lat.mediev. della Curia durante la cattività avignonese (ostarda, 1339, Sella). Osserviamo poi che l’it. ustarda è prestito dall’apr. austarda (primo terzo sec. XIII, Rn, FEW 25: 1246b); e il lat.mediev. della Curia ci fornisce ancora un tramite interessante (austarda, 1353, CoronazioneInnocenzo VI, Sella). Un riscontro altrettanto preciso possiamo trovare per la forma bistarda, attestata nei volgarizzamenti del Moamin (1472) pubblicati da Martin Glessgen e nel Pulci: l’etimo immediato va cercato nell’afr. bistarde (1160ca., FloreaL, FEW 25: 1247b). Con riscontri così precisi, la lettura parallela del lessico francese e italiano auspicata da Pfister nella prefazione al primo volume del LEI diventa, come si vede, molto più che un auspicio ed entra nell’àmbito della piena praticabilità. 321 Besprechungen - Comptes rendus 7 Cf. M. Pfister, «Les éléments français dans le LEI», in G. Kleiber/ M. Riegel (ed.), Les formes du sens. Études de linguistique française médiévale et générale offertes à Robert Martin à l’occasion de ses 60 ans, Louvain-la-Neuve 1997: 303-11, e M. Pfister, «It. arazzo, un prestito francese in italiano», in M. Bierbach (ed.), Mélanges de linguistique françaises et romanes dédiés à la mémoire de Manfred Höfler, Paris 1997: 337-44; M. Russo, «Interferenza e rapporti tra galloromanzo e italiano: la sezione ‹Gli elementi galloromanzi del Lessico Etimologico Italiano (LEI)›», in: Lingua, cultura e intercultura: l’italiano e le altre lingue, Atti del Congresso SILFI, Copenhagen 2005 (CD- ROM). Il doppio fascicolo si chiude con i corrigenda ai vol. 24 e 25 (1311-80). Se i sempre scarsi finanziamenti per queste imprese lo consentissero, una refonte della B che la mettesse al passo con i risultati della ricerca etimologica attuale sarebbe tra i desiderata più fondati della linguistica francese e romanza. Michela Russo ★ Frédéric Godefroy, Dictionnaire de l’ancienne langue française et de tous ses dialectes du IX e au XV e siècle (1880-1902), Edition électronique publiée par Claude Blum, présentée par Jean Dufournet, Paris (Champion Électronique) 2002, 1 CD-ROM und ein Benutzerhandbuch 48 p. Systemvoraussetzungen (Angaben des Herstellers): 486er oder Pentium Prozessor, 8 MB Arbeitsspeicher (empfohlen 16), CD-ROM-Laufwerk mit vierfacher Geschwindigkeit, Bildschirmauflösung 640 480 Pixel (empfohlen 800 600) bei 256 Farben, Windows NT, 95, 98, oder 2000. Preis für eine Einzelplatzlizenz 2700 € , für eine Mehrplatzlizenz mit fünf Zugängen 3375 € . Ob dieser stattlichen Preise übt sich Champion Electronique bei der Vergabe von Besprechungsexemplaren in vornehmer Zurückhaltung und bescheidet Rezensenten mit einer Demonstrations-CD-ROM mit dem Buchstaben D des Wörterbuchs sowie einer zeitlich befristeten kostenlosen Nutzung über das Internet. Ich halte demnach auch nicht das Benutzerhandbuch in Händen, das den Weg durch die verschiedenen Suchmöglichkeiten weisen könnte.Von der Startseite aus gelangt man zu der Présentation, die immerhin aus drei Sätzen und vier Fußnoten besteht, zu der Table des matières, in der man erfährt, welche Buchstaben und welche Errata in welchem Band der gedruckten Fassung zu finden sind, und schließlich zu der eigentlichen Recherche. Die Suchmaschine, die sich dahinter verbirgt, ist für die normale Volltextsuche ebenso einfach wie effektiv zu bedienen. Mit Eingabe des gewünschten Wortes erhält man dessen gesamtes Vorkommen in sämtlichen Artikeln des Wörterbuches, wahlweise mit oder ohne Complément. Nachteilig ist dabei, dass die einzelnen Artikel nicht mit den Errata verknüpft sind und auch kein Verweis auf diese gegeben wird. So findet man unter aafinance zwar den anstelle einer Definition gegebenen Hinweis «mot très-douteux qui se trouve avec le sens d’outrage dans un vers faux», man muß jedoch noch einmal unter der Rubrik Post-textes nachsuchen, um zu erfahren, dass das Wort aasmance zu lesen und der Eintrag zu streichen ist. Hier wäre eine Verknüpfung dem Benutzer sehr entgegengekommen. Es wäre natürlich sehr schön gewesen, hätte man im Rahmen dieser elektronischen Version etwas über die oftmals kryptischen Quellenangaben des Wörterbuches erfahren. Nicht jeder Gdf-Benutzer weiß, dass sich hinter dem lateinischen Titel «De Monacho in flumine periclitato» CoincyI42 1 verbirgt. Nun erfährt man über die Volltextsuche, dass Gdf aus diesem Stück 46 Belege zitiert, bei der Autorensuche unter Gautier de Coincy, den Gdf laut dieser Liste 2315 mal zitiert 2 , fehlen sie naturgemäß, da die Informationen rein mechanisch erschlossen sind. Von den 65 Belegen aus «Ste. Leocade» (= CoincyI11) sind nur die 35 ihrem Autor zugeordnet, bei denen in der Quellenangabe dessen Name auftaucht. Geht man nicht von der Autorenliste aus, sondern direkt über die Suchmaschine, so erhält man 322 Besprechungen - Comptes rendus 1 Die hier verwendeten Sigel sind die des DEAF, die elektronische Bibliographie ist auf dem jeweils neuesten Stand gratis einzusehen unter www.deaf-page.de. 2 Tatsächlich enthält das Wörterbuch über 2800 Coincy-Belege, cf. T. Matsumura, ActesMfr 10 , p. 129.