Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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2006
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Kristol De StefaniRita Franceschini/Johanna Miecznikowski (ed.), Leben mit mehreren Sprachen/Vivre avec plusieurs langues. Sprachbiographien/Biographies langagières, Bern (Peter Lang) 2004, xxi +254 p. (Transversales 9)
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2006
Gaetano Berruto
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Rita Franceschini/ Johanna Miecznikowski (ed.), Leben mit mehreren Sprachen/ Vivre avec plusieurs langues. Sprachbiographien/ Biographies langagières, Bern (Peter Lang) 2004, xxi + 254 p. (Transversales 9) Le prospettive rivolte all’analisi dei vissuti, delle rappresentazioni e delle percezioni dei parlanti hanno preso sempre più piede negli studi latamente sociolinguistici, accentuando vieppiù una tendenza della disciplina a porsi come una «linguistica dei parlanti», vista attraverso i parlanti stessi. In questo orientamento rientra un settore di ricerca parzialmente nuovo, che si è andato profilando nell’ultimo decennio e che trova ora nel volume che recensiamo una delle concretizzazioni più significative: quello dello studio delle biografie linguistiche. Viene in effetti ripreso in maniera sistematica un filone che ha una sua tradizione, sia pure un po’ episodica, nella linguistica europea. Di fatto le biografie linguistiche come sono intese dalla ricerca attuale sono sempre «autobiografie». E il classico «d’autore» del genere è appunto Das zweisprachige Individuum. Ein Selbstzeugnis, di W. Theodor Elwert, apparso nel 1959 nelle monografie della Akademie der Wissenschaften und der Literatur in Mainz e ripubblicato del 1973 da Franz Steiner a Wiesbaden; mentre un illustre precedente letterario è ovviamente l’Elias Canetti di Die gerettete Zunge (più volte opportunamente citato nel volume che recensiamo), e una gustosa testimonianza personale da linguista è per esempio l’articolo di J. Kramer, «Mijn Nederlands. Ein Selbstzeugnis zum quasi-natürlichen Zweitspracherwerb» (in G. Holtus/ J. Kramer (ed.), Das zweisprachige Individuum und die Mehrsprachigkeit in der Gesellschaft, Stuttgart 1991). E, in fondo, succinte minibiografie sociolinguistiche ridotte ad alcuni punti chiave non sono quelle che si richiedono nei questionari di molte indagini di sociologia del linguaggio? Il presente volume comprende undici contributi, in tedesco, inglese e francese, preceduti da una introduzione delle curatrici. Nella prima parte, dedicata a un confronto di biografie linguistiche di bilingui in diverse situazioni, intervengono A. Tabouret-Keller (su due famiglie cinesi seguite nell’intero ultimo secolo), Ch. Deprez et al. (su una giovane filippina emigrata a Parigi), B. Treichel (sul suffering connesso alle vicende della biografia linguistica di due parlanti gallesi), D. Barth (su «dangerous topics» nella biografia linguistica di tedeschi dell’Est), e K. Meng (sui Russlanddeutsche trasferitisi dopo il 1980 in Germania). Alla seconda parte, che contiene i risultati di un progetto di ricerca comune delle Università di Basilea e Praga sulle biografie linguistiche nel contesto mitteleuropeo, dànno voce R. Franceschini (con una discussione generale del significato delle biografie linguistiche per lo studio del plurilinguismo, dell’apprendimento di L2 e del rapporto fra linguaggio e emozioni), J. Nekvapil (sulla situazione dei parlanti di origine tedesca nella Repubblica Ceca), L. Ha á ová (su una donna ungherese in Repubblica Ceca), J. Miecznikowski (sull’inizio dell’apprendimento di L2 nelle biografie di parlanti in diverse situazioni plurilingui), V. Carmine (sul valore del discorso diretto nell’autobiografia linguistica di una parlante di origine berlinese ora in Ticino), e P. Deslarzes (sulla dialettica fra alienazione sociale e integrazione nelle biografie di emigrati italiani a Basilea). A che cosa serve e che significato ha l’analisi delle biografie linguistiche per il sociolinguista? Si tratta di una questione centrale nell’approccio qui considerato, dato che volentieri questo genere di studi per sua natura viene a configurarsi piuttosto in termini di scienze sociali e di psicosociologia delle lingue che non di vera e propria sociolinguistica. Risposte si trovano in più contributi: già nell’introduzione delle curatrici (e va sottolineato che R. Franceschini, una delle personalità di punta in questo settore di studi, nel suo denso contributo si preoccupa precipuamente appunto di fornire una giustificazione teorica e metodologica dello studio delle biografie linguistiche e di trarre generalizzazioni spendibili per l’avanzamento della ricerca) abbiamo alcune indicazioni fondamentali: «diese Art von Daten ist sowohl für eine Typologie möglicher Erwerbskontexte von Bedeutung, als auch für ein besse- 160 Besprechungen - Comptes rendus res Verständnis davon, was eine Situation für einen Sprecher zu einem Erwebskontext macht. Des weiteren stehen wir noch vor unbeantworteten Fragen in Bereich der Motivation zum Sprachenlernen und bezüglich des ‹idealen› Alters für den Spracherwerb. . . . Autobiographische Erzählungen geben Aufschluss über diese Fragen» (viii-ix). Le biografie linguistiche dànno quindi accesso al repertorio linguistico del singolo parlante, al momento e ai modi di apprendimento delle lingue e delle varietà di lingua da lui padroneggiate, alle loro situazioni di impiego e ai vissuti relativi; e si profilano come «an important methodological tool to complement the more or less objective observer’s description of a situation with subjective data from those who experienced it» (Barth, 76). Come sono da concepire le biografie linguistiche volte a questo scopo? K. Meng mette in rilievo la sistematicità scientifica che esse debbono avere, sia dal punto di vista della raccolta della documentazione che da quello della sua analisi e interpretazione: una biografia linguistica è «eine systematische, in der Regel wissenschaftliche Darstellung der sprachlichen Entwicklung einer bestimmten Person unter den für sie charakteristischen Sprachentwicklungs- und Sprachverwendungsbedingungen» (98); «Sprachbiographien werden in der Regel nicht voraussetzungslos erarbeitet; und sie sind kein Selbstzweck» (99). I materiali sono essenzialmente raccolti attraverso interviste narrative, sono «das interaktive Produkt einer autobiographischen Erzählung, das aus einer spezifischen Erhebungsart hervorgeht» (Franceschini, 124); si tratta quindi di vedere «wie die Informanten ihre Sprachbiographien produzieren und wie das in der Forschungssituation geschieht, also im Prinzip in Ko-Produktion mit dem Forscher» (Nekvapil, 170). Come molto del lavoro in sociolinguistica interpretativa, che corre a volte il rischio di configurarsi come non molto più di una parafrasi di quanto è verbalmente rappresentato dai parlanti, finendo quindi per delegare quasi ai soggetti stessi il compito della rappresentazione scientifica dell’oggetto di studio, l’analisi delle biografie linguistiche può presentare qualche problema per quanto riguarda l’astrazione generalizzante e la modellizzazione teorica dei risultati. Dal complesso dei lavori contenuti nel volume si può dire che tale problema è in questo caso superato: non solo il mazzo di contributi fornisce una bella esemplificazione di casi molto variati, analizzati secondo punti di vista metodologici anche diversi (ora con accento più sull’analisi del discorso, come nel caso di Deprez et al.; ora con focalizzazione più di oral history e etnometodologica, come in Barth; ora più di sociologia del plurilinguismo, come in Tabouret-Keller; ora più di psicosociologia della vita quotidiana, come per es. in Treichel), ma tutti gli autori sono chi più chi meno consapevoli dei problemi teorico-metodologici connessi alla direzione d’indagine; e non mancano generalizzazioni molto significative, quali per esempio le osservazioni di Franceschini circa l’«unfokussierter Spracherwerb» o sull’importanza delle emozioni per l’apprendimento linguistico quali emergono dalle biografie; o il riconoscimento, in più autori, di specifiche «Figuren sprachbiographischen Erzählens» (142) / «Figuren der sprachbiographischen Erzählung» (171); o l’accesso alle complesse interazioni, nelle storie di vita effettive e nel loro racconto, fra «individual experiences, general biographical and social processes, and processes of verbalisation» (Treichel, 72) consentito dall’analisi delle biografie; e via discorrendo. Il volume ci fornisce infatti un quadro vivace e variegato di «esperienze di vita linguistica» e di approcci psicosociometodologici che un sociolinguista abituato a un orientamento più tradizionale, ancorato in primis ai fatti linguistici, legge dapprima con molta curiosità e poi con forte e crescente interesse, constatando di imparare molto. Gaetano Berruto ★ 161 Besprechungen - Comptes rendus