Vox Romanica
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Francke Verlag Tübingen
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2007
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Kristol De StefaniGabriele Giannini/Marianne Gasperoni (ed.),Vangeli occitani dell’Infanzia di Gesù. Edizione critica delle versioni I e II, Bologna, 2006, 426 p. (Biblioteca di Filologia Romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna 11)
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2007
Gerardo Larghi
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L’expertise de Ph. Palasi, «L’héraldique des troubadours» (lxxxi-lxxxii), portant sur les décors héraldiques des portraits d’I et K, riches mais fictifs, à l’exception des armoiries d’Alphonse II d’Aragon (pl. 92), et une bibliographie raisonnée (lxxxiii-lxxxviii) complètent la série de contributions. Étant donné l’ampleur des compétences de l’équipe scientifique chargée de la publication et l’insuffisance des descriptions courantes 19 , on aurait pourtant souhaité trouver un examen paléographique approfondi de l’œuvre des copistes, ainsi que des nombreuses interventions successives à l’achèvement des deux anthologies. Cette étude aurait par ailleurs permis d’étendre les recherches à d’autres ms. que l’on a supposés sortir du même atelier, notamment le chansonnier A et le Tresor aujourd’hui à Vérone, et de prendre également en considération les écritures de deux fragments de chansonniers, dénommés K et K , qui proviendraient «de la même région (peut-être du même atelier) qui a produit IK» et auraient été «confectionnés à partir du même modèle que pour IK», mais sans recevoir l’illustration et la décoration prévues 20 . Gabriele Giannini ★ Gabriele Giannini/ Marianne Gasperoni (ed.), Vangeli occitani dell’Infanzia di Gesù. Edizione critica delle versioni I e II, Bologna, 2006, 426 p. (Biblioteca di Filologia Romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna 11) Pubblicato per la prima volta oltre un secolo fa, il corpus dei Vangeli dell’infanzia è stato ora ripresentato in edizione critica, con ampio commento da due filologi italiani, Gabriele Giannini e Marianne Gasperoni. Al primo si devono l’introduzione, le note ai testi e glossario; mentre la seconda ha curato i testi. Il lavoro congiunto ha il pregio, già di per sé sufficiente a giustificare un giudizio positivo sul volume, di esibire, raccolte in un luogo solo, tutte le testimonianze occitaniche relative ai Vangeli dell’Infanzia, testi apocrifi che godettero di una larghissima diffusione nel mondo romanzo. I due studiosi hanno esaminato i manoscritti latori dell’opera, compresi quelli oggi irrecuperibili e di cui rimangono vestigia attraverso le testimonianze indirette, offrendo per ognuno di essi una scheda storica e paleografica completa, non limitandosi ai soli dati ricavabili dall’esame dei singoli codici, ma inserendo tali elementi nel contesto storico e culturale di provenienza. Ciò ha consentito, ad esempio, di individuare per il manoscritto F (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziona, Ashburnham 103), la connessione con i ms. Ashburnham 115 e 116 e di ricondurre tutti questi codici alla mano di Jazme Olliou. L’analisi della struttura interna, del testo tradito e dei rapporti tra redazione occitanica e versioni antiche dei Vangeli dell’Infanzia, occupa una parte consistente del volume. Al termine della disamina i filologi evidenziano l’esistenza di due famiglie di testimoni, tra cui esistono notevoli differenze strutturali e contenutistiche, in relazione sia alla scelta degli episodi da tradurre sia alla loro lunghezza e dunque al loro peso specifico nell’opera. Lo studio dei rapporti ecdotici tra i latori delle due versioni consente di parlare di due redazioni distinte, conservate rispettivamente dai testimoni CT e P 1 e da P 2 - FN. 359 Besprechungen - Comptes rendus au f. 148, «Aymeric de Bellenuech» pour Aimeric de Bell[enuech]; au f. 152, «Cadenetz» pour Cadanetz. 19 Mentionnons pourtant les annotations de Meliga 2001: 41-66 et 129-53 et de M. Signorini, «Riflessioni paleografiche sui canzonieri provenzali veneti», Critica del testo 2 (1999): 837-59. 20 F. Zufferey, Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, Genève 1987: 69. Dans le volume, on ne trouve nulle part mention de l’existence de ces deux fragments, sauf erreur de ma part. Ma anche CT - P 1 rappresentano due diversi nuclei testimoniali, per quanto l’esiguità del testo di cui CT sono latori abbia convinto gli editori - nonché a seguire P 1 nel testo a stampa, a non presentare separatamente i due testi (103). Uno dei risultati più significativi del lavoro sulla tradizione è poi la dimostrazione che i rapporti tra FN non sono assimilabili a quelli tra un codice modello e il proprio descriptus, come finora sostenuto dagli studiosi, bensì si tratta di manoscritti discendenti indipendentemente da un unico antigrafo comune. La parte centrale del lavoro introduttorio è dedicata allo studio della versificazione e della lingua di autori, copisti e rimaneggiatori di ognuna delle due versioni conservateci. L’analisi della struttura metrica della versione I del testo, couplets di octosyllabes, non manca di rivelare la presenza di nuclei rimici composti da gruppi di 3 o 5 versi sulla medesima rima, e che dunque infrangono la regola della coppia stichica. Le trasgressioni alle norme rimiche sono contenute e per esse gli editori hanno sempre il merito di rinviare a analoghi fenomeni linguistici, individuando nelle testimonianze, poetiche e documentarie, congruenze con le opzioni praticate da copisti e autori dei Vangeli dell’Infanzia. L’esame minuzioso distingue - con prudenza ma anche acutezza - tra fenomeni imputabili alla struttura rimica originaria, e fenomeni da ricondurre alla lingua degli autori, identificando la tendenza dell’autore a uscire dalle rigide regole rimiche di derivazione trobadorica per frequentare più comodi modelli compositivi. La lingua dell’autore ne rivela l’origine orientale, tra «la catena alpina e la riva sinistra del Rodano» (123), e ne colloca l’opera a cavallo tra fine del xiii s. e primo terzo del xiv (139). L’esame della versione II rivela una maggiore corrività, segno di una minore perizia dell’autore, nell’uso dei couplets di ottosillabi, imperizia che talora confina con un «tendenziale anisosillabismo» (151). Alla medesima scarsa abilità potrebbe ricondursi anche il fenomeno, già notato dai precedenti editori, di una indistinzione delle occlusive sorde in posizione postvocalica finale. Una tale circostanza è stata finora attribuita alla lingua dell’autore (159), ma molto accortamente Gabriele Giannini ne ha riversato la possibile origine sulla necessità di accoppiare rime di scarsa maneggevolezza (in -ep, -ob, -eph, -uc), piuttosto che su una provenienza dello scrittore dall’area «in cui [k] [p] [t] e [tá] tendevano a scomparire nella pronunzia, quando finali di parola». Senza dimenticare che tale fenomeno risulta attestato solo a partire dal 1400 e che nei secoli precedenti esso non è «definibile in maniera scientificamente accettabile, nemmeno con grossolana approssimazione». Gli scarni riscontri forniti dalla lingua dell’autore, impongono allo studioso una certa prudenza nella identificazione dell’area di provenienza della versione II, che viene infatti localizzata genericamente nella regione del Gard e dell’Hérault, come dell’epoca di composizione posta nel «Trecento meglio se pieno» (173). I testi sono pubblicati secondo le lezioni distinte delle due versioni. L’apparato negativo dà conto delle letture rifiutate di P 1 e delle divergenze rispetto a CT per la versione I (e di P 2 e FN per la seconda versione). Sono segnalati, nella edizione della versione II, i versi ipermetri e le diversità nella numerazione degli stichi tra P2 e FN. La redazione di questi ultimi codici poi è fatta oggetto di una ulteriore edizione. L’editrice raccoglie in apparato anche le letture divergenti rispetto alle precedenti edizioni. Abbondanti note conclusive danno conto delle scelte dell’editore, dei rapporti tra testo occitanico e modelli latini e dei fenomeni linguistici e prosodici che caratterizzano l’opera. Il lavoro è concluso da un glossario selettivo che raduna sotto gli item prescelti le occorrenze dei lemmi, le diverse grafie e il contesto nel quale sono inseriti. Le scelte dei due editori appaiono dunque condivisibili sia dal punto di vista editoriale che per quanto attiene lo studio e la localizzazione dei testimoni e i loro rapporti per quanto proprio la particolare tipologia di questi testi e la relativa abbondanza di varianti avrebbero forse suggerito una diversa disposizione dell’apparato. In particolare sarebbe forse stato meglio differenziare in due distinte fasce le lezioni tratte dai codici latori dalle varianti 360 Besprechungen - Comptes rendus introdotte nelle precedenti edizioni: la scelta di distinguerle unicamente attraverso strumenti tipografici non sempre aiuta a una pronta comprensione. Poche le note da aggiungere e scarse le mende da correggere. In particolare però segnaliamo che contrariamente a quanto si legge a p. 86 N162 Montmajour non è un monastero cittadino, trovandosi a una decina di chilometri da Arles. In definitiva una ottima edizione: completa, curata e che apre affascinanti prospettive per chi voglia indagare la assai varia produzione - direttamente o latamente - agiografica del Medioevo occitanico. Gerardo Larghi ★ Daniel Le Blévec (ed.), Les cartulaires méridionaux. Actes du colloque organisé à Béziers les 20 et 21 septembre 2002, Paris 2006, 270 p. (Études et rencontres de l’École des Chartes 19) Nel 2002 l’École des Chartes promosse a Béziers un colloquio sul tema «Les Cartulaires méridionaux»: di quell’incontro sono stati editi ora gli atti. Gli interventi stampati in un agile volumetto, indagano alcune tra le principali raccolte di diplomi delle regioni meridionali. Si tratta di strutture provenienti dai capitoli ecclesiastici metropolitani (chartriers di Arles e Apt), dai grandi linhatge laici (il Liber Instrumentorum Memorialis della famiglia Guilhem di Montpellier, o il cartulaire dei Trencavel di Béziers), dai centri monastici (Saint Victor di Marsiglia o la casa Templare di Saint Gilles), o infine dalle comunità urbane (Toulouse, e il Thalamus di Narbonne). I cartulari francesi sono una fonte fondamentale per chi si confronta con la civiltà medievale. Già gli storici settecenteschi, Papon, Anibert e prima ancora Baluze, ne avevano sottolineato il ruolo decisivo per una più compiuta conoscenza di un mondo di cui ignoriamo ancora troppi aspetti o di cui ci sfuggono elementi decisivi. Saccheggiati in quanto fornitori di documentazione preziosa per lo studioso del passato, divenuti assunto di analisi per gli storici del diritto, da qualche decennio essi sono usciti dalla condizione di documenti unicamente servili. P. Bertrand, C. Bourlet e X. Hélary, Vers une typologie des cartulaires méridionaux (7- 20), dopo la pubblicazione del fondamentale Répertoire des Cartulaires français. 1 - Provinces ecclésiastiques d’Aix, Arles, Embrun, Vienne, diocèse de Tarentaise. Publié par Isabelle Vérité, Anne-Marie Legras, Caroline Bourdet et Annie Dufour, gli autori dell’articolo riflettono sul lavoro che ancora rimane da fare per indagare queste fonti storiche. In particolare molti cartulaires lasciano intravedere l’esistenza di raccolte precedenti di atti e documenti, da cui essi stessi avrebbero tratto i materiali confluiti nelle loro pagine. Pancartes o pré-cartulaires che siano (10-12), è evidente che essi sono i preziosi testimoni, di un rapporto tra proprietà, memoria e parola scritta ancora in larga parte da analizzare. Ma se tali fonti possono dire moltissimo allo storico, la loro presenza, il loro uso, la loro stessa natura non sono senza ricordare al filologo analoghe raccolte, i Liederblätter, che furono in quei decenni all’origine dei canzonieri trobadorici. Il contributo di Bertrand, Bourlet e Hélary, si intrattiene poi sul problema delle relazioni tra le grandi istituzioni religiose e i notai (12-14), e sulle questioni terminologiche (14-15). Infine una ampia sezione dello studio è dedicata alla analisi della typologie des cartulaires (15-20), arrivando alla conclusione che si possa individuare una tipologia per queste fonti e che una precisa urgenza della ricerca diplomatica sia proprio quella di indagare in questo campo. Alain Venturini, Les cartulaires des anciens Évêchés d’Uzès et de Nîmes (21-31) presenta i risultati di una approfondita recensione dei cartulari assemblati nell’area geografi- 361 Besprechungen - Comptes rendus
