Vox Romanica
vox
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Francke Verlag Tübingen
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Kristol De StefaniMirko Tavosanis, L’italiano del Web, Roma (Carocci) 2011, 256 p. Esther Strätz, Sprachverwendung in der Chat-Kommunikation. Eine diachrone Untersuchung französischsprachiger Logfiles aus dem Internet Relay Chat, Tübingen (Narr) 2011, 212 p.
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Emanuele Miola
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Mirko Tavosanis, L’italiano del Web, Roma (Carocci) 2011, 256 p. Esther Strätz, Sprachverwendung in der Chat-Kommunikation. Eine diachrone Untersuchung französischsprachiger Logfiles aus dem Internet Relay Chat, Tübingen (Narr) 2011, 212 p. Che il tema della presenza, codifica e uso delle lingue naturali nella rete di internet e in particolare sul web sia uno di quelli più caldi nella ricerca recente è testimoniato non soltanto dalle continue novità editoriali, quali quelle che saranno presentate di seguito, bensì anche dai congressi e workshop esplorativi che si susseguono sull’argomento: bastino a esempio il II International Workshop organizzato dal LETiSS (Pavia, aprile 2012), dedicato a Languages Go Web: standard and non-standard languages on the Internet, e al XII Congresso SILFI (Helsinki, giugno 2012), intitolato Dal manoscritto al web: canali e modalità di trasmissione dell’italiano. La centralità dell’argomento è ovviamente legata alla centralità che il medium computer ha acquisito, e va via via acquisendo, nella vita di un numero sempre maggiore di persone. Il ventesimo secolo, nel quale «i verbi parlare, leggere e scrivere [erano] coniugati in tutte le persone e in tutti i tempi, . . . ad un ritmo mai visto e persino inconcepibile fino a cinquanta anni fa [attraverso] radio, televisione, cinema, quotidiani stampati in milioni di copie, libri e tascabili», è stato anche - o, in una prospettiva ottimistica rispetto alla Storia, soltanto - il «secolo del linguaggio»: così, p.es., Julia Kristeva, dietro lo pseudonimo Joyaux 1 . Il ventunesimo secolo può forse già oggi a buon diritto essere considerato il primo dell’era digitale, il secolo della comunicazione mediata dalla Rete (CMR 2 ). I testi oggetto di questa recensione affrontano la tematica da due differenti angolature, a cominciare dal fatto che uno prende in esame l’uso dell’italiano, l’altro quello del francese, e perseguono - almeno a mio modo di vedere - scopi altrettanto differenti. Tuttavia, al di là delle diversità cui si è appena fatto cenno, presentarli insieme potrà essere utile per offrire una panoramica delle prospettive di ricerca collegate al già fecondo, e molto promettente, campo della CMR. Il volume di Mirko Tavosanis si propone come una descrizione scientifica del web italiano dal punto di vista linguistico, a una ventina d’anni dall’esplosione del fenomeno internet su scala planetaria. Dopo i capitoli introduttivi, Il web come strumento per comunicare: caratteri generali e Descrivere la pagine web: un promemoria, vengono privilegiate due questioni peculiari del linguaggio del web (o Netspeak), cioè l’espressività grafica (cap. IV) e il corretto posizionamento del Netspeak nel continuum diamesico scritto-parlato (Il rapporto con il parlato, cap. V). Le ultime due parti sono dedicate alla disamina specifica dei generi testuali più importanti presenti online: partendo dalla panoramica Dai siti del Web 1.0 ai generi minori del Web 2.0 (cap. VI), si tratta poi di blog (VII), forum (VIII) e delle reti sociali (IX), per chiudere con uno sguardo Oltre i testi (X). La descrizione del web (cioè, come ormai noto ai più, di uno dei tanti servizi accessibili attraverso la rete di internet) è in prima battuta affrontata sul versante sociolinguistico. Chi usa il web, chi vi scrive, chi legge ciò che viene scritto, quanto legge, come, e che lingua predilige? Sono queste le prime domande cui le statistiche offrono una risposta, pur potendo riposare solo su quella parte di pagine virtuali la cui consultazione è pubblica. L’Italia, ancora nel 2007 vittima di «un’arretratezza sensibile» (21) rispetto alla diffusione e alla velocità dei collegamenti a internet europei, risulta al di sopra della media continentale per 289 Besprechungen - Comptes rendus 1 J. Joyaux, La linguistica (trad. it. di Le langage, cet inconnu), Firenze 1973, da cui anche la più lunga citazione precedente. 2 Secondo la felice proposta di A. Allora, «Variazione diamesica generale nelle Comunicazioni Mediate dalla Rete», Rassegna italiana di Linguistica Applicata 41/ 3 (2009): 147-70. quanto riguarda la creazione di pagine web e l’invio di messaggi attraverso le chat 3 , i newsgroup o i forum online (un italiano su quattro posta o chatta, mentre la media europea è al 24%): un caso di «scrittura di massa» che sarebbe stato impredicibile soltanto qualche decina di anni fa. Per bene interpretare ciascuna pagina web, si propongono sei parametri: tempo, strumento, supporto e produttore di scrittura, genere testuale e lettore previsto per la produzione testuale. Tramite questi parametri vengono abbattuti alcuni miti legati alla lingua (e alla grafia) su internet: primo fra tutti - se vale la pena ribadire quanto è ormai pacifico tra gli specialisti sulla scorta, p.es., dei lavori di Crystal 4 - quello secondo il quale la espansione di piazze virtuali e social network porterebbe con sé la morte del «bello scrivere». Nella miriade di generi e microgeneri testuali presenti in rete, passati in rassegna al cap. III, l’autore (68) identifica alcuni tratti linguistici precipui dei generi originali del web: l’espressività grafica e «l’apertura a livelli di lingua solitamente estranei allo scritto», la cui rilevanza aumenta all’aumentare della dialogicità del genere (massima dunque nei messaggi di forum e sui social network). Nondimeno, «buona parte di queste deviazioni dallo standard è codificata» (ibid.). L’espressività grafica si esplicita sulle pagine virtuali tramite un’ortografia «creativa» e attraverso l’uso delle faccine (emoticon e, più recentemente, bixie o emoji). L’espressività grafica opera volutamente uno scarto dalla norma per fare sì che il testo possa recuperare quei tratti linguistici e paralinguistici che vanno perduti nel passaggio dal parlato allo scritto, attraverso espedienti sintetizzati a p. 92-93: registrazione grafica del raddoppiamento fonosintattico, assimilazioni e risegmentazioni della catena grafica sulla base della effettiva pronuncia della stringa fonica, uso di puntini di sospensione in luogo di una qualsiasi pausa interpuntiva, superfetazione di punti esclamativi e interrogativi. Tavosanis sostiene che «i processi [di avvicinamento dello scritto online al parlato] sembrano unidirezionali» (94). Questa non è l’opinione, tra gli altri, di Elena Pistolesi 5 , per la quale l’interscambio tra scritto e parlato è piuttosto reciproco, come mostrano alcune abbreviazioni che dalla scrittura entrano nel parlato: il Mac (per il Macintosh, scorciamento registrato già prima che la Apple denominasse così uno dei suoi prodotti), mandami un msg (pronunciato emme esse gi, il cui uso mi sembra comunque piuttosto ridotto, ammesso che sia mai stato veramente diffuso). Un possibile ulteriore, recente esempio è rappresentato dal comparire, nel parlato non solo giovanile, di [ ˈ barra], con funzione di connettivo disgiuntivo, emerso dal gergo commerciale e tracimato nei siti come forum e newsgroup: (i) Però più che dissing, cosa sono? Sono delle critiche barra consigli che do (Dargen, dichiarazione contenuta nel video postato sul sito ufficiale dargendamico.it, http: / / www. youtube.com/ watch? v=mXs8TJHzDME) (ii) Devo fare il settetrenta barra modello unico barra quello che sia (conversazione annotata a Torino, febbraio 2012) Se si vuole cercare un proprium distintivo delle lingue scritte così come sono praticate online, si dovrà allora ricorrere alle emoticon, sequenze di due o più caratteri che, se osservate ruotate di 90 gradi verso sinistra o destra, rappresentano un’espressione del volto attraverso la stilizzazione di occhi, (talvolta) naso e bocca. Si tenta poi (105-07), sulla scorta di Petri 6 , 290 Besprechungen - Comptes rendus 3 Per la spiegazione dei tecnicismi presenti qui e oltre si possono consultare gli articoli relativi della versione inglese dell’enciclopedia collaborativa situata a www.wikipedia.org. 4 D. Crystal, Txtng. The gr8 db8, Oxford 2008. 5 E. Pistolesi, Il parlar spedito. L’italiano di chat, e-mail e SMS, Padova 2004: specie 35s. 6 S. Petri, I forum italiani. Analisi linguistica e problemi di codifica, Pisa 2008. una classificazione delle emoticon 7 dal punto di vista linguistico, muovendo dalla convinzione che non tutte le frasi cui sul web troviamo giustapposta un’emoticon sarebbero accompagnate da una corrispondente espressione facciale nella vita reale. Se anche questo dovesse essere vero, la categorizzazione di Petri non soddisfa completamente. Per esempio, l’assegnazione degli esempi alle categorie (1.) «emoticon sostituibili con avverbi frasali» o (2.) «emoticon sostituibili con frasi coordinate o subordinate» sembra essere dovuta più a una deliberata scelta che a una reale differenza rispetto alla categoria (4.) «emoticon usate per mostrare un’espressione di accompagnamento al testo». In: (iii) Sono Lv 9 per ora visual desc=”Frown”/ (106) l’emoticon, che dovrebbe essere la seguente {: -(}, può essere certamente glossata come «purtroppo» (e inserita perciò nella categoria 1.), ma è difficile non immaginare un’espressione del volto triste, o accigliata, che accompagni la corrispondente frase nel discorso faceto-face. Insomma, anche in (iii), come in molti altri esempi portati alle pag. cit., l’emoticon sembra non poter essere completamente destituita del suo valore paralinguistico: nella maggior parte dei casi sostituisce il tono con cui viene scritto e la chiave con cui deve essere interpretato il messaggio. Inoltre, se la prima emoticon stricto sensu è stata digitata a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, non va dimenticato che faccine ante litteram si trovano nella scrittura umoristica e informale, così come nelle lettere private 8 . Nel caso di queste ultime, ovviamente, le emoticon sono più pittogrammi che sequenze di segni di punteggiatura, tuttavia esse sono già chiaramente impiegate con l’intento di rendere più intimo il tono dello scritto, sopperendo alla mancanza del contatto faccia a faccia e quindi di tutto il contesto paralinguistico che ciò comporta. Del resto, la pratica dell’apposizione di faccine al testo è passata dal genere lettera privata (cartacea) alle e-mail e ai post di forum, e da questi di nuovo, e prepotentemente, nelle lettere cartacee, dove - stando almeno a un sondaggio informale fatto tra conoscenti che ancora intrattengono scambi epistolari - i pittogrammi pullulano (con netta predominanza di segni corrispondenti all’emoticon {: -)}). Benché il confine tra ortografia espressiva ed effettiva mancanza di competenza sia spesso labile o difficile da identificare, un’altra caratteristica peculiare del Netspeak può riconoscersi nella già citata propensione degli utenti a piegare le regole dell’ortografia - pur conoscendole - a usi ludici che ne implicano uno stravolgimento, parziale per quanto riguarda l’italiano il cui scollamento tra grafia e fonetica è minimo; maggiore per altre lingue come il francese (cf. ultra) e l’inglese (per il quale è oggi presente una vasta base di dati relativi al così detto lolspeak 9 ). L’ultima parte de L’italiano del web è dedicata alla disamina specifica dei generi testuali più importanti presenti online. La blogosfera è suddivisa in tre classi (155): blog diario, blog tematico e blog letterario. Se i blog tematici godono oggi di una buona salute, la prima classe invece sembra essere in crisi di fronte al boom dei social network, primo fra i quali Facebook, che sempre più evidentemente si propongono come vero e proprio «diario» su cui l’utente può condividere interessi, riflessioni e passioni. Sui blog diario è possibile ritrovare una lingua più vicina al parlato, talvolta accompagnata dall’espressività ortogra- 291 Besprechungen - Comptes rendus 7 In quanto segue, ove non si citi da opere altrui, i caratteri appartenenti a emoticon saranno preceduti e seguiti da parentesi graffe. Negli esempi le parentesi uncinate si usano per isolare i nickname dal resto del testo. 8 Per qualche esempio su un corpus italiano, cf. I. Fiorentini, Un raccontare fatto di nulla. Il linguaggio delle emozioni dalla lettera all’e-mail, Torino 2008. 9 Cf. I. Fiorentini, «This iz a new language: the case of Lolspeak», relazione presentata al 4 th Sociolinguistics Summer School, Newcastle, 19-21. 06. 2012. fica 10 , anche se non è escluso che accanto a post di questo tipo si trovino post con movenze maggiormente liriche o poetiche. Questi ultimi sono l’ingrediente principale dei blog letterari, un filone che «risult[a] probabilmente . . . un tratto caratteristico della blogosfera italiana» (169) e cui si può collegare uno dei tratti del genere blog in Italia: cioè la presenza sovrabbondante di lessico alto, non comune e percepito come letterario. Parole come inazzurrare, bastarsi o vigoreggiare, praticamente assenti nel resto del web, compaiono o sono abbastanza frequenti nello specimen di blog selezionati da Tavosanis (bastarsi è presente 12 volte nei post di blog letterari, e cf. l’analisi completa a p. 165s.). Per i blogger letterari, quindi, la poesia e la letteratura risiederebbero nel parlar difficile. C’è da chiedersi quanti di questi blogger siano poi anche fruitori di letteratura e poesia (e quanti lo siano al di fuori dallo spazio virtuale): ad ogni modo, se mi si perdona il gioco di parole, il Belpaese sembra proprio continuare a essere una terra di poeti «navigatori». Nella variegata galassia dei forum, il volume approfondisce la dicotomia tra formalità e informalità 11 . Si rileva una certa tendenza alla trascuratezza ortografica (benché talvolta si possa essere di fronte a misspelling voluti, tra cui, p.es., l’apparte citato a p. 184) e all’uso di lessico inglese, «determinato dalla pura necessità» (185) e frequentemente anche dal valore ludico-ironico di queste forme. Quanto alla sintassi, tutti i forum online, dal più formale al più informale, parrebbero attestarsi su un’articolazione complessa piuttosto che monoproposizionale e su un impiego omogeneo delle emoticon (presenti, senza differenze percentuali apprezzabili, tanto su forum.accademiadellacrusca.it quanto su www.html.it e gaming.ngi.it). L’autore prende poi in considerazione i social network, oggi decisamente sotto le luci della ribalta in forza della loro rapida e crescente diffusione (secondo i dati disponibili, circa il 25% degli Italiani sarebbe registrato su Facebook). Anche per Facebook, i tratti peculiari sono del tutto assimilabili ai forum. Meno interessante, almeno ad oggi, la disamina di siti quali LinkedIn e Twitter, pur se il potenziale appeal di quest’ultima rete, ormai dilagante non solo oltreoceano, potrebbe a breve crescere: e con ciò l’attenzione da parte dei linguisti. Future ricerche potranno sopperire all’odierna relativa mancanza di considerazioni circa gli aggiornamenti di status, i loro commenti e il loro stile, che si potrebbe definire brillante o giocoso. Una playfulness, per dirla con Danet 12 , estremamente pervasiva, che difficilmente ci si aspetterebbe nella dimensione pseudoprivata dove le dinamiche ingroup e outgroup si fondono e che perciò - quando si abbia poca dimestichezza con il genere testuale «status» o «commento su rete sociale» - non manca di dare adito a fraintendimenti. Infine, circa l’annoso problema della qualità della lettura sul web (come si legge? Si legge il testo intero o lo si passa «allo scan», cercando una parola precisa nel testo, o cercando cluster di parole tramite skimming? ) e della deconcentrazione che la lettura tramite browser porterebbe con sé, Tavosanis si chiede: «[p]uò darsi che la lettura e la scrittura sul web portino a conseguenze di questo genere[: ] i singoli perdono qualcosa [in velocità di lettura e comprensione del testo], ma l’insieme guadagna più che a sufficienza per compensare la perdita? » (242). La risposta è possibilista, e l’autore preferisce non sbilanciarsi in un esercizio prognostico. Ed è forse proprio questo uno dei punti che meno soddisfano dell’intero testo. L’italiano del web si prefigge di tirare le somme della ricerca sulla CMR in italiano, ma più di una volta l’analisi s’arresta nell’incertezza invocando la necessità di ulteriori studi 292 Besprechungen - Comptes rendus 10 Si dà perciò una sorta di gerarchia per cui l’espressività ortografica «implica l’apertura al parlato», ma non viceversa (160). 11 Tema oggetto pure del recentissimo M. Cerruti/ E. Corino/ C. Onesti (ed.), Formale e informale. La variazione di registro nella comunicazione elettronica, Roma 2011. 12 B. Danet, Cyberpl@y. Communicating online, Oxford 2001. che verifichino quanto appena proposto a livello teorico e teoretico (considerazioni di questo tenore si trovano a p. 159, 162-63, 188, 213, etc.): il manuale si esaurisce in un assieme di interessanti studi di casi e possibili prospettive di analisi, ma, in un campo dove sembra davvero si sia detto tutto e il suo contrario, non segnala chiaramente quali siano i risultati concreti cui finora si è giunti nella ricerca sul genere blog, forum e rete sociale, non foss’altro perché gli studiosi possano partire da questi risultati e metterli in discussione. Qualcosa di più, pur se in una monografia riguardante l’italiano, si sarebbe potuto dire anche dell’uso di dialetti e lingue minoritarie in rete. Questi occupano uno spazio marginale ma tutt’altro che privo di interesse. Anche se i forum e i gruppi dialettali sui social network paiono essere inattivi o scarsissimamente frequentati (permane, con una tendenza al ribasso, la frequentazione rilevata da Patrucco 13 ), in netta controtendenza è la grande quantità di articoli di wikipedia prodotti nelle diverse lingue locali, che meritavano un po’ più dei radi accenni passim e della nota a p. 33. Chiara e ben ribadita, invece, risulta la posizione forte dell’autore rispetto alla variazione che si può osservare sulle pagine internet: questa può ricondursi alla tradizionale variazione linguistica che osserviamo tra i diversi generi testuali. «[N]on esiste insomma una singola varietà che possa essere etichettata ‹il linguaggio del web›» (55), esistono generi testuali posizionati, su un ipotetico continuum, più o meno vicini al polo standard o a quello substandard della lingua, e in rete una vasta gamma se non tutti questi generi testuali sono rappresentati (si pensi, come campioni rappresentativi di poli diamesici opposti, alle scansioni di secentine disponibili tramite Google Books e ai messaggi di flame presenti nei forum di online gaming). Questa conclusione è ad oggi molto condivisibile, per quanto il web sia un spazio in evoluzione tanto rapida che ogni riflessione rischia di essere già superata nel momento stesso in cui la si compie. È il caso della recente diffusione dei tablet, che permettono di essere usati come supporto su cui scaricare un libro elettronico e leggerlo (quasi) alla maniera di una volta. Solo il futuro potrà dirci se questo incrementerà, e di quanto, il consumo tramite applicazioni multimediali della cosiddetta narrativa classica, presentato come ancora marginale (57). Programmaticamente, Tavosanis ha escluso dalla sua disamina la lingua delle chat, che è invece il focus di analisi del volume di Esther Strätz. La studiosa propone di osservare la Sprachverwendung nelle Internet Relay Chat (IRC) in lingua francese secondo una prospettiva diacronica, utilizzando cioè dati provenienti da due corpora di logfiles equivalenti (2509 minuti ciascuno) raccolti nel 2003 e nel 2008 su alcuni canali non tematici di IRC. La domanda da cui è scaturita la ricerca è posta subito in apertura: «[Hat] die Sprachverwendung innerhalb der Kommunikationsform Chat bzw. der betrachteten Diskursart ‹phatischer Chat› in einem Zeitraum von fünf Jahren signifikante Veränderungen erfahren» (14)? Alla risposta siamo condotti attraverso un’introduzione tecnica e storica alla CMR (cap. I-II, Einführung e Historische und technische Grundlagen der computervermittelten Kommunikation) e un’ampia panoramica sulle diverse forme di CMR (cap. III, Die verschiedenen Formen computervermittelter Kommunikation). Nei primi due capitoli viene tracciata con dovizia di particolari la storia del web, a partire dalla prima rete solo militare arpanet, per passare a internet e quindi alla nascita del World Wide Web. La dimestichezza con il mondo virtuale è alta per i cittadini europei di lingua francese e tedesca: secondo una statistica del 2009, oltre due cittadini su tre usano internet 14 , e i Francesi hanno conosciuto, fino a luglio 2012, il cosiddetto Minitel, servizio online di diffusione dati e messaggistica ac- 293 Besprechungen - Comptes rendus 13 E. Patrucco: «Dialetto on-line», Italiano&Oltre 17 (2002): 140-44; «Sul dialetto in Internet», Rivista italiana di dialettologia 27 (2003): 139-74. 14 Sulla base di dati di ricerche appena precedenti, la percentuale di italiani collegati dovrebbe attestarsi poco sopra il 50%. cessibile attraverso le linee di France Telecom di grande successo prima dell’avvento del web, cui viene dedicata un’agile digressione. Il terzo capitolo discute la categorizzazione degli scambi virtuali in semi-sincroni e asincroni, cui segue l’illustrazione dei termini propri del gergo di chat e forum: parlo ad esempio di poster (utente che ha composto e inserito un post), lurker (utente che si limita a leggere un forum o newsgroup senza inserire post), oltre all’ormai onnipresente thread. Entrando poi in medias res, l’autrice descrive il genere chat (cap. IV), la posizione di questo nel continuum scritto-parlato (cap. VI, Theoretische Grundlagen der Verortung der Chat- Kommunikation in Spannungsfeld von Mündlichkeit und Schriftlichkeit), l’organizzazione del corpus (cap. V) e l’analisi diacronica dei fenomeni legati all’uso linguistico (cap. VII, Empirische diachrone Untersuchung der Teil-Korpora), prima di offrire la sintesi conclusiva e numerose appendici, che fungono da glossario per le espressioni tipiche di internet, le abbreviazioni, le emoticon e i bixie più usati nel corpus. La maggior parte delle persone, e a maggior ragione chi è studioso di questi fenomeni, troverà nel quarto capitolo fin troppo dettagliate l’explicatio terminorum e le istruzioni per accedere alla piattaforma IRC e per chattare, insieme a una equilibrata discussione del fenomeno del trolling e delle dipendenze da internet (IAD). Come ragionevole, l’autrice ha scelto per l’indagine canali di discussione caratterizzati da alta dialogicità, confidenza tra gli interlocutori, spontaneità e forte espressività emotiva. Inoltre i canali indagati erano a tema libero, pubblici e aperti a tutti. Ciò ha implicato anche la presenza di moderatori nel canale, la supervisione dei quali comunque non inficia la bontà della raccolta dei dati. La pubblicità delle interazioni sul canale, in linea ipotetica accessibili a tutti coloro che possiedano un software per IRC ed effettuino il log-in, e il semi-anonimato 15 dato dalla scelta del nickname hanno permesso anche di aggirare con una sorta di compromesso (76) i problemi di tutela della privacy - una delle vexatae questiones della ricerca linguistica di questi anni - con minimi interventi di anonimizzazione: un contegno che potrà sicuramente essere tenuto anche nelle prossime ricerche in questo campo. Un primo dato che emerge dal raffronto tra i due corpora è che nel 2008, rispetto al 2003, è aumentato sia il numero delle unità lessicali che il numero dei turni discorsivi delle conversazioni intrattenute online, ma ancora più sorprendenti risultano essere i risultati che si ricavano dal confronto della sintassi, del lessico e del livello fonico-grafico e semiotico dei corpora. Non soltanto, infatti, gli errori di performance (quali ad esempio i refusi dovuti a un’errata ma involontaria digitazione) diminuiscono percentualmente nel quinquennio in esame; ma aumentano esponenzialmente i casi di autocorrezione (dal 7,99 al 18,27% dei casi). Nel 2008, inoltre, si osserva l’emergenza di casi di utenti che correggono nel flusso della conversazione errori altrui (il 12,5% delle correzioni totali). Dal 2003 al 2008 si assiste poi anche alla convenzionalizzazione delle strategie di correzione, la più frequente delle quali è oggi la preposizione o posposizione (a discrezione apparentemente libera) di un asterisco alla parola del turno precedente che si vuole rettificare. Mentre vanno diminuendo i turni che si esauriscono in un solo elemento, raddoppiano o quasi i turni rappresentati da un’unica emoticon (o un bixie), così come i turni con costruzioni ipotattiche. L’aspetto grafico sembra avvicinarsi sempre più a quello dei libri: un quarto dei turni inizia con la lettera maiuscola nel 2008 (solo il 6,76% nel 2003), la reduplicazione di punti esclamativi o interrogativi conosce una drastica diminuzione, così come l’impiego di sigle tipiche del linguaggio web: lol (acronimo per Laughing Out Loud) corri- 294 Besprechungen - Comptes rendus 15 Benché l’autrice consideri l’uso di nickname come segno dell’anonimato tout court, esempi veri e propri di questo possono trovarsi piuttosto nei *chan e sugli imageboard, cf. M. S. Bernstein et al., 4chan and / b/ : An Analysis of Anonymity and Ephemerality in a Large Online Community, 2011, http: / / projects.csail.mit.edu/ chanthropology/ 4chan.pdf. sponde all’1,04% dei token del corpus 2008 (nel 2003 la percentuale era del 2,05); mdr (mort de rire) passa dallo 0,58 al 0,35%. Diminuisce pure l’impiego di allografie tipiche dell’ortograf fonétik. Come già accennato, tra le caratteristiche proprie del Netspeak solo l’uso delle faccine sembra essere in aumento nei canali francesi di IRC: anche gli utenti oltralpe paiono riconoscere le faccine come proprio specifico della CMR e non esitano a usarle. Di più: se nella prima rilevazione tre emoticon costituivano da sole il 70% delle occorrenze 16 , nel giro di un lustro la percentuale delle altre emoticon è salita a quasi il 60%, riscontrando la nascita di { 3} (per esprimere vicinanza emotiva): (iv) (= es. 7-36) %Super-Mouton miMy 3 %miMy Super-Mouton 3 Al lettore dispiace che non ci sia stato lo spazio per soffermarsi sull’etimologia di alcuni interessanti logogrammi, come {+1} (che indica approvazione, assurto anche a neologismo nella forma distesa plussoyer): (v) (= es. 7-29c) Cuillere +1 probabilmente originati su BBS e veicolati dalle reti sociali (Facebook in primis); così come dispiace non sapere, nella parte dedicata agli aspetti lessicali (124-35), se e in che misura le lingue dell’immigrazione siano utilizzate su IRC 17 , e se vi siano casi di impiego di lingue per l’occasione come il verlan, ancora ben presente nel parlar giovane francese. Il risultato principale della ricerca è tuttavia molto interessante: (quasi) tutti i fenomeni osservati nei logfiles che compongono il corpus di dati indicano che è la scritturalità ad aumentare a scapito dell’oralità, i vari turni dei logfiles, cioè, sono intesi dagli user francesi sempre più come battute di un ipotetico copione teatrale, con tanto di necessaria lettera maiuscola all’inizio e segno di pausa lunga alla fine. Per l’autrice, la chat semi-sincrona si posiziona, sul continuum proposto da Dürscheid a raffinamento del famoso modello di Koch/ Oesterreicher 18 , non più al livello D1 (il più «orale» tra quelli veicolati da un medium scritto), ma si sposta al livello D2, cioè - anche se di poco - verso la scritturalità. È felice e condivisibile per la Diskursart «phatischer Chat», quindi, la definizione di «scrittura secondaria», cioè di uno scritto che si vota all’oralità e tuttavia resta scritto, il cui proprio specifico pare rappresentato da un uso criptico-ludico del linguaggio, non senza implicare con ciò funzioni identitarie. Ma la capacità di giocare con la lingua non si dà se non dominandola perfettamente: «das Spiel mit Sprache setzt zunächst den Erwerb metalinguistischer und grammatikalischer Kompetenzen voraus» (179). Nessuna paura, dunque, di una rapida e catastrofica riduzione delle competenze linguistiche a causa di internet. Piuttosto, per il caso francese, è giusto chiedersi, senza al momento disporre di una sicura risposta, se l’uso scritto sulle pagine del web possa dare adito a una riforma ortografica in direzione di convenzioni di grafia maggiormente «fonetizzate», riforma che alcuni già profetizzano come imminente. Per la realtà italiana, fatta salva forse l’eccezione di pò per po’, proprio per la stretta corrispondenza tra grafia e fonetica, questa eventualità, se possibile, sembra comunque piuttosto lontana. 295 Besprechungen - Comptes rendus 16 Si trattava delle sequenze {: -)}, {: -(}, {; -)}, con o senza trattino centrale. 17 Al contrario della situazione italiana, nel corpus francese «keine übermäßige dialektale Markierung erwarten lassen» (170). 18 Cf. C. Dürscheid, «Medienkommunikation im Kontinuum von Mündlichkeit und Schriftlichkeit. Theoretische und empirische Probleme», Zeitschrift für angewandte Linguistik 38 (2003): 37-56 e P. Koch/ W. Oesterreicher, «Sprache der Nähe - Sprache der Distanz. Mündlichkeit und Schriftlichkeit im Spannungsfeld von Sprachtheorie und Sprachgeschichte», RJ 36 (1985): 15-43. Quali delle considerazioni fatte per i canali IRC transalpini si attaglino a quelli italiani sarà parte del compito degli studi successivi, che potranno certamente giovarsi della proposta diacronica fatta propria da Esther Strätz e della mole virtualmente (è il caso di dirlo! ) infinita di materiali che sono disponibili tramite il web, a cominciare dai sempre maggiori messaggi scambiati tramite Facebook e Twitter per proseguire con le forme di CMR che avranno successo in futuro e che oggi possiamo solo immaginare. Emanuele Miola Galloromania Hélène Carles, L’émergence de l’occitan pré-textuel. Analyse linguistique d’un corpus auvergnat (IX e -XI e siècles). Préface d’Anthony Lodge, Strasbourg (Éditions de Linguistique et de Philologie) 2011, xxvii + 564 p. (Bibliothèque de Linguistique Romane 7) Auch heutzutage hat eine Einschätzung des Typs «[W]e are still only starting to understand the linguistic state of the early Romance communities» 1 grundsätzlich nichts von ihrer Gültigkeit verloren, erweisen sich doch die Anfänge der Überlieferung der romanischen Volkssprachen als nach wie vor fruchtbares, zumal bei Weitem nicht abgearbeitetes Untersuchungswie auch Diskussionsfeld innerhalb der romanistischen Sprachgeschichtsforschung. Ein noch einzulösendes Forschungsdesiderat besteht vor allem in Bezug auf die bis dato nicht ausreichend erfassten bzw. erfassbaren Prozesse und Mechanismen der volkssprachlichen Verschriftung als auch auf eine dafür angemessene, interdisziplinär ausgerichtete Methodenwahl und Bearbeitungsinitiative. Der Konturierung oder vielmehr Beleuchtung eines ausgewählten Ausschnitts dieser Grauzone der historischen Linguistik nimmt sich die von der Universität Paris-Sorbonne angenommene Dissertation von Hélène Carles zu den Ursprüngen der okzitanischen Schriftlichkeit an. Auf der Grundlage eines auvergnatischen Korpus lateinisch abgefasster Urkunden nimmt die Verfasserin mittels einer großmaßstäbig angelegten und gründlich durchgeführten Bottom-up-Studie anhand vornehmlich toponymischer, aber auch lexikalischer Zeugnisse mit Verve die «m[ise] en lumière [du] processus d’élaboration complexe de l’écrit au stade de l’occitan fragmentaire» (520) in Angriff. Dabei gelingt es ihr trotz des recht begrenzten Quelleninventars aufzuzeigen, dass sich die Verschriftung des Okzitanischen nicht als creatio ex nihilo mit den ersten Textzeugnissen im 11. bzw. 12. Jahrhundert vollzieht, sondern dass die Ausbildung der medialen Schriftlichkeit stattdessen als kontinuierlicher, chronologisch weitestgehend kohärenter Prozess zu begreifen ist, der bereits zweieinhalb Jahrhunderte zuvor - in enger Korrelation mit dem Aufbrechen der diglossischen Sprachsituation infolge der Karolingischen Reform und der damit einhergehenden Veränderung des soziolinguistischen Status der okzitanischen Niedrigvarietät in Bezug auf das Latein als Hochvarietät 2 - eingeleitet wird. Im Lichte dieser neuen Forschungsergebnisse sind (ungeachtet deren relativ regionaler Gültigkeit, d. h. Aussagekraft) prinzipiell auch Rückschlüsse auf den Ablauf und die soziokulturelle Fundierung der Ausbildungs- 296 Besprechungen - Comptes rendus 1 R. Wright, «Speaking, reading and writing late Latin and early Romance», Neophilologus 60/ 2 (1976): 186. 2 Ausreichend berücksichtigt und schlüssig geklärt wird bei dieser Fragestellung auf morphosyntaktischer Ebene auch das Verhältnis in der Verwendung zwischen dem Okzitanischen und der scripta latina rustica, also der mesolektalen Kompromissvarietät des Lateins: Unter diachronischem Blickwinkel kommt es für diese beiden nähesprachlich orientierten Varietäten zu einer Domänenaufteilung in pragmatisch unterschiedlich markierten Gebrauchskontexten.
