Vox Romanica
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Francke Verlag Tübingen
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Kristol De StefaniClaude Fauriel, Histoire de la poésie provençale. Réimpression de l’édition de 1846, accompagnée d’une préface, d’une introduction et d’une bibliographie par Udo Schöning, 3 vol., Paris (Garnier) 2011, 1596 p. (Recherches littéraires médiévales 5)
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Gerardo la
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nicht reizlosen 8 Materie gerecht werdenden Ansatz für die Erforschung der Verschriftungsmechanismen in anderen romanischen Varietäten liefert. Abgesehen von der Übertragbarkeit auf andere Einzelsprachen erweitert die innovative Analyse das Betätigungsfeld romanistischer Sprachgeschichtsforschung um mehr als zwei Jahrhunderte und fordert damit zu einer generellen Überarbeitung der Sprachperiodisierungskriterien auf. Überdies lädt sie dazu ein, auch Quellen aus kopialer Überlieferung - selbstredend mit der gebotenen Vorsicht und kritischen Attitüde - für die linguistische Causa verwertbar zu machen. Dem pragmatischen Gestus und der fachlichen Kompetenz der Verfasserin ist es zu verdanken, dass die vielfältigen Perspektiven und Anwendungsmöglichkeiten einer vermeintlich randständigen Teildisziplin wie der (Orts-)Namenkunde musterhaft aufgezeigt werden und dass somit deren eigentliche Bedeutung als linguistische Grundlagenwissenschaft zutage tritt. Nelson Puccio ★ Claude Fauriel, Histoire de la poésie provençale. Réimpression de l’édition de 1846, accompagnée d’une préface, d’une introduction et d’une bibliographie par Udo Schöning, 3 vol., Paris (Garnier) 2011, 1596 p. (Recherches littéraires médiévales 5) Udo Schöning ha ridato alle stampe, corredata da un’agile ed interessante introduzione, i tre volumi de l’Histoire de la poésie provençale, l’opera postuma di C.-C. Fauriel (1772- 1844). Autodidatta, come si conveniva ai suoi tempi ed agli ambienti culturali nei quali fu introdotto, Fauriel imparò l’italiano, il tedesco, l’inglese, si interessò dei dialetti greci, del latino, del sanscrito, dell’arabo, del castigliano, del portoghese, del siciliano, del romeno, del basco e del bretone (xii-xiii). I suoi studi di ordine storico, linguistico e filologico attirarono l’attenzione del ministro Guizot, che fece di lui il primo professore di letteratura straniera alla Sorbona. La pubblicazione nel 1834 del testo provenzale dell’Histoire en vers de la Croisade contre les hérétiques Albigeois (nella raccolta dei Documents inédits sur l’histoire de France) fu prodromica alla stesura, negli ultimi anni della sua vita, de l’Histoire de la poésie provençale, uscita postuma nel 1846, nella quale raccolse i materiali elaborati per i corsi universitari, materiali che segnarono una tappa decisiva nello sviluppo del pensiero storico e in particolare dello storicismo 1 : non è dunque vana la scelta compiuta da Schöning di riproporne il testo ai lettori moderni. Nella sua introduzione il docente dell’università di Göttingen evidenzia giustamente l’importanza che il Midi francese rivestì per Fauriel che considerava quella letteratura come «le germe et le principe» della letteratura europea (xv), al punto da ipotizzare l’esistenza di una poesia addirittura antecedente allo stesso Guglielmo IX d’Aquitania. La sua ben nota teoria circa l’anteriorità della poesia epica meridionale su quella settentrionale lo portò ad antidatare testi mediolatini ed a situarne l’origine europea nelle re- 300 Besprechungen - Comptes rendus 8 Die hier besprochene Monographie demonstriert einmal mehr, dass sich die landläufige Meinung, wonach «[d]ie Anfänge der mittelalterlichen Überlieferung der romanischen Sprachen . . . bekanntlich wenig spektakulär [seien]» (M. Selig, «Die Anfänge der Überlieferung der romanischen Sprachen: Quellentypen und Verschriftungsprinzipien», in: G. Ernst et al. (ed.), Romanische Sprachgeschichte [= HSK 23.2], Berlin etc. 2006: 1927), als nichts Weiteres als ein besonderer Bescheidenheitstopos unter Sprachhistorikern entpuppt. 1 Su ciò si rinvia a A. Denis, «Poésie populaire, poésie nationale. Deux intercesseurs: Fauriel et Mme de Staël», Romantisme 12/ 35 (1982): 3-24. gioni a Sud della Loira (così fece per il Waltharius), e fu sorgente di una corrente di pensiero che è stata rilanciata in ambito occitanistico dagli studi di R. Lafont o, pur con grandi differenze dal primo, di R. Lejeune 2 . Se grande fu l’accoglienza che gli riservò la società intellettuale europea di fine del Settecento e inizio della centuria successiva, altrettanto, e forse più grande, fu il decrescente consenso che ne accompagnò le sue opere fin da pochi anni dopo la sua scomparsa. Le generazioni di Paulin Paris e Gustav Gröber e, più avanti, quella di Gaston Paris e Paul Meyer elaborarono strumenti di indagine filologica e storica assai più raffinati di quelli messi in campo da Fauriel. Da qui il loro omaggio spesso critico quando non caustico verso un personaggio nel quale riconoscevano un esponente di un mondo ormai sepolto dai risultati raggiunti negli studi romanzi dalle schiere assai meglio armate dei nuovi filologi delle scuole tedesca e francese 3 . Il loro senso critico richiedeva che le indagini sulle origini della letteratura avvenissero con nuovi e più sicuri strumenti. Fauriel fu un inesauribile indagatore delle origini della civiltà europea, il vero argomento che occupò tutti i lavori di questo erudito (xix), e dunque, nonostante oggi le sue tesi siano state in grandissima parte abbandonate dagli studiosi, le pagine del suo corso rappresentano pur sempre una preziosa specola per chi voglia indagare lo spirito di quell’epoca, le ragioni che presiedettero a determinate affermazioni e tesi. Esse ci fanno risalire fino alle sorgenti da cui scaturirono concetti e ragionamenti che, se anche oggi non hanno più domicilio nella stragrande parte della comunità scientifica, continuano non di meno a raccogliere adepti e sostenitori nella società: non tener conto di ciò sarebbe tutt’affatto errato, e non solo per ragioni di comprensione di alcune manifestazioni nostre coeve, bensì anche per esplorare la formazione di una communis opinio con la quale lo scienziato deve in ogni caso fare i conti 4 . Sono queste altrettante ragioni che fanno plaudire alla scelta di riproporre le pagine, stilisticamente forse confuse ma culturalmente stimolanti, dell’opus magnum di Fauriel. Il volume è corredato da una bibliografia specifica completa ed aggiornata che fornisce utili indicazioni per approfondimenti e percorsi di ricerca. Gerardo Larghi ★ 301 Besprechungen - Comptes rendus 2 Su ciò si vedano R. Lafont: «Le Midi des troubadours: histoire d’un texte», Romantisme 12/ 35 (1982): 25-48; «Les origines occitanes de la chanson de geste: le cas de F(i)erabras», CCM 41 (1998): 365-73; «Les trois espaces de l’épique occitane médiévale: essai de synthèse», in: G. Kremnitz et al. (ed.), Le rayonnement de la civilisation occitane à l’aube d’un nouveau millénaire. Actes du 6 e congrès international de l’Association Internationale d’Études Occitanes, 12-19 septembre 1999, Wien 2001: 448-57. 3 Sul ruolo di Fauriel nella filologia romanza è ancora prezioso l’aiuto R. Baum, «Claude Fauriel und die romanische Philologie», in: H.-J. Niederehe/ H. Haarmann/ L. Rouday (ed.), In memoriam F. Diez. Actes du colloque d’histoire des sciences romanes, Trier, 2-4 octobre 1975, Amsterdam 1976: 275-325. 4 Magistrale la dimostrazione fornita di ciò in F. Pirot, «Du bon usage actuel de travaux anciens consacrés à l’épopée française», Le Moyen Âge 90 (2004): 9-53. Non stupisce perciò di rinvenire ancor oggi, in merito a trobar leu e trobar clus, una distinzione tra poesia erudita e poesia naturale che richiama nitidamente le tesi che furono già di Fauriel (t. II, p. 85, cit. nella «Introduzione», xxv).