eJournals Vox Romanica 72/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2013
721 Kristol De Stefani

Jo l’en cunquis.

121
2013
Marco  Veneziale
vox7210075
Jo l’en cunquis. Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana 1 Résumé: Plusieurs versions de la Chanson de Roland ont été produites et ont circulé dans différents milieux géographiques et culturels, ce qui fait que, grâce à la «mobilité» de la laisse, il était facile d’ajouter, d’enlever ou de changer des éléments selon le goût des copistes et du public. En partant de cette idée, nous avons analysé comment une simple laisse (O 172, la lamentation de Roland mourant devant son épée Durendal) a pu se modifier d’une copie à l’autre. En effet, dans cette laisse sont énumérés les lieux et les pays conquis par Roland grâce à son épée; c’est une liste qui varie beaucoup d’un manuscrit à l’autre. Parmi les différentes rédactions, celle de V4 est d’ailleurs très intéressante, car elle introduit une série de toponymes - unica dans la tradition textuelle de la Chanson de Roland - qui concernent la guerre d’Espagne et l’Orient alexandrin. Nous avons ainsi pu observer que cette amplification toponymique de V4 peut se rapporter au même milieu franco-italien où ont été créés des textes tels que l’Entrée d’Espagne, et où d’autres, tels que le Roman d’Alexandre, ont eu une vaste circulation manuscrite. Mots clé: Chanson de Roland, Roman d’Alexandre, Entrée d’Espagne, Littérature franco-italienne, Chanson de geste, Toponymie épique Parole chiave: Chanson de Roland, Roman d’Alexandre, Entrée d’Espagne, Letteratura franco-italiana, Canzone di gesta, Toponomastica epica Il genere epico è, all’interno della letteratura francese medievale, quello che più facilmente si presta a subire delle modificazioni. Nulla vietava di rimaneggiare una canzone di gesta già conosciuta, introducendovi una nuova lassa o un nuovo episodio. Per esempio, volendo limitarci alla Chanson de Roland 2 - oggetto della nostra analisi - a lungo si è discusso sull’origine dell’episodio di Baligante, e soprattutto se esso si trovasse nella ChR originaria 3 . Allo stesso modo, nulla vietava di inserire uno o più versi all’interno di una lassa: la lunghezza variabile e l’assonanza (o la rima per i testi più tardivi) rendevano quest’operazione di facile adempimento. In questo breve studio, il mio obiettivo è stato proprio di mettere in luce le modificazioni di una singola lassa nel suo passaggio, temporale e geografico, dall’Inghilterra del XII secolo, dove fu esemplato O, alla Pianura Padana dell’inizio del XIV secolo. In questo modo, abbiamo potuto individuare alcuni elementi che permettono di mettere in relazione V4 con altri importanti testi circolanti negli stessi anni nell’area franco-italiana. 1 In apertura vorrei ringraziare Giovanni Palumbo, i cui preziosi consigli hanno contribuito a rendere questo articolo più completo. Qualsiasi imprecisione va invece attribuito solamente a chi scrive. 2 D’ora in poi abbreviata come ChR. 3 Sull’episodio di Baligante esiste una bibliografia specifica: cf. Duggan 1976: 66-67, ed il recente complemento di Palumbo 2008: 299. Vox Romanica 72 (2013): 75-87 Marco Veneziale Il ms. francese IV (= 255) della Biblioteca Marciana di Venezia (V4) presenta, unico testimone assieme al celeberrimo ms. Digby 23 di Oxford (O), la versione assonanzata della ChR. Esso risale all’inizio del Trecento. Carlo Beretta ipotizza che sia stato copiato a Treviso, mentre la decorazione ci riporta alla scuola bolognese tra gli anni 1320 e 1340-45 4 . Le due città che se ne spartiscono l’attribuzione - per quanto nulla vieti che un copista trevigiano o un miniatore bolognese lavorassero al di fuori della loro città d’origine - sono ancor più significative, in quanto rappresentano due importanti centri di diffusione della letteratura francoitaliana, a Nord nella Marca Trivigiana e a Sud in Emilia 5 . V4 è un manoscritto a dir poco eccezionale che, sotto una veste linguistica franco-italiana, riprende la più antica e conosciuta delle canzoni di gesta francesi nella sua versione assonanzata 6 . Infatti, i v. 1-3846 raccontano, con poche varianti, la storia della rotta di Roncisvalle fino alla fine del duello tra Carlo Magno e l’emiro Baligante. Essi sono poi seguiti (v. 3847-4417) dal racconto, tratto dal ciclo di Guglielmo d’Orange, della Prise de Narbonne. Infine, il codice riprende nella parte finale (v. 4417-6011) la morte di Alda la Bella ed il castigo di Gano, seguendo però la coda finale del Roland rimé, tramandata in Italia dal gruppo CV7 7 , che maggiormente si sofferma sulle pene d’amore della sorella di Olivieri. Il nostro manoscritto segue nella sua prima parte O abbastanza fedelmente, distaccandosene però in alcuni casi (possiede, infatti, circa 200 versi in più del ms. anglo-normanno), laddove si trova una nuova lassa o ne viene omessa una conosciuta dal resto della tradizione, laddove sono inseriti alcuni versi nuovi all’interno di strofe già conosciute, laddove viene modificato l’ordine delle lasse. Proprio al secondo caso appartiene la lassa oggetto di questo nostro studio, tratta da un passaggio precedente la morte di Orlando, e contenente il celebre lamento dell’eroe rivolto a Durindarda, la sua spada. La lassa in questione è la numero 172 di O 8 , nella quale l’eroe, dopo aver capito di esser destinato alla morte, cerca di distruggere la spada per evitare che essa cada in mani avversarie. Tuttavia, non riuscendovi, si rivolge alla spada stessa ri- 76 4 Cf. D’Arcais 1984. Un’ottima ed aggiornata sintesi della questione si può ora leggere in Palumbo 2013: 93-96. 5 A tal proposito cf. almeno Brunetti 2003. 6 Il ms. ha ricevuto l’onore di numerose edizioni critiche. Ne ho potuto consultare due, quella di Beretta 1995, dalla quale cito il testo, e quella più recente di Cook 2005 - sulla quale cf. la lunga recensione di Beretta 2008. Non dimentichiamo infine che, seppur V4 trasmetta un testo assonanzato nella sua parte iniziale, esso non fa parte del ramo α della tradizione ma vi si oppone, benché nelle vesti di testo più autorevole di γ , superato nel ramo β solo dal modello di n e K. I testi rolandiani vengono citati con le loro sigle abituali: C = Châteauroux, Bibliothèque Municipale, ms. 1; V7 = Venezia, Biblioteca Marciana, ms. 251; P = Paris, Bibliothèque nationale, fr. 860; T = Cambridge, Trinity College, ms. R.3.32; L = Lyon, Bibliothèque municipale, ms. 743; n = traduzione norrena contenuta nella VIII branche della Karlamagnús Saga; K = Konrad, Roulandes Liet. 7 Entrambi i manoscritti appartenevano anticamente al fondo Gonzaga e si possono considerare «codici fratelli», come osserva Palumbo 2013: 93. 8 Ho consultato sia l’edizione di Segre 1989, dalla quale cito il testo di O, sia quella di Short 2005. Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana cordando come ne entrò in possesso, enumerando in seguito tutte le terre conquistate grazie ad essa e terminando il suo discorso con un invito, formulare, alla prodezza: «Mielz voeill murir qu’entre paiens [ceste espee] remaigne» (O 2336). Ora, la lassa si ritrova, oltre che in V4, in P, T, L, n e K, mentre non è presente all’interno del gruppo CV7, che a questo punto è già passato alla redazione λ del Roland rimé, distaccandosi dalla redazione δ degli altri rimati (ovvero P 144, T 126 ed L 98) 9 . Se riprendiamo in mano la struttura di O 172, scorgeremo all’interno della lassa alcuni motivi costitutivi: 1) Orlando cerca di distruggere la spada, senza riuscirvi; 2) si rivolge ad essa, ricordandone la storia passata 10 ; 3) elenca i paesi conquistati assieme ad essa; 4) ricorda di averne conquistati molti, «Que Carles tient, ki ad la barbe blanche» (O v. 2334); 5) conclude il discorso con un invito alla prodezza. Ora, se prendiamo questi cinque elementi, ci accorgeremo facilmente che essi sono talvolta conservati, talvolta sono modificati, talvolta spariscono del tutto. Rimanendo alla tradizione rimata, ci basti osservare che P e L inseriscono due versi all’inizio della lassa, nei quali viene ricordato che Orlando impugna la spada, per poi procedere seguendo O 11 . P possiede tutti gli elementi sopracitati tranne 4); L salta 2) e 4), così come T, la lassa più breve nella tradizione - solamente 10 versi. Il punto 4) manca anche in V4, testo di cui ci occuperemo esaustivamente a breve. Di conseguenza, il discorso 4) sul fatto che Orlando conquisti numerosi paesi per assoggettarli al dominio di Carlo Magno si può far risalire al ramo α della tradizione testuale, e quindi al solo ms. di Oxford, o forse anche a β , dato che quest’idea viene tramandata, seppur in un punto leggermente diverso, anche da n e K, ciò che porterebbe a considerarlo un elemento appartenente alla ChR originaria 12 . Si tratta di un dato comunque di una qualche importanza, in quanto mette in risalto come 77 9 Il senso del testo è trasmesso comunque senza problemi in CV7, in quanto la lassa successiva, similare, riprende la precedente con un secondo discorso dell’eroe rivolto alla spada. Le due redazioni del Roland rimé sono state studiate da Beretta 2000. Degli stemmi da lui proposti, quello che ci interessa è il quarto, che si trova a p. 108. In questa sezione (p. 132), «non abbiamo a che fare con due recensioni dello stesso testo, ma con due testi differenti, benché usciti da un modello remotamente comune.» Una rapida sintesi della questione in Palumbo 2013: 97-100. 10 La ChR vuole che la spada sia stata portata in terra da un angelo, mentre nell’Aspremont - vera e propria Enfance Rolant - essa è conquistata da Orlando in duello contro Agolante. 11 P 2630-31 (Rejhon 2005): «Li dus Rollans voit la mort qui l’engraingne. / Tint Durandart, pas ne li fu estraingne», L 1511-12 (Kibler 2005): «Li cuens Rollanz voit la mort qui li greve; / Durandart tint, qui ne li fuit ne cheue.» 12 Segre 1989: II-306 commenta in apparato: «vers absent de γ , mais peut-être pas de β : n a en effet, avant 2318: j’ai conquis maint pays que possède l’empereur Charlemagne; et K, qui a la même phrase, à la même place que O: L’Angleterre . . . j’ai conquise au roi Charlemagne 6855-56, montre que c’est n qui l’a déplacée.» Marco Veneziale col passare del tempo, mancando nei manoscritti del gruppo γ (tra cui i franco-italiani) un riferimento preciso alla figura dominatrice di Carlo Magno, nella mente del lettore Orlando poteva apparire come il vero possessore, oltre che conquistatore, dei territori stranieri 13 . Senza volerci spingere a trarre conclusioni affrettate dalla presenza/ assenza di un singolo verso, sarà comunque utile osservare che questo è un fenomeno particolarmente frequente nel mondo dell’epica franco-italiana, dove Orlando assume una sempre maggiore importanza a detrimento di Carlo Magno 14 . Infine, V4 segue uno sviluppo proprio ed unico nella descrizione 3) dei territori conquistati da Orlando. Una volta usciti da un discorso che ingloba l’intera tradizione del Roland, vogliamo ora concentrarci sul rapporto tra O e V4. Nostro obiettivo è qui dimostrare la novità tutta italiana di V4, così come lo stretto rapporto che la redazione trasmessa da questo codice stringe con altri importanti testi prodotti o circolati nell’Italia padana del primo Trecento: Entrée d’Espagne e Roman d’Alexandre. Vediamo il testo delle sezioni da noi nominate 3) e 4) di O 172 (Segre 1989): «Jo l’en cunquis e Anjou e Bretaigne, Si l’en cunquis e Peitou e le Maine; Jo l’en cunquis Normendie la franche, Si l’en cunquis Provence e Equitaigne 2325 E Lumbardie e trestute Romaine; Jo l’en cunquis Baiver e tute Flandres E Buguerie e trestute Puillanie, Costentinnoble, dunt il out la fiance, E en Saisonie fait il ço qu’il demandet; 2330 Jo l’en cunquis e Escoce e Irlande E Engletere, quë il teneit sa cambre; Conquis l’en ai païs e teres tantes, Que Carles tient, ki ad la barbe blanche 15 .» 78 13 All’origine si tratta comunque con ogni probabilità della caduta del v. 2334 di O in γ . In effetti i v. 2487 e 2491 di V4 sembrano rinviare a Carlo Magno. 14 Si pensi ad esempio alla figura di Carlo Magno nell’Entrée d’Espagne, così come al fatto che, nella stessa canzone - e poi nella tradizione successiva -, la spedizione di Spagna sia decisa in realtà per coronare Orlando di un regno. Per un discorso generale sulla modificazione della materia carolingia in Italia e le sue spinte comico-parodiche cf. Holtus/ Wunderli 2005, senza dimenticare il tuttora fondamentale studio di Krauss 1980, che si concentra però prevalentemente su V13 (Geste Francor). 15 Si legga anche la descrizione dei territori posseduti da Carlo Magno nell’incipit della Historia Karoli Magni et Rotholandi (d’ora in avanti HKMR) dello Pseudo-Turpino, p. 89: «Karolus postquam multis laboribus per multa climata orbis diversa regna,Angliam scilicet, Galliam,Theutonitam, Baioariam, Lotharingiam, Burgundiam, Ytaliam, Brittaniam ceterasque regiones innumerasque urbes a mari usque ad mare, divinis subsidiis munitus, invincibili brachio potenciae suae adquisivit et a Sarracenorum manibus abstulit, chrisitanoque imperio subiogavit, gravi labore ac tanto sudore fatigatus», ciò che richiama anche l’ultima lassa di O, v. 4000-01, «‹Deus, dist li reis, si penuse est ma vie! › / Pluret des oilz, sa barbe blanche tiret». Ricordo infine che anche nella HKMR: 191 Orlando morente si rivolge alla spada, chiamata «O spata felicissima». Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana Qui sono elencati i possedimenti di Carlo Magno. Lo stile è molto preciso e saggiamente articolato sulla base di anafore e formule epiche. Si costruisce così, nei primi quattro versi dell’elenco (v. 2322-25), una doppia alternanza, in primo luogo tra l’avverbio si e il pronome jo; in secondo luogo tra il primo emistichio contenente l’azione verbale (jo/ si l’en cunquis) ed il secondo nel quale vengono elencate le conquiste di Orlando. Nella lassa si nota una forte presenza dei territori imperiali, dei quali Carlo appare come l’unificatore. Essi si spingono inoltre verso l’Oriente (Buguerie, ovvero la Bulgaria, territorio tradizionalmente saraceno e selvaggio), fino a Costantinopoli - le «ceterasque regiones innumerasque urbes a mari usque ad mare» dello Pseudo-Turpino. Infine, Turoldo ci ricorda che Carlo conquistò, secondo la tradizione poetica, la Gran Bretagna, comprese Scozia ed Irlanda 16 . In O la lezione del secondo emistichio del v. 2331 recita «escoce 7 uales islonde», ed è stata corretta da Segre sulla base di β . Quindi uales (Galles), che è lezione del revisore del manoscritto, doveva essere stato da lui messo a testo perché più vicino, culturalmente e geograficamente, al suo immaginario. D’altronde, un tale dato avrebbe potuto aumentare il coinvolgimento emotivo del pubblico insulare. Del resto, a seconda dell’origine geografica dei copisti e revisori, questi elenchi di possedimenti potevano notevolmente cambiare. Se gli elementi comuni sono stati utilissimi a Segre per capire cosa doveva contenere l’archetipo, altri toponimi possono subire variazioni. Basterà ad esempio osservare che, se in n la geografia imperiale sembra abbastanza simile a quella di O (possedendo n un modello molto alto nella tradizione), in K, Roulandes Liet di Konrad, l’elenco è maggiormente legato al mondo germanico 17 . Diverso è quindi anche l’elenco dei territori dominati dal re dei Franchi in V4 187 (Beretta 1995): «Eo li conquis et Proençe et Geraine, Sì li conquis Ponto et Alamaine E Lombardìe et trestote Romaine, 2480 Melf et Palermes, Obrie et Ormuraine, Sì li conquis Ysorie et Irlande Et Ingeltere, Sinoples et Garmaise, 79 16 Se ne trova una traccia poetica, ben più tardi, nel Roman de Meliadus, la prima parte del ciclo di Guiron le Courtois. Riferimenti puntuali (con ampia bibliografia annessa) si trovano ora in Morato 2010: 149-58. Un elemento interessante della sinergia tra le due matières, cronologicamente precedente al Galaad dell’Aquilon de Bavière e comunque ben attestato in ambiente italiano, si può ritrovare nel personaggio di Ariohan re dei Sassoni, che, dopo le guerre contro Artù e la sconfitta in un duello campale contro Meliadus, sceglie di non affrontare l’onta di un ritorno in patria per dirigersi verso la Danimarca, dove sarà il fondatore della stirpe da cui discenderà Ogier le danois, pari di Carlo Magno. 17 Questo l’elenco di K: «Aíune (= Anjou) . . . les illustres Petuwe . . . la Prouinciam . . . les puissants Progetaneam . . . les Lancparten . . . Pulle . . . Malue et et Palerne . . . les féroces Sorbiten . . . les Baire . . . les Sachsen . . . l’Alemannia . . . Ungeren . . . Pritania . . . Behaim et Polan . . . les Friesen, les Scotten, Ierlant . . . Engellant.», Segre 1989: II-N v. 2322. Marco Veneziale Sì li conquis Pallune et Navare, Pois li conquis la gran cité de Laçare, 2485 Sì li conquis tot Sansogne la larçe, Costantinople, qu’il tint en son damage, E Normandìe et trestute Bulgraçe; Trebut li mande Babilonie et Alexandre, Tire et Sidonie, Indes et Damiaçe; 2490 Dal roi de Meche li vient li trauage; Conquis en ay païn per tere strançe.» Ad un primo sguardo, possiamo notare che alcuni toponimi si mantengono in entrambi i testi 18 , cosicché rimangono invariati, se non nella forma grafica, l’emistichio «et Proençe et Geraine» (v. 2478), così come i versi «E Lombardìe et trestote Romaine» (v. 2480), «Sì li conquis Ysorie (O Escoce) et Irlande / Et Ingletere 19 » (v. 2482-83). Altri elementi si ritrovano, ma variano posizione oppure sono seguiti da emistichi nuovi rispetto ad O. È il caso di «Sansogne la larçe» (v. 2486), che passa al secondo emistichio, e di «Costantinople» (v. 2487), seguita da un secondo emistichio divergente da O. Talvolta, si ha l’impressione che il copista italiano (o comunque il rimaneggiatore di una versione γ da cui V4 dipende), non comprenda la geografia del reame di Francia o d’Inghilterra, e soprattutto non ne percepisca il valore simbolico. Sarebbe infatti impensabile, sia in Francia che nell’Inghilterra plantageneta, che «Normendie la franche» (O 2324) perda la sua posizione centrale tra i possedimenti di Carlo Magno, così come il suo attributo di «la franche», per andare a far coppia con la selvaggia «Bulgraçe» (V4 2488). Tutta nuova è l’apertura verso gli estremi geografici dell’Occidente (la Spagna) e dell’Oriente (fino all’India). Queste variazioni non sono certo nuove nei manoscritti francesi copiati in Italia; per questo motivo mi è parso utile studiare, con l’aiuto dei repertori 20 , in quali altri romanzi cortesi e canzoni di gesta si ritrovassero i toponimi di V4 che non hanno corrispondenza in O, e che non si possono quindi far rimontare con certezza ad un piano superiore dello stemma. La ricerca ha dato alcuni risultati interessanti, riportati qui schematicamente 21 . 80 18 Ho riportato in corsivo, sia in O che in V4, i toponimi che sono presenti in entrambi i manoscritti. 19 In «Ysorie» bisogna vedere la corruttela della lezione «Escoce» di O. 20 Mi riferisco a Moisan 1986 e Flutre 1962. 21 L’Alexandre décasyllabique (d’ora in poi Adéc) è citato dall’edizione di La Du 1937. Aggiungo inoltre la sigla A o B - seguendo un uso in voga dai tempi pionieristici di Paul Meyer - a seconda che sia citato il testo del ms. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal 3472 (A), o quello del ms. Venezia, Museo Correr 1493 (B). In realtà solo la prima parte di questi ms. contiene la sezione in decasillabi, ma dato il loro particolare «montaggio» li chiamerò comunque con questo nome, per distinguerli dal testo vulgato di Alexandre de Paris (d’ora in poi AdP), che cito da Armstrong 1937. Con la sigla RAlix abbrevio Roman d’Alexandre. Infine, l’Entrée d’Espagne (d’ora in poi EE) è citata dalla recente edizione antologica di Infurna 2011, che rivede il testo critico stabilito ormai un secolo fa da A. Thomas. Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana Melf et Palermes, «Melf», oggi Melfi in Basilicata, fu la prima capitale normanna nell’Italia meridionale. La si ritrova in un emistichio formulare nell’Adéc B v. 1730, «Et ot escu de Melfa». Palermes, capitale del regno normanno nel momento di suo massimo splendore, si ritrova invece in numerosi testi epici e, con funzione formulare, in AdP I v. 746, «samit de Palerne vermeil»; Adéc B v. 3850 (A v. 1163), «Par mei lo cors li met l’ensegne de Palerne». «Malue e Palerne» si ritrovano in K e risalgono quindi a β ; in questo caso è da segnalare il silenzio di n. Obrie et Ormuraine, toponimi difficilmente classificabili, e contenuti in ambito rolandiano solo all’interno di V4. Per Obrie si può, o no, ipotizzare, seguendo Moisan 1986: I-2, 1300, l’Orbrie, «ville imaginaire et sarrasine d’Orient». Quanto a Ormuraine (forse ‘fuori dalle mura’, o qualcosa che vi assomigli, ma dove? ), rimane difficile ogni riconoscimento. Sinoples et Garmaise. Si tratta di un emistichio che non ha riscontri nel resto della tradizione, probabile innovazione di V4 (cf. Segre 1974: 138-39). Sinoples è un altro toponimo di difficile identificazione. Forse, seguendo Flutre, si potrebbe ipotizzare un Finepople ( lat. finibus populi), città francese; oppure si potrebbe riconoscere la città di Sinope, sul Mar Nero. A mio avviso, si potrebbe più suggestivamente immaginare di emendare il toponimo in si ( sic) Noples. Ci troveremmo quindi ad avere a che fare con una delle città di più difficile localizzazione dell’epopea rolandiana, conquistata da Orlando nell’EE, che è stata negli anni l’oggetto delle più varie identificazioni da parte della critica 22 . La correzione della lettura può apparire inoltre sensata, perché nel verso successivo sono elencati i toponimi di alcuni possedimenti spagnoli (Pallune et Navare). Contro di essa va comunque il fatto che il si anaforico utilizzato per introdurre i diversi toponimi non si ritrova mai al di fuori del primo emistichio, così come il fatto che la possibile «serie spagnola» è interrotta dal successivo Garmaise, toponimo misterioso sul quale Beretta 1995: 684 non si sbilancia, definendolo «regione pagana, conquistata da Orlando», mentre per Moisan indica in alcune canzoni di gesta la città di Worms, in Germania 23 . Pallune et Navare, Pamplona e la Navarra. Altre attestazioni uniche nella ChR. Il verso, come il successivo, fa allusione ai luoghi della spedizione di Spagna, così come essa è narrata, tra gli altri, nell’HKMR. 81 22 Moltissimo si è scritto sulla questione della Prise de Noble. Un’utilissima messa a punto, con discussione della bibliografia precedente, si può ora leggere in Palumbo 2010. 23 Moisan 1986: I-2, 1173. I testi in questione sono Doon de Nanteuil, Doon de la Roche e Garin le Leheren. L’occorrenza di V4 viene inserita di seguito a queste. Vale la pena osservare che Palumbo 2010, sistemando i materiali delle varie versioni della Prise de Noble, ne ha potuto individuare quattro fondamentali schemi narrativi. In uno di questi, il terzo, la Prise de Noble è inserita all’interno della guerra di Carlo Magno contro i Sassoni (Orlando, all’assedio in Spagna, deve rientrare in patria, talvolta sul Reno, talvolta a Worms o a Colonia per soccorrere l’imperatore). Esistevano quindi dei testi (HKMR, Chronique rimée di Philippe Mousket, Saga norrena [branches I e V] e, in parte, il Testamento di Carlo Magno) che legavano la Prise de Noble ad un rientro repentino dell’eroe in Renania. Marco Veneziale Laçare. Attestazione unica di V4, si tratta di Najera, la prima città conquistata in Spagna dall’esercito franco secondo la HKMR e secondo l’EE, che vuole si fosse svolto innanzi ad essa il lunghissimo duello - teologico oltreché guerriero - tra Orlando e Ferragù. Rimane da capire perché in V4 la conquista di Najera segua quella di Pamplona e della Navarra, mentre HKMR ed EE vedono in essa la prima città conquistata in Spagna. Un’interpretazione diversa è offerta da Cook, che mette a testo La Çare, da lui considerata come Il Cairo 24 . Babilonie et Alexandre, emistichio ipermetro, trasmesso dal solo V4. Le due città si ritrovano in numerosi testi epici e romanzeschi, primo su tutti il RAlix, di cui rappresentano due luoghi centrali: Alessandria d’Egitto richiama ovviamente l’eroe macedone che ne fu il fondatore, mentre a Babilonia egli morì avvelenato dai traditori Divinuspater ed Antipater 25 . Tire et Sidonie, altro emistichio che non ha corrispondenza nella tradizione rolandiana. Tiro si ritrova nell’Adéc A v. 513, «de la cité de Tyrs (B Tis)», come città di origine di Sansone, nipote di Dario e pari di Alessandro; Adéc B v. 882, «Et com sailli en Tyr». Nella seconda branche del RAlix viene raccontato come l’eroe conquisti la città, grazie all’impresa del «salto su Vegliantino». Sidone risulta invece ancor più interessante, perché il solo testo epico nel quale la si trova attestata è l’EE nella sua sezione orientale (v. 14146), «Tote tere d’Egit e Sidonie neïs». La città si trova nominata anche nell’Adéc B v. 4, «Perse et Afriçe, Baudac e Sydoine». mentre in Adéc A v. 4 la coppia «Tiro e Sidone» si ritrova entro la misura dell’emistichio, come in V4, «Aise e Afrique e Tire e Sidoine»; B v. 9847, «Des la mer de Sydoine jusqu’as pors de Lariz». Non credo che vada invece interpretato in questa direzione il toponimo dell’EE Sidoigne, (v. 13860) «Lez la mer de la Tan atroverent Sidoigne»; (v. 13872) «Cels de Sidoigne invoie», per il quale «sfugge la realtà geografica», benché si trovi in una lassa che prende a sicuro modello il Milione di Marco Polo 26 . Indes et Damiaçe, altro emistichio senza attestazioni nella tradizione testuale della ChR 27 . Entrambi i toponimi sono luoghi alessandrini. Nel RAlix l’armata greca si spinge fino in India, dove fronteggia quella di Poro, Adéc B v. 39, «En Babiloine et en Inde maior»; v. 2926, «Pois l’ot es desers d’Inde»; v. 9317, «Trastote Ynde 82 24 «City conquered by Charles; possibly Cairo», Cook 2005: 398. 25 Notiamo inoltre che nell’Adéc B si trovano i versi, unici nella tradizione testuale del RAlix, che raccontano della creazione della torre di Babele, messa in relazione con Babilonia, a cui segue la dispersione dei popoli nel mondo intero. Si tratta di una tradizione ben diffusa nel Medioevo, per la quale si può confrontare la Lettera del Prete Gianni, che recita: «Terra nostra [. . .] redit per declivum in Babilonem desertam iuxta turrim Babel», Zaganelli 1990: 54. Questa stessa affermazione si ritrova anche nella versione della Lettera in antico francese, «Apries [sic] trueve on Babilone le Desierte de la tour ki est apielee la tour Babiel», Zaganelli 1990: 170. 26 Infurna 2011: 409. 27 Di India è questione solamente nelle copie italiane. Oltre a questo emistichio di V4, una menzione - formulare - si ritrova nel gruppo CV7, v. 5026 (Duggan 2005a): «Il n’a paien desqu’en Inde la grant.» Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana la Maior, que me fist mante guerre». L’India era per l’Occidente cristiano medievale divisa in tre parti, come si evince, ad esempio, dalla Lettera del Prete Gianni: «In tribus Indiis dominatur magnificentia nostra» (Zaganelli 1990: 54). Damiace (Damiate o Damiet(t)e la grafia dell’antico francese) è probabilmente Damietta, città dell’Egitto famosa per il suo ruolo politico-militare a partire dalla Quinta crociata, quando venne assediata per più di un anno prima di cadere nel novembre 1219 28 . La si ritrova nell’Adéc B v. 1797, «Soe estoit Damiote, une citez prisee». Meche, come centro religioso del mondo musulmano, la si ritrova spesso nominata nelle canzoni di gesta. Non ha comunque corrispondenze negli altri testi rolandiani. Più raramente è invece questione di un Roi de Meche (V4) o Soudan de Persie (EE) signori di questa città: oltre a V4, se ne parla solo nell’EE e nella Chanson d’Antioche. Dai dati appena illustrati possiamo osservare come, all’interno del testo epico franco-italiano, la materia tradizionale venga ampliata. I territori conquistati da Orlando vanno dall’estremo Occidente (dalla Gran Bretagna) all’estremo Oriente alessandrino (fino a Babilonia ed all’India). Allo stesso modo non ci stupiscono alcuni toponimi bizzarri ed unici, come Ormuraine, di difficile comprensione. Ugualmente, nei nomi di Melfi e Palermo si potrebbe leggere un riferimento alla politica espansionistica normanna in Italia 29 , mentre Damietta si collega con estrema facilità al mondo orientale che si era aperto con le crociate. Questi salti geografici, ad Ovest la Normandia, ad Est la Bulgaria, oltre l’Oriente, servono a segnalare che ci troviamo in spazi lontani e ad indicare che Orlando ha conquistato il mondo intero grazie alla sua spada. La particolarità di V4 all’interno della tradizione testuale della ChR risalta in modo particolare quando osserviamo che la lassa contiene una lunga serie di toponimi che non hanno alcun riscontro negli altri ms. e nelle altre versioni (Melf, Obrie, Ormuraine, Sinoples, Garmaise, Pallune, Navare, Laçare, Tire, Sidonie, Indes, Damiaçe, Meche). L’elemento più interessante consiste in primo luogo nell’introduzione nella lassa degli episodi della guerra di Spagna (Noples e Garmaise, se la mia precedente idea dovesse essere corretta, oltre ai sicuri Pallune, Navare, Laçare). Dietro a questo elemento scorgiamo un desiderio di colmare la storia di quei «Set ans tuz pleins» di cui parla il secondo e celeberrimo verso di O 30 . In secondo luogo, si costruisce una serie di toponimi riguardanti il Medio Oriente, Babilonia e l’India, che rinviano a luoghi centrali del Roman d’Alexandre, testo che ebbe circolazione in 83 28 Beretta 1995: 683 non si sbilancia sull’identificazione, «Terra conquistata da Rolando (Damietta, in Egitto? )»; Cook 2005: 401 è ancor più vago, «land tributary to Charles.» 29 Va però ricordato, come avevamo segnalato precedentemente, che questi toponimi si trovano anche in K. 30 Nei manoscritti rimati PTL un solo emistichio è dedicato alla Spagna: «Puille e Calabre e la terre d’Espaingne» P 2645 T 1967 (L 1518 con variante «e la terre Romaine»). L inserirà poi l’emistichio sulla terra di Spagna due versi più tardi, affiancato da Costantinopoli. Il testo dei rimati è citato dalle edizioni di Rejhon 2005, Van Emden 2005 e Kibler 2005. Marco Veneziale area padana già in epoca duecentesca 31 . Un fatto, probabilmente casuale ma ugualmente interessante, è che la translatio imperii et studii cui solo la prematura scomparsa sottrasse Alessandro - colui che dichiarò in punto di morte che se avesse potuto vivere più a lungo avrebbe governato su tutto il mondo conosciuto («Puis preïsse Engleterre, Normandie e Gale, / Escoce et Yrlande, ont li soleil avale», Adéc B v. 9519-20; senza dimenticare «France la renomee», Adéc B v. 9514) -, sembra invece attuarsi simmetricamente in V4 sotto il dominio dell’impero franco e grazie alla spada di Orlando. La diffusione della tradizione alessandrina in Italia, negli stessi anni in cui fu esemplato V4, è testimoniata (oltre che dai ms. ABF e dal frammento a 32 ) indirettamente dall’EE, canzone che tra l’altro vive un rapporto diretto con la ChR dato che ne narra, benché a posteriori, gli antefatti 33 . Nell’EE Orlando entra in Spagna conquistando da subito alcune città, salvo poi fermarsi con l’esercito sotto le mura di Pamplona. Dopo un litigio con l’imperatore Carlo - successivo alla Prise de Noble -, egli parte in errance, solitario ed in incognito come un cavaliere della Tavola Rotonda, approdando per nave a La Mecca. Qui, dopo aver ottenuto la fiducia del Soldano, egli compirà un ulteriore viaggio verso Oriente, con lo scopo di formare un esercito da opporre a Malquidant re di Gerusalemme; i luoghi frequentati sono quelli del mondo alessandrino, ed il suo viaggio termina alle «bornes Arcu», ovvero le trombe di rame fatte costruire da Alessandro per confinare in una valle sperduta le tribù di Gog e Magog 34 . In V4 il Re de La Mecca paga un tributo a Carlo (a lui rimandano con ogni probabilità i v. 2487 e 2491) per i territori orientali, ovvero Babilonia ed Alessandria, Tiro e Sidone, l’India e Damietta («Dal roi de Meche li vient li trauage», V4 v. 2491), che rientrano così nella sfera d’influenza dei Franchi. In modo non del tutto dissimile il Soudan de Perse nell’EE nomina Orlando balivo di Persia («Por ciste verge a esmals treszitee, / Serés baillis, veiant ceste asenblee, / De tote Perse, com el’ est loinge et lee», EE v. 13493-95), dopo che ha sconfitto il prode Pelias in un duello singolare, e salvato Dionès, figlia del soldano, da un matrimonio ignominioso 35 . In seguito, dopo la grande lacuna del codi- 84 31 Cf. Rinoldi 2008 e Meneghetti 2006, che mette in evidenza il rapporto tra la diffusione precoce, nella stessa area, dei romanzi di materia antica e le pretese di egemonia politica di Venezia sull’Oriente del Mediterraneo. 32 Cf. Rinoldi 2008: 24 s. F è il ms. Parma, Biblioteca Palatina 1206; a il frammento conservato alla Biblioteca Trisi di Lugo. 33 Sui rapporti tra EE e RAlix cf. Rinoldi 2006 e Infurna 2001, entrambi con rimandi alla non ricca bibliografia pregressa. 34 «Tant alla [Roland] que le pois de Gog et Magog vi / Et li dos tronpeor de coubre a or brusti / Que Alexandre fist faire chant Dairons desconfi.» (EE v. 13849-51). Per quanto riguarda le Bornes Ercu/ Artu/ Arcu, cf. Trachsler 2000: 132-35, con bibliografia pregressa. 35 La scelta di nominare Orlando all’importante incarico viene prima proposta da Sansone a suo padre, il Sultano (v. 13007-09), e poi dallo stesso enunciata ufficialmente in consiglio davanti a tutti i baroni (v. 13386-89). Nota su una lassa della Chanson de Roland e la sua diffusione italiana ce 36 , a Gerusalemme Dionès sarà data in sposa ad Anseïs de Blois, che diventa così re di Gerusalemme ed instaura un cristianissimo regno in Oriente. Ora, nell’Entrée Orlando dovrà tornare in Spagna (per morire a Roncisvalle! ) e non potrà mai entrare in possesso di quei territori elencati in V4, però in entrambi i testi l’Oriente saraceno viene assoggettato al potere franco, l’unico capace di garantire almeno poeticamente, dopo il fallimento del tentativo di Alessandro Magno, un controllo su tutto il mondo conosciuto. Se in O l’immaginario del potere carolingio si spinge normalmente verso la descrizione di un dominio sul mondo cristiano ed europeo, si ha l’impressione, nella lassa 187 di V4, mutuata attraverso dei toponimi tipicamente alessandrini 37 , di trovarsi di fronte al dominio del Mediterraneo e dell’Oriente, luoghi ben più importanti dei territori imperiali, per esempio, nell’area padana che ad inizio Trecento era soggetta al potere economico di Venezia. Tutto questo ci potrebbe portare, in ultima istanza, a domandarci se non si possa ricavare qualche elemento ulteriore sui rapporti tra EE e ChR. Abbiamo infatti visto che le due serie di unica che si creano nella toponimia di V4 riguardano la Spagna e l’Oriente, proprio i luoghi in cui si svolge la canzone dell’Anonimo padovano. Il dato testuale purtroppo non ci permette di spingerci molto più lontano da quanto già osservato in passato da Alberto Limentani e oggi ribadito da Giovanni Palumbo 2013: 137-39: «l’ipotesi che il poeta dell’Entrée leggesse il Roland ‹in una redazione del tipo di quelle oggi conservatici da codici come V4 o V7 (che provengono anch’essi dal fondo Gonzaga)› è dunque ampiamente soddisfacente dal punto di vista storico-culturale, ma non può essere supportata da elementi testuali». Certo si può osservare che tra Bologna e Treviso, nella culla della letteratura franco-italiana, negli stessi anni (all’incirca 1320-40) un anonimo poeta padovano componeva il suo immenso poema, ed un ignoto copista esemplava un volume di materiali rolandiani contenente Chanson d’Aspremont e Chanson de Roland. Il fatto che in entrambi si parli della guerra di Spagna prima di Roncisvalle, che i possedimenti carolingi vengano ampliati all’Oriente mutuato tramite il RAlix, forse è meno casuale di quello che si potrebbe immaginare. Zurigo Marco Veneziale 85 36 Lacuna che gli esperti hanno stimato in circa 5000 v. Un buon numero degli episodi che dovevano essere raccontati in questa sezione si può ricostruire grazie ai successivi testi italiani sulla guerra di Spagna, cf. Catalano 1939/ 1. 37 In questo senso mi pare molto significativo che un toponimo come Sidonie sia trasmesso, stando ai repertori, solamente da V4, EE ed Adéc A e B. Marco Veneziale Bibliografia Armstrong, E. C. 1937: «2: Version of Alexandre de Paris», in: E. C. Armstrong et al. (ed.), The medieval French Roman d’Alexandre, 7 vol. Princeton/ Paris, 1937-65 (rist. New York 1965) Beretta, C. 1995: Il testo assonanzato franco-italiano della Chanson de Roland: cod. Marciano fr. 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