Vox Romanica
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0042-899X
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Francke Verlag Tübingen
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Kristol De StefaniPeter T. Ricketts (ed.), Three Anglo-Norman Chronicles, Manchester (Anglo-Norman Text Society) 2011, 38 p. (Plain Texts Series 16)
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Maria Teresa Rachetta
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Peter T. Ricketts (ed.), Three Anglo-Norman Chronicles, Manchester (Anglo-Norman Text Society) 2011, 38 p. (Plain Texts Series 16) La nuova uscita della collana minore curata dell’Anglo-Norman Text Society propone l’edizione di tre brevi cronache ad opera del compianto studioso, un episodio secondario per dimensione ma non certo per interesse all’interno di un’attività scientifica imponente. In conformità alla linea editoriale della collana i testi sono presentati in una forma estremamente sobria, corredati esclusivamente di una breve introduzione ed una concisa (ma nel caso di specie pressoché completa) bibliografia. Il primo testo presentato, «The Chronicle of Wigmore Abbey» (Dean 64), fa parte di un complesso di materiali cronachistici relativi alla fondazione dell’abbazia agostiniana della contea di Hereford, uno dei primi e maggiori centri di influenza vittorina in Inghilterra. Il codice unico, ms. Chicago, University Library 224, di fine XIV secolo, trasmette infatti una parte di questo corpus nell’ambito di una raccolta messa insieme probabilmente dopo il 1385, in seguito alla proclamazione da parte del parlamento di Roger Mortimer come successore di Riccardo II in mancanza di eredi diretti. Se questi materiali hanno acquisito un valore politico e paralegale particolare alla fine del XIV secolo, grazie al quale ci sono stati conservati, è comunque certo che in essi si debba riscontrare una stratificazione di fonti tanto complessa quanto di difficile precisazione, a meno di nuove scoperte. La cronaca, che apre la raccolta e che nonostante la relativa brevità ha evidentemente carattere di testo chiave, copre gli eventi tra la fondazione di Wigmore nel 1172 e il 1252. Nonostante le difficoltà di stratificazione, questo testo riveste un particolare interesse anche in prospettiva di storia della cultura storica per la non ovvia enunciazione in sede di prologo dei fini sottesi all’operazione: «vus fesoms remembraunce en escriture brevement de la premereyne fundacion de l’abbeye de Wygemore, que gentz qe ore sount et aprés vendrunt purent aver recours a ceste escriture de la verroie conussance, quant mester y soit, si lo veroys recorde pleinement ne lur soveygne de la fundacion siusdite. Dont necessarie chose est adeprimes pur saver quaunt et en temps de quel roy et par ky et coment et en quele manere la dite abbeye aveyt neesance» (5). Nella dichiarazione sono notevoli il riferimento alla finalità pratica della scrittura storica («quant mester y soit») e la valorizzazione dell’elemento genealogico in chiave cronologica («quaunt et en temps de quel roy»), alternativo alla scansione annalistica. Il testo della cronaca di Wigmore era già stato oggetto delle attenzioni dell’editore ormai più di quaranta anni fa 1 . Mentre la prima edizione rimane indispensabile per il commento storico al testo e soprattutto per la sistemazione del corpus relativo alla storia del monastero, che nella nuova sede si è dovuti sacrificare, per il testo occorrerà fare riferimento a questa nuova uscita, per la quale il testo è stato ricontrollato sul codice. L’edizione di questa come delle altre due cronache è una fedele trascrizione dei contenuti del testimone, la cui lezione è riportata in apparato in corrispondenza delle poche e indispensabili correzioni. Il secondo testo, la «Delapré Chronicle» (Dean 62), è databile alla prima metà del XIII secolo ma preservata esclusivamente in un esemplare copiato nel 1662 da William Dugdale (ms. Oxford, Bodleian Library, Dugdale 18). La cronaca in questione sarebbe stata redatta per volere delle religiose dell’abbazia situata nei dintorni di Northampton per sostenere il re di Scozia nella disputa che lo opponeva al re di Inghilterra in relazione all’eredità della contea di Huntingdon, precedentemente appannaggio degli estinti patroni dell’abbazia. Il testo, che dopo una prima parte dipendente da una fonte latina proveniente dal monastero 328 Besprechungen - Comptes rendus 1 J. C. Dickinson/ P. T. Ricketts 1989: «The Anglo-Norman Chronicle of Wigmore Abbey», Transactions of the Woolhope Naturalists’ Field Club 39: 413-46. di Crowland nel Lincolnshire, prosegue con una continuazione originale. La breve cronaca è qui edita nella sua interezza per la prima volta. Infine, la «Scottish Chronicle» (Dean 28) trova qui la sua prima edizione. Si tratta di un breve testo appartenente alla galassia dei materiali dipendenti dal Brut, latore di informazioni relative a fatti databili entro il 1296, che si segnala per la non usuale caratteristica di considerare il materiale genealogico da prospettiva scozzese, fornendo una panoramica storica nella chiave dei controversi rapporti vassallatici tra monarchi scozzesi e inglesi. Anche questo testo è conservato in un solo testimone, il ms. Oxford, Bodleian Library, Rawlinson D 329, databile entro il XIV secolo. Questa piccola raccolta illustra efficacemente l’interesse di materiali storiografici di modeste dimensioni, i cui contenuti e le cui tradizioni, disperse ma non trascurabili, possono rivelarsi preziosi una volta tolti dal loro isolamento e integrati in considerazioni più ampie. Già da diverso tempo l’interesse degli storici ha valorizzato questi testi 2 ; un impegno sempre maggiore, negli sforzi e nei risultati, è auspicabile anche da parte degli editori di testi. Maria Teresa Rachetta ★ Anne Elizabeth Cobby, The Old French Fabliaux. An Analytic Bibliography, Woodbridge (Tamesis) 2009, xvi + 220 p. (Research Bibliographies and Checklists. New Series 9) Les universitaires historiens de la littérature connaissent bien la célèbre série des Bibliographies and Checklists, où paraissent depuis plus de quarante ans des bibliographies raisonnées sur des sujets et auteurs majeurs, qui fournissent d’utiles mises au point, dépassant, et de loin, la simple liste de titres et mettant à disposition des chercheurs de véritables états présents de la critique. Tout médiéviste a utilisé les volumes consacrés à Marie de France (G. S. Burgess 1977, avec des Suppléments en 1986, 1997 et 2007), Chrétien de Troyes (D. Kelly 1976, avec un Supplément en 2002), Christine de Pizan (A. Kennedy 1984, avec des Suppléments en 1994 et 2004) et une dizaine d’autres, allant de la Chanson de Roland (J. Duggan 1976) aux poèmes tristaniens (D. Shirt 1980). Même à l’âge du numérique, une bibliographie sur papier qui porte sur un genre, une thématique, une œuvre ou un auteur a toute sa raison d’être si elle est faite par une personne qui connaît son sujet. C’est de toute évidence le cas avec le présent volume d’Anne Cobby qui recense, donc, des publications sur les fabliaux. C’est une forme de consécration pour ce genus minor des «contes à rire en vers» qui permet de mesurer le chemin parcouru par la critique depuis que Joseph Bédier l’a fait entrer par la petite porte dans le champ des études universitaires. En réalité, il y a eu des fabliaux avant Bédier, comme le montre précisément la bibliographie d’Anne Cobby, qui embrasse la production critique depuis les origines jusqu’à nos jours. La plus ancienne étude citée est, sauf erreur, celle du Président Fauchet qui, dans son Recueil de l’origine de la langue et poesie françoise de 1581, évoque, entre autres, des fabliaux; les études les plus récentes sont de 2007. Le plan de l’ouvrage est simple et pragmatique. On distingue quatre grandes sections: A. Bibliographical Studies (états présents, 329 Besprechungen - Comptes rendus 2 Anche nel caso dei testi in oggetto: alla Delapré Chronicle e alla Schottish Chronicle sono dedicati due saggi compresi nella recente raccolta R. L. Radulescu e E. D. Kennedy (ed.) 2008: Broken Lines. Genealogical Literature in Late-Medieval Britain and France, Turnhout, rispettivamente J. Spence, «Genealogies of Noble Families in Anglo-Norman», 63-77 (69-75) e M. Fisher, «Genealogy Rewritten: Inheriting the Legendary in Insular Historiography» (123-41).
