eJournals Vox Romanica 73/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2014
731 Kristol De Stefani

Christelle Chaillou, «Faire los motz e·l so». Les mots et la musique dans les chansons de troubadours, Turnhout (Brepols) 2013, 274 p.

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2014
Gerardo  Larghi
vox7310338
Besprechungen - Comptes rendus 338 benutzerfreundlichen) Notes (259 s.), die Accents, Tableaux (365 s.), die sehr nützliche Table des rimes (377 s.), die ebenfalls zu begrüßende Liste des proverbes et sentences (399 s.), die Table des noms propres (403 s.), das exzellente Glossaire (421 s.), und schließlich die Bibliographie (511 s.). Hier sind allerdings wieder erhebliche Defizite hinsichtlich der Benutzerfreundlichkeit anzumahnen. Warum werden in den Fußnoten vollständig zitierte Arbeiten nicht in die Bibliographie aufgenommen? Nur um Platz zu sparen? Es bleibt die Feststellung, dass die Literaturverweise heterogen, unsystematisch und inkonsequent sind. Dies hängt wohl nicht unerheblich mit der rund 50jährigen Entstehungsgeschichte der Publikation zusammen. Entsprechendes gilt auch für die veraltete Zitierweise; warum, z. B., nicht einfach Thiry 1997: 40, wie das heute üblich ist, sondern altmodisch-kompliziert? Alles Andere als benutzerfreundlich ist auch die Untergliederung der Bibliographie in thematische Sektionen wie Paléographie et codicologie, Philologie et linguistique, Histoire et histoire littéraire etc.; da sucht der Benutzer oft endlos, bis er den gewünschten Titel endlich gefunden hat. Ein einziges, homogenes Alphabet wäre da viel praktikabler! Bleibt noch die mitgelieferte CD. Die begrüßt man vorerst einmal freudig. Die Freude lässt aber nach, wenn man feststellt, dass sie die unterschiedlichsten Dateiformate enthält: doc-Dateien, jpg-Dateien, pdf-Dateien, htm- und html-Dateien, usw. Hergestellt wurden diese unter Mac OS X und getestet mit Safari und Firefox. Das ist ja durchaus honorig, aber leider funktionieren die htm- und html-Dateien unter Google-Chrome bzw. Chromium (Microsoft 8.1 und Linux Mint bzw. Ubuntu) nicht. Es ist wohl kaum erklärbar, warum nicht alle Dateien auf der CD im pdf-Format geliefert werden - dies hätte Kompatibilitätsprobleme im vornherein ausgeschlossen, und einen Adobe-Reader kann man sich ja für jedes Betriebssystem kostenlos herunterladen. Und es bleibt ein letztes Gravamen. Die Wiedergabe des Manuskripts erfolgt in einer schwarz-weißen jpg-Datei. Inzwischen ist aber das ganze Manuskript von der Bibliothèque nationale in Farbe und als pdf-Datei ins Netz gestellt worden unter der folgenden Adresse: http: / / gallica.bnf.fr/ ark: / 12148/ btv1b8452207n/ f1.image.r=fr%2024766.langEN. Damit ist die ganze CD letztlich überholt und überflüssig ... Peter Wunderli H Christelle Chaillou, «Faire los motz e·l so». Les mots et la musique dans les chansons de troubadours, Turnhout (Brepols) 2013, 274 p. Musicologa e, insieme, specialista della lirica trobadorica, Christelle Chaillou da anni si sta imponendo come figura di riferimento nel campo delle indagini circa il rapporto che verba e suoni intrattengono nelle più antiche opere in lingua romanza che ci siano state trasmesse. A questo argomento la studiosa ha dedicato la sua tesi di dottorato, discussa nel 2007 all’Università di Poitiers sotto la direzione di Olivier Cullin e i risultati di quelle indagini, arricchite di nuove proposte, sono ora raccolti in un elegante volume edito da Brepols. «Far los motz e·l so», cioè «imbastire le parole e il suono» è espressione che torna con frequenza nelle lirica occitanica, ed è attraverso di essa che i poeti d’oc orgogliosamente sottolinearono la complessità della propria arte e la perizia che ne guidava la mano. Dal punto di vista di Guglielmo IX d’Aquitania e dei suoi confratelli, infatti, il prodotto delle loro fatiche era la somma di arte poetica e di competenze musicali e solo tale addizione era atta a garantire alla loro produzione successo e fama. La novità che rende interessante il libro della Chaillou è proprio il fatto che la sua ricerca si concentra sulle strettissime connessioni esistenti tra le condizioni poetiche e le forme retoriche del discorso musicale: suoni e parole non sono dunque due linee parallele destinate ad incontrarsi solo nelle nostre edizioni Besprechungen - Comptes rendus 339 1 Melodie strutturate sulla ripetizione musicale, forme libere con ripetizione, infine forme libere o oda continua (55). critiche, ma interagiscono fin dalle origini, fin dal momento cioè in cui esse presero forma nella mente dell’autore. Diviso in tre parti, titolate rispettivamente (e significativamente) «razos», «trobar», e «remembrar» il volume si apre con una lunga analisi dell’«art de trobar dans la littérature médiévale», nella quale viene presentata l’art de trobar nelle vidas, nelle opere narrative e liriche nonché nei trattati tecnici. Da tale disamina emerge come agli occhi di letterati ed artisti medievali faire los motz fosse un concetto ben circoscritto, e per il quale è dunque oggi agevole individuare suggerimenti e definizioni; al contrario faire lo so, come dice l’autrice del volume, «c’est avant tout suivre la rime, la métrique, l’accentuation ou la prosodie du texte, et souligner le sens poétique», concludendo che «la mélodie est donc la continuité du texte» rappresentando essa «l’ingéniosité de l’auteur» (33). La complessità della materia trattata emerge, peraltro, anche dall’analisi della bibliografia specifica che nel corso dei secoli si è accumulata intorno alla questione dell’accompagnamento musicale dei testi trobadorici. Le pagine che Chaillou dedica all’argomento (35-52) sono ben informate e, come ci si aspetterebbe, da esse emerge distintamente il debito contratto dalla ricercatrice verso gli studi precedenti e in particolare il rapporto che il metodo da essa adottato intrattiene con le intuizioni e gli scavi metodologici di Antoni Rossell ed Elizabeth Aubrey. Una volta quindi stabilito che «tous les paramètres poétiques et musicaux sont à prendre en compte pour une étude de l’art de trobar» (55), la filologa ne sperimenta l’applicazione su un corpus poetico predefinito. Il criterio seguito per selezionare i 18 testi sottoposti ad esame segue quello messo a punto da E.Aubrey (The Music of the Troubadours, Bloomington 1996), intrecciando così i dati desunti da una duplice selezione, rappresentata dalla esistenza di tre tipologie di melodie 1 , e dalla divisione della produzione trobadorica in sei grandi generazioni (55-56). Chaillou ne estrapola, forse un po’ scontatamente, un corpus composto da canzoni scritte da autori attivi della «quatrième génération située entre 1190 et 1240» (56). Sono così esaminati testi di Albertet de Sisteron (rispettivamente BdT 16.5a, BdT 16.14 e BdT 16.17a), Cadenet (BdT 106.14), Guilhem Ademar (BdT 202.8), Guilhem Augier Novella (BdT 205.5), Monge de Montaudon (BdT 305.6 e 305.10), Peire Raimon de Tolosa (BdT 355.5), Perdigon (BdT 370.9, 370.13, 370.14), Pistoleta (BdT 372.3), Pons de Chapteuil (BdT 375.14, 375.16, 375.19, 375.27) e Uc Brunenc (BdT 450.3), per i quali i manoscritti conservano una o più versioni della partitura musicale (58-60). La seconda e più corposa parte del volume (63-157), come detto titolata «Trobar», analizza tali opere. Nei 10 capitoli che la compongono, le poesie di ogni autore sono minuziosamente sezionate. Significato complessivo del testo, semantica, analisi retorica, metrica e linguistica sono le basi su cui si fonda il confronto tra versi e musica, alla ricerca delle sequenze musicali indicative (talora coincidenti con l’unità base dello stico, talaltra, e più spesso, invece interessanti solo una parte dello stesso) e poi delle congruenze rilevabili tra punti testualmente e poeticamente importanti e relativi luoghi musicali. L’analisi testuale della Chaillou si rivela efficace e in più luoghi essa dà efficacemente conto dell’intreccio tra suono verbale, semantica e musica, anche se occorre dire che tale ordito non emerge in tutte le opere scandagliate con uguale evidenza. Non è questo il caso, però, di Perdigon, dalla cui opera si evince (al pari che in Cadenet e Pistoleta) quanto «la simplicité du vocabulaire du trobar leu» non escluda, tutt’altro, «un certain raffinement dans la construction des chansons» (132), ovvero il fatto che in Pons de Capdoil «la canso est construite comme un discours rhétorique: elle en reprend le Besprechungen - Comptes rendus 340 déroulement (introduction, thèse, antithèse, synthèse) et les procédés (amplificatio par interpretatio, anadiplose)» (144) e che «les ... mélodies rejoignent le fonctionnement bipartite de la strophe» (145). Moltissimi sono i punti su cui la studiosa attira la riflessione degli specialisti e altrettanti quelli nei quali ella apre feconde piste di ricerca. Tra tali suggestioni piace sottolineare almeno l’analisi dei rapporti tra parola e musica come applicazione delle figure retoriche (173), la analoga ripresa di elementi amplificatori (177), la non obbligatorietà del nesso verso/ frase musicale (175), l’importanza del ruolo della allitterazione simultanea del testo e della melodia (179). Molte e assai utili sono dunque le considerazioni contenute nel volume della Chaillou, ma occorre anche dire meno convincenti appaiono alcune considerazioni della studiosa e l’apparato di studi e una parte della bibliografia su cui esso poggia. Non persuade, ad esempio, per quanto riguarda Uc Brunenc la datazione proposta tra 1190 e 1240 quando sappiamo invece che egli al massimo fu attivo nel 1207 (65), né il fatto che l’indagine effettuata fondi la restitutio textus sull’edizione Aubrey invece che su quella più filologicamente fondata di Paolo Gresti, ovvero la affermazione secondo cui l’edizione di Jean Boutière del canzoniere di Albertet sia «introuvable» (149) e la non conoscenza della recente pubblicazione dell’intero corpus di testi del poeta provenzale ad opera di Francesca Sanguineti (F. Sanguineti, Il trovatore Albertet, Modena 2012). Detto anche della mancanza di bibliografia aggiornata riguardo al descort, e della fastidiosa tendenza a definire chanso anche quelle opere che poi sono giustamente qualificate come sirventes (cf. per tutti il caso a p. 116). Occorre però aggiungere che a nostro avviso questo studio risulta assai utile e importante anche per il filologo, normalmente non abituato a utilizzare la materia musicale come elemento utile sia per la ricostruzione ecdotica sia per la esegesi testuale. Le dimostrazioni, inconfutabili a questo punto, della stretta connessione esistente tra suono verbale e melodia e dei rapporti intercorsi tra retorica testuale e figure musicali, rendono probabile la quasi simultanea nascita nella mente dell’autore di versi e armonie e dunque ci tornano a porre l’interrogativo circa la trasmissione della produzione trobadorica (subito scritta, dapprima orale e poi scritta? ). Al riguardo l’autrice prudentemente si colloca sul versante di chi non esclude né l’esistenza di Liederblätter giullareschi né il fatto che si sia potuto «transmettre sans écrire» (168). Un elenco delle poesie trasmesse con la musica e l’elenco del corpus studiato dalla Chaillou trovano posto in un utile apparato di appendici che correda il volume, completato inoltre da un indice dei nomi. Gerardo Larghi H Robert le Clerc d’Arras, Li loenge Nostre Dame. Édition critique par Annette Brasseur, Genève (Droz) 2013, 142 p. (Textes Littéraires Français 621) Après avoir édité, avec Roger Berger, les Vers de la Mort de Robert le Clerc d’Arras (Genève 2009), Annette Brasseur propose l’édition d’un texte anonyme qu’elle attribue de façon convaincante au même auteur. Li loenge Nostre Dame est un poème de 552 pentasyllabes organisés en 46 douzains, transmis par un manuscrit unique (BnF, fr. 375), dont la brièveté n’exclut pas, loin de là, une grande finesse d’expression ni des qualités littéraires remarquables. L’édition, impeccable, se veut exhaustive et parvient en effet à éclaircir tous les aspects d’un texte difficile, qui devient, grâce à un apparat péritextuel des plus complets, accessible même à des lecteurs non spécialistes. L’Introduction, qui compte plus de 150 pages, comprend, dans l’ordre: la description du