Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2014
731
Kristol De StefaniSimone Marcenaro, L’equivocatio nella lirica galego-portoghese medievale, Alessandria (Edizioni dell’Orso) 2010, 228 p.
121
2014
Lisa Pericoli
vox7310356
Besprechungen - Comptes rendus 356 operandi già sperimentato da M. ne L’equivocatio nella lirica galego-portoghese medievale (Alessandria 2010) e che gli permette adesso di costruire una griglia di dati utile non soltanto a distinguere i testi fondati su un «registro cortese» da quelli che fanno leva sul «registro satirico», ma anche a valutare di volta in volta la profondità dell’adesione del singolo autore ad un preciso modello compositivo e quindi ad esprimere un giudizio critico su di esso. Ne deriva un quadro in cui i componimenti erotici dei due trovatori, pur mantenendo una posizione di rilievo almeno dal punto di vista quantitativo, appaiono come esempi di uno sforzo compositivo forse meno ispirato e costruito sulla variazione minima - quasi imposta dall’adesione acritica ai dettami del canto d’amore - delle situazioni canoniche delle cantigas de amor e de amigo. Questi si rivelano perciò meno fruttuosi in una prospettiva che mira ad analizzare peculiarità tecniche e spazi dell’attività poetica nei «cicli» di scherno e di maldicenza rivolti all’enigmatico Don Fo-o o a Fernan Diaz, dai quali emergono elementi utili a «suddividere le varie tipologie di lirica satirica di stampo evenemenziale nel dominio galego-portoghese, distinguendo una variante più direttamente ispirata al modello del sirventese provenzale ... e una modalità più conviviale, burlesca, pensabile esclusivamente in un contesto socio-culturale assai coeso e spazialmente limitato, che in questo caso coincide con la corte poetica di Alfonso X» (54). Il testo critico dei componimenti di Afonso Mendez (8 cantigas de amor, 2 cantigas de amigo, 3 cantigas de escarnio attestate nei canzonieri BV) e di Estevan Faian (2 cantigas de amor e 1 cantiga de escarnio tramandate da ABV), pubblicati finora in maniera disorganica e a volte poco attendibile dal punto di vista filologico all’interno di antologie e raccolte parziali, è accompagnato da un apparato negativo e da una traduzione in italiano. Interessante dal punto di vista del trattamento dei testi rispetto alle edizioni precedenti è il lavoro critico e ricostruttivo condotto, nell’ambito dei componimenti di Besteiros, sul gruppo di cantigas brevi IV-VII e sulla più ampia Amigos, nunca mereceu (VIII). L’ipotesi di Michäelis secondo cui i quattro componimenti (numeri 378-381 del canzoniere B) andrebbero interpretati come frammenti di testi più ampi viene infatti sottoposta a verifica e convincentemente superata da M. in direzione di una loro probabile autonomia suffragata dalla circolazione indipendente di testi strutturalmente simili collocati dai copisti a conclusione delle sezioni d’autore e dall’assenza di elementi sintattici e metrici utili ad indicarne il collegamento con le supposte parti mancanti. Allo stesso modo, la correzione operata sul primo verso di VIII («Amigos» in luogo di «Amigas» errore comune di BV) è utilizzata dall’autore per dare conto dell’ipotesi per cui questo testo sarebbe stato erroneamente tramandato fra le cantigas de amigo a causa di un fraintendimento del termine iniziale che ne avrebbe associato l’incipit a quello di numerosi canti di donna della tradizione galego-portoghese. Il testo critico è corredato da una tavola di concordanza con le precedenti edizioni, da un rimario e da un glossario. Il merito principale di questa edizione è forse quello di essere riuscita a coniugare una critica testuale competente e aggiornata con l’esigenza di rendere leggibile un prodotto di questo tipo a un pubblico più vasto. Mauro Azzolini H Simone Marcenaro, L’equivocatio nella lirica galego-portoghese medievale, Alessandria (Edizioni dell’Orso) 2010, 228 p. Il presente volume di Simone Marcenaro è frutto del lavoro sviluppato nella sua tesi di dottorato sostenuta presso l’Università di Siena nel 2008 a conclusione del suo percorso di studi presso la «Scuola di Dottorato Internazione in Filologia Romanza» e nelle ricerche svolte nel corso dei progetti scientifici «Cancioneiros galego-portugueses - Edición crítica e estudio Besprechungen - Comptes rendus 357 (formato impreso e electrónico)» e «El sirventés literario en la lirica románica medieval» finanziati del Ministero de Educación y Ciencia spagnolo presso l’Universidade de Santiago de Compostela e sotto la direzione della professoressa Mercedes Brea. Il testo è costituito da quattro capitoli, preceduti da una breve introduzione: il primo ha il titolo di Estas palavras chaman os clerigos equivocatio, il secondo Escarnio e maldizer, il terzo Trobadors e trobadores, il quarto L’equivocatio nella lirica galego-portoghese. Analisi tipologica; a questi segue l’Appendice, costituita dalle Schede lessicali, e la Bibliografia. Lo studioso ha voluto inizialmente definire il campo di indagine per poi operare un confronto tra la produzione trobadorica e quella galego-portoghese per poter effettuare uno studio comparato tra le due produzioni liriche romanze. Nel primo capitolo l’autore definisce e circoscrive il concetto della sua analisi, l’equivocatio, partendo dalla retorica classica, passando dalle artes poeticae mediolatine, quali la Poetria Nova di Giovanni di Garlandia, l’Ars Versificatoria di Matteo di Vendôme e la Poetria Nova di Goffredo di Vinsauf, per giungere allo studio ed al confronto delle definizioni presenti nei trattati romanzi, quali le Regles de trobar di Joifre de Foixà, la Doctrina de compondre dictatz, i Trattati del Ms. Ripoll 129, la Leys d’amor di Guilhem Molinier, il Doctrinal de trobar di Raimon de Cornet e la Grammatica latino-portoghese del ms. Bibl. Naz. di Lisboa 286 fundo Alcobaça. Come dice chiaramente Marcenaro nella conclusione a questa parte introduttiva: ... l’equivocatio è difficile da ricondurre ad un valore preciso all’interno delle teorie del discorso. Questa figura entra infatti in gioco legata alla concezione di obscuritas, di per sé negativa ma talvolta necessaria, come si è detto, per elevare un enunciato altrimenti troppo piano e semplice. E la stessa concezione dei limiti fra oscurità, chiarezza e povertà espressiva risente di mutamenti anche notevoli, dovuti alla non sovrapponibilità di alcuni concetti del mondo antico nella cultura medievale, come l’humilitas elocutionis che, nel pensiero retorico, muta di segno con il passaggio dalla latinità classica al rinnovato sistema di valori cristiani. In generale, il campo semantico dell’equivocatio ... è sempre riferibile al «di più», sia esso velo che avvolge o copertura che oscura la parola e, di conseguenza, il senso che la stessa veicola. (27) E infatti, come si vede nel Libro del Buen Amor, un’espressione che si trova spesso in questa introduzione per la sua importanza, soprattutto nella lirica galego-portoghese, è il dezir encobiertamente; e si legge così nei versi di Juan Ruiz: Las del buen amor son razones encobiertas: trabaja do fallares la sus señales ciertas; si la razón entiendes o en nel seso açiertas, non dirás mal del libro que agora rehiertas. (32) La seconda parte dello studio prende in esame i termini escarnio e maldizer contestualizzandoli e mettendo in evidenza le differenze di significato e di uso; segue un elenco, coerente e ben strutturato, delle cantigas in cui compaiono questi lemmi nelle rubriche. Il periodo di maggior diffusione di questi testi fu il periodo alfonsino. Troviamo infatti proprio nelle Siete Partidas un richiamo ai termini in questione, in cui viene messo il luce la differenza tra lo scherno correlato all’equivoco e la maldicenza legata all’invettiva scoperta: En el juego [de palabra] deve catar que aquelo que dixere, que sea apuestamente dicho e non sobre aquela cosa que fuere en aquel con qui en jugarem, mas a viessas dello ... E esto debe seer dicho de manera quel con quien jogarem no se tenga por escarnido, mas que aya plazer, e ayen de reir dello, tam bien de cómo los outros que oyeren. E outrossi el que lo dixiere que lo sepa bien decir, en el lugar que conviene, ca de outra guisa non seria juego. (50) Pur facendo riferimento a questo trattato, bisogna tener presente la distanza esistente tra le due figure del rey Sabio: da una parte quella di uomo politico, di corte e istituzionale, dall’altra la figura del re poeta, scrittore e mecenate; proprio a seguito di questa dualità presente Besprechungen - Comptes rendus 358 nello stesso re/ mecenate gli stessi trobadores erano consapevoli della loro più o meno ampia libertà di espressione in merito al contesto, al pubblico ed all’argomento. Il terzo capitolo prende in considerazione l’ambito provenzale dei trobadors e quello galego-portoghese dei trobadores, mettendoli a confronto e cercando di stabilire le differenze e le vicinanze nella loro composizione e struttura della loro produzione poetica. Tra gli autori provenzali la tecnica dell’ambivalenza è presente fin dalle prime generazioni come si vede dagli esempio riportati di Guglielmo IX, di Marcabru e dai suoi continuatori Bernart Marti, Alegret e Marcoat, per arrivare poi a Peire d’Alvernha, Guilhem de Berguedà, Raimon de Miraval, Aimeric de Peguilhan, Gavaudan, Bernart d’Auriac e Gui de Cavaillon; la presenza però di questa caratteristica non presuppone uno stretto contatto tra le due letterature e una conseguente dipendenza o conoscenza reciproca: La propensione dei poeti galego-portoghesi verso determinate strutture formali e retoriche non si spiega completamente ricorrendo al concetti di derivazione da un modello preciso, al di là degli episodi di sicuro contatto materiale fra trovatori delle due «scuole» ... Tutto porta a supporre, insomma che i galego-portoghesi volessero eludere la trasparenza del loro modello, non dimostrando predilizioni specifiche; ... nei pochi casi di contrafactum noti, i trobadores non sembrano seguire determinati autori con la coerenza che presupporrebbe l’applicazione di un «canone« di riferimento. La variabile della ricezione, fondamentale nello sviluppo della lirica provenzale, si neutralizza in terra iberica soprattutto in ragione della limitazione dell’aspetto fruitivo, data dalla circolazione verosimilmente ridotta della cantigas. ... il fatto che le tematiche metapoetiche si coagulino, tranne qualche rarissimo caso, nel genere della cantiga de escarnio e maldizer, impedisce una piena corrispondenza fra l’estetica provenzale e quella peninsulare, nella quale scompariranno completamente le istanze dottrinali della canzone d’amore, che discutono i cardini dell’etica comportamentale sussumibile nella (restrittiva) definizione «amor cortese». (77-78) Il capitolo si chiude con una sicuramente utile tabella riassuntiva in cui sono evidenziate le convergenze (evidenziate dal simbolo +), le distanze (con il simbolo -) e la totale divergenza (con il simbolo Ø) tra i sirventesi provenzali e le cantigas galeghe secondo determinati parametri, quali la struttura (propositio iniziale, vari livelli di diegesi, testo oltre le tre/ quattro coblas, schemi a refrain, tornada-congedo dedicatorio), il lessico (commistione registrale, uso traslato del lessico militare-cavalleresco, composti nominali in funzione satirica, termini di registro «basso», neologismi), la retorica (allegoria-personificazione, ironia, alcune figure dell’argumentatio, colori retorici) e i temi (attualità storico-politica, questioni morali, casuistica cortese, polemica tra i trovatori, polemica trovatore/ giullare, vituperia personali, argomenti esplicitamente sessuali o legati al «basso corporeo»). Questo schema permette di avere un’idea chiara della situazione e della differenza tra le due «scuole» così da poter affrontare e comprendere appieno lo sviluppo dell’ultima parte del volume dove l’argomento è proprio l’analisi tipologica dell’equivocatio nella lirica galego-portoghese. «Equivocatio potest sumi in signo vel in significato» (110): così Niccolò da Tibino definisce la possibilità dell’equivoco in un testo letterario; l’autore dello studio propone, per un’analisi ed una comprensione più agevole, la divisione, in merito alle cantigas d’escarnio e maldizer, in equivoco lessicale, in verbis singulis, ed equivoco «tropico», in verbis coniunctis. Il primo genere di equivoco comprende quei casi in cui sono presenti termini omografi e omofoni, ma con diverso significato, raggruppabili nell’omonimia lessicale e nella paronomasia; mentre il secondo riguarda non solo un singolo termine, quanto il significato che può assumere il testo nel suo complesso, così da poter creare una molteplicità di livelli di lettura, oltre a quello primario letterale. In seguito Marcenaro propone due strumenti molto utili per l’analisi di questo aspetto delle cantigas: innanzitutto un elenco in cui riporta i termini con una connotazione equivoca nell’ambito dell’osceno, divisi tra i «riferimenti agli organi genitali», i «riferimenti all’atto Besprechungen - Comptes rendus 359 sessuale», i «riferimenti personali» e le «deformazioni di alcuni campi semantici della poesia d’amore»; questa prima parte è seguita da un’ulteriore analisi approfondita delle due tipologie di equivoco presenti, quello lessicale e quello «tropico». L’equivocatio in verbis singulis, secondo lo spoglio effettuato dall’autore, è risultata essere molto importante in posizione di rima, oltre che in altre tipologie come nella variazione etimologica del mot equivoc, nelle coppie lessicali, nei giochi di parole, nella creazione di soprannomi a sfondo prettamente osceno; mentre l’equivocatio in verbis coniunctis si riscontra secondo l’utilizzo di particolari artifici quali l’eufemismo e il disfemismo, la presenza di una deissi equivoca e la scelta lessicale equivoca in chiara interdiscorsività con altri trobadores. Ovviamente il volume presenta un numero elevato di esempi corredati da ampia e puntuale analisi dei testi per poter rendere chiaro i concetti espressi prima a livello teorico. Una delle prime considerazioni a cui giunge Marcenaro è la volontà di mettere in luce come sia fondamentale sempre uno studio comparato sia in ambito sincronico sia in ambito diacronico, come si vede infatti dalla persistenza delle tematiche e dei campi semantici che percorrono tutta la letteratura dell’equivocatio. L’equivoco nelle cantigas d’escarnio e maldizer presenta non poche difficoltà di comprensione per noi studiosi moderni, innanzitutto per lo scarto temporale che ci limita la conoscenza del contesto in cui vennero prodotte, ma anche perché questi testi erano scritti e destinati ad un pubblico molto ristretto, quello regio, prevalentemente della corte alfonsina e dionigina, precludendo quindi alla comprensione anche loro coevi ma non appartenenti allo stesso entourage: il forte grado di coesione della corte regia, sia dal punto di vista della produzione lirica, sia sotto l’aspetto della sua ricezione, determina una fitta rete di rapporti interdiscorsivi e, talvolta, intertestuali. Questa variabile permette che l’elevato tasso di allusività raggiunga il suo fine primario, cioè quello che essere compreso da un pubblico selezionato. (172) Lo stesso trobador Johan Soarez Coelho dice esplicitamente: palabra cuberta: sen letera d’ou trobador seer, non pod’ omen departir este «grave». (172) Il volume è corredato da un ulteriore approfondimento per chi fosse interessato a continuare lo studio di questo argomento. Le Schede lessicali risultano essere uno strumento molto utile non solo per una migliore comprensione dei testi presentati nel volume, ma anche per uno studio complessivo dei testi galego-portoghesi; infatti come scrive l’autore: L’obiettivo di questo breve «glossario equivoco» è rendere conto di alcune divergenze interpretative nella bibliografia delle cantigas de escarnio e maldizer, riguardo all’ambivalenza di termini ed espressioni nel campo dell’allusività a sfondo sessuale. Lungi dalla pretesa di esaustività, ci si è voluto soffermare sui casi più eclatanti e meritevoli di approfondimento. (175) I termini presenti nel glossario sono caratterizzati inizialmente dalle occorrenze nei testi con relativa bibliografia critica e interpretativa, seguiti da una spiegazione in merito all’ambiguità del termine che permette di chiarire il significato plurimo che acquisisce il termine. La Bibliografia, suddivisa in «Edizioni di testi e antologie» e «Studi», permette una consultazione e una ricerca semplice e veloce, agevolando quindi lo studioso ad un successivo approfondimento tematico dell’argomento. L’autore, come negli altri suoi lavori, è riuscito ad analizzare la questione e renderla chiara grazie alla sua forte competenza nella materia e alla sua prosa efficace e comprensibile anche con argomenti che potrebbero risultare ostici al lettore. L’utilità del lavoro è indubbia: un volume dedicato all’analisi e allo studio dell’equivocatio, così tanto presente nella Besprechungen - Comptes rendus 360 lirica galego-portoghese, è sicuramente vantaggioso se non addirittura necessario, così come lo sono gli strumenti che corredano il volume stesso, atti non solo a dimostrare il lavoro, ma anche a facilitare lo studio per coloro che vorranno intraprendere questo percorso. Lisa Pericoli H María Teresa García-Godoy (ed.), El español del siglo XVIII. Cambios diacrónicos en el primer español moderno, Bern (Peter Lang) 2012, 335 p. (Fondo hispánico de lingüística y filología 10) Tanto en los estudios lingüísticos como en los literarios el siglo XVIII español ha sido el gran olvidado. Los manuales de historia de la lengua española declaran que todos los cambios fonológicos y morfosintácticos que conforman el español moderno se habían arraigado en la lengua antes de 1700. Desde esta perspectiva los cambios más importantes que marcan el XVIII afectan al léxico con la renovación del léxico científico castellano debido a la introducción e incorporación de muchos galicismos y aún los primeros anglicismos. Claro que el cambio lingüístico es un proceso evolutivo dinámico y continúa actuándose en todos los momentos de la historia de una lengua. Los diez ensayos recogidos en este libro temático se proponen paliar la negligencia de este siglo en el estudio de los cambios que constituyen la historia de la lengua española. Inaugura el libro una breve Introducción redactada por su editora, María Teresa García-Godoy (9-18). Tradicionalmente se ha considerado el XVIII como un siglo de fijación y normalización lingüísticas fomentadas por la fundación de la Real Academia Española de la Lengua (1713) y la publicación de su innovador Diccionario de Autoridades (1726-1739), su primera Ortografía (1741) y su primera Gramática de la lengua castellana (1771). García- Godoy señala una nueva fase de modernización sintáctica que abarca el período 1675-1825 y la importancia del Siglo de las Luces en la historia del español americano. Concluye su Introducción con un resumen conciso de cada estudio recogido en el volumen. En su «Periodización y cambio gramatical: el siglo XVIII ¿frontera temporal del español? » (21-51), Carlos Sánchez Lancis se pregunta si, a base de cambios gramaticales, el llamado Siglo Ilustrado marca el inicio de un nuevo hito en la historia del español. Pasa revista a otros intentos de periodización basados en criterios lingüísticos internos y hechos históricos externos y pone en lista (28-30) los cambios morfológicos y sintácticos que suceden en el paso del español medieval a la lengua de los siglos XVI y XVII. También registra los cambios ortográficos, fonéticos, morfosintácticos y léxicos que marcan el paso de la lengua clásica a la moderna (41-42). Señala con toda razón que la periodización histórica por siglos de una lengua no corresponde a la realidad. La falta de un conjunto de cambios gramaticales que caractericen el siglo XVIII con respecto a la centuria precedente le induce concluir que este siglo y los siguientes deben definirse «como un período en el que dejamos de tener definitivamente una lengua de transición» (46). «El vocabulario médico de los novatores en el siglo XVIII» (55-81) de Josefa Gómez de Enterría Sánchez es el único estudio dedicado al léxico. A partir de la segunda mitad del siglo XVII los novatores abogaron por modernizar la ciencia en España y por elegir el castellano como su vehículo. La autora rastrea el corpus empleado para su estudio de la renovación del léxico técnico de la medicina en las obras de varios novatores médicos, sobre todo Juan de Cabriada, Manuel de Porras y Manuel Martínez. Dedica varias páginas a la familia de la voz anatomía, a toda una serie de adjetivos en -oso (p.ej. adiposo, vasculoso, lacticinoso, arterioso), y ofrece viñetas léxicas sobre varios términos como endémico, tendón