eJournals Vox Romanica 75/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2016
751 Kristol De Stefani

Les Aventures des Bruns. Compilazione guironiana del secolo XIII attribuibile a Rustichello da Pisa. Edizione critica a cura di Claudio Lagomarsini, Firenze (Edizioni del Galluzzo) 2014 (Archivio Romanzo 28)

121
2016
Gerardo  Larghi
vox7510304
Besprechungen - Comptes rendus 304 françaises figurent aussi, selon les relevés de M.Tyssens, dans le manuscrit de Berne C; les 115 autres se répartissent entre 43 unica dispersés dans le corpus, 29 chansons provençales francisées rassemblées dans les sections U 1 et U 3 et 43 chansons qui figurent aussi dans d’autres recueils (xxvii). La table (xvi-xviii) est acéphale, rédigée par plusieurs mains. Lorsque la mélodie a été conservée et copiée, il s’agit de neumes, dits «messins», mais souvent les portées sont restées vides ou sont inexistantes. Le musicologue Robert Lug prépare une vaste étude sur la transcription des mélodies conservées du chansonnier U; c’est la raison pour laquelle l’éditrice renonce à se pencher sur cet aspect du manuscrit. Le caractère lorrain de la scripta du chansonnier est plus marqué dans U 2 et U 3 que dans la première section. La localisation linguistique s’accorde «ainsi avec la caractérisation des neumes ‹messins›» (xxiii). Les études à paraître de Robert Lug analysent «les circonstances historiques qui, selon lui, entourent la carrière des poètes et la biographie des personnages évoqués dans les envois» (xxi); elles permettront de dater plus précisément le chansonnier qu’on situe vers la seconde moitié du XIII e siècle. La chanson historique anonyme (à paraître dans le tome II) Prise est Namurs cuens Hanris est dedans [277] donne la date de 1258 comme terminus post quem (xix). Les chansonniers conservés se classent en trois grandes familles, dénommées S I , S II et S III . S I comprend A M R T Z a et les fragments D E G 2 c e, avec les sous-groupes M T, Aa, Z. S II est formé par K N O P V X et les fragments B L R 3 S, avec le sous-groupe K N P X. Notre chansonnier U forme la troisième famille, S III , avec C U I H et quelques pièces de F et G 1 . Cette classification correspond à celle déjà proposée par Eduard Schwan, à l’exception du manuscrit Z a (Zagreb, Univ. Bibl. Agram) qu’il ne connaissait pas, mais que l’éditrice a pris en compte. Quatorze pièces du manuscrit de Zagreb Z se retrouvent dans notre chansonnier, dont neuf dans la première section, U 1 . Une bibliographie des répertoires, des éditions des trouvères et des troubadours, des œuvres narratives comportant des citations ainsi que des études, description et histoire du manuscrit (position stemmatique) et des mélodies complètent l’introduction (xliii-li). Le chercheur, le philologue ou tout lecteur attendent avec impatience le tome II qui comprendra les pièces 181-333 de la première et de la seconde continuation, identiquement examinées dans une introduction complémentaire et surtout le glossaire et la table des noms propres. Marie-Claire Gérard-Zai H Les Aventures des Bruns. Compilazione guironiana del secolo XIII attribuibile a Rustichello da Pisa. Edizione critica a cura di Claudio Lagomarsini, Firenze (Edizioni del Galluzzo) 2014 (Archivio Romanzo 28) Il bel volume che qui recensiamo, assegna un’opera nota, e però per un certo verso inedita, a un autore conosciuto ma sul quale moltissime ombre, di ordine biografico e non solo, ancora si allungano. Il lavoro filologico intrapreso da Lagomarsini, e che è il punto inaugurale delle edizioni critiche del «Gruppo Guiron» diretto da Lino Leonardi e Richard Trachsler, ha, infatti, consentito di ricostruire una finora inedita compilazione del Guiron le Courtois. Questo risultato è stato reso possibile anzitutto da una rigorosa e minuziosa ricostruzione di materiali narrativi che sono in realtà sparsi in quei manoscritti ciclici che ci testimoniano di questo grande romanzo, terzo, e leggermente più tardo, capitolo della triade dei cicli prosastici (gli altri sono ovviamente il ciclo del Lancelot-Graal, collocabile nei dintorni del 1210- 1215, e quello tristaniano del Tristan in prosa, scritto tra 1220 e 1230 circa). Besprechungen - Comptes rendus 305 1 203, N1-N5; 219, N1; 220, N2; 198, N1-2; 205, N1-6; 221, N1-3; 196, N1-3; 194, N1-11 e 222 per SI; 223-224, N4 per S2; 225-226 per S2*; 206, N1-2; 191, N1-3; 191, N4; 202, N1-2; 240, N1-2 e 242, cui in S3 fa seguito la morte di Calinan. 2 L. Leonardi, «Il testo come ipotesi (critica del manoscritto-base)», Medioevo Romanzo 35/ 1 (2011): 5-34. La prima parte della corposa fatica di L. è dedicata all’indagine del rapporto (meglio, dei rapporti), intercorrenti tra le branches antiche del ciclo e le sue diverse continuazioni e compilazioni (3-55). Questa parte, dalla struttura complessa, si fonda metodologicamente sulla ampia ispezione dei risultati ottenuti dai diversi studiosi che si sono chinati, nel corso dei decenni, su questo testo e sui suoi complessi problemi, ma anche su un tentativo, riuscito occorre dirlo, di applicare i principi della «filologia per canzonieri» ad un romanzo in prosa (81 s.). Ne discende l’isolamento di 4 micro-sequenze di episodi S1, S2, S2* e S3 che L. sistematizza in uno schema (87), nel quale sono raffigurati i 4 episodi che si susseguono nell’ordine (ricostruito) del romanzo e che consentono allo studioso di definire le fonti della Compilation, la quale non solo si è abbeverata alle Aventures des Bruns, formata in massima parte dai paragrafi individuati dal Lathuillère, e però riallocate secondo il nuovo assetto 1 , ma ha aggiunto alcune avventure conservate nel ms. 3325, e altri episodi tratti da fonti affini oggi perdute. La sola Cg non corrisponde quindi ai §203-42 del Lathuillère: oltre ai §1-159 della presente edizione, i copisti-editori di alcuni manoscritti, infatti, hanno aggiunto due Continuazioni, una «lunga» (§160-229 della presente di L.) e una «breve» (§160*-89*), come felicemente riassunto nel quadro alle p. 225-26. L’ampio cap. 2 del libro (97-175) prende in esame i rapporti tra i testimoni e le relazioni tra questi e la fonte principale (cioè la Suite Guiron). Si tratta di un capitolo innovativo anche dal punto di vista metodologico, considerato che, come giustamente fa notare l’autore, «la recensio lachmanniana del testimoniale è una pratica quanto meno inconsueta» almeno negli studi sui romanzi in prosa (97). Occorre però anche dire che recenti riflessioni sul tema, in particolare ad opera di Lino Leonardi e di Richard Trachsler 2 , hanno evidenziato che una simile prassi non solo debba trovar nuovo posto nel panorama editoriale, ma quanto essa possa riservare gradite sorprese e fornire utile sostegno al cammino, sovente incerto in caso di tradizioni complesse e testi lunghi, dell’editore. Al termine di una prima indagine sulla Suite Guiron, L. sintetizza i risultati raggiunti in uno stemma (126) bifido, nel quale un solo codice pareggia per importanza il resto della tradizione (cioè la Cg stessa). A queste fanno seguito la riflessione sulla tradizione della Continuazione breve (126-27) e della Continuazione lunga (128-44) con il relativo stemma riassuntivo (145). Più breve il capitolo 3 dedicato alle «Osservazioni stilistiche» (146-59), e che ci saremmo aspettati di trovare (più per consuetudine che altro), più oltre nel volume: occorre dire però che l’autore ha ottime ragioni per anticipare queste sue considerazioni, ci propone qui di riflettere su questo tema, giacché proprio le annotazioni stilistiche gli forniscono una delle fondamenta su cui poggia la sua proposta attributiva. Notevoli i risultati della ricerca riversati nel capitolo 4, su «I manoscritti e l’autore: osservazioni linguistiche» (160-89), nel quale non solo sono indagate le provenienze e la stratigrafia linguistica dei testimoni delle Aventures, ma L. isola alcuni lessemi e sintagmi franco-italiani rilevanti, ad ognuno dei quali dedica un ampio commento e la cui presenza pare rimandare ad una lingua letteraria di archetipo, ricostruita pertanto non su basi linguistiche ma su basi stemmatiche, che si spiega proprio con la storia testuale dell’area italiana nordoccidentale, fittamente percorsa, come noto, negli ultimi decenni del XIII secolo da testi (e quindi manoscritti) galloromanzi. Besprechungen - Comptes rendus 306 3 F. Cigni (ed.) 1994: Il romanzo arturiano di Rustichello da Pisa, Pisa. Infine nel quinto capitolo, dedicato a «La questione attributiva» e che può essere ritenuto il cuore dell’introduzione, trovano spazio e ordine i diversi risultati delle indagini compiute da L., risultati che conducono complessivamente a sostenere credibilmente la tesi della paternità rustichelliana. Come detto, un punto assai interessante, certo metodologicamente, ma non solo, del lavoro di L. è il suo essersi discostato dal modello ecdotico del «manoscritto-base». Ne è derivato un testo critico (qui contenuto alle p. 227-526) che è il frutto dell’applicazione di criteri che per essere ricostruttivi, non fanno però mai a meno dell’uso della prudenza. Il testo vero e proprio della Cg e della continuazione lunga è ricostruito, infatti, adottando, sul suggerimento di Alberto Varvaro, un manuscrit de surface (scelta legittimata a p. 217), e cioè un esemplare che garantisca un’alta competenza stemmatica e una apprezzabile omogeneità linguistica. La scelta di L. è caduta su N, manoscritto M 916 del Morgan Library and Museum di New York, un codice quattrocentesco scritto in bastarda francese (sul quale ampie informazioni si rinvengono alle p. 66-7). A sua volta per la Continuazione breve è stato impiegato il codice C, vale a dire il manoscritto 96 I-II della Fondation Martin Bodmer di Cologny-Genève, anch’esso quattrocentesco e di provenienza francese, forse loreno dell’area di Metz. I criteri con cui il testo è stato costituito sono descritti a p. 220. Concludiamo queste note descrittive del volume ricordando che l’apparato critico, di tipo positivo, accoglie le lezioni rifiutate, mentre in una apposita appendice (527-44), sono radunate le varianti redazionali di Fi. Ampie note di commento (545-66), ed un ricco glossario (567-82), aiutano gli studiosi nella lettura dell’opera, mentre la bibliografia (585-602), gli indici dei personaggi, dei manoscritti, dei nomi e delle opere anonime (603-20), completano il volume. L’analisi di L., per essere innovativa non manca di partire dalle acquisizioni che la critica è andata, nel corso di lunghe e pazienti indagini, accumulando. Tali analisi vengono attentamente valutate ma mai (è questo un elemento che denota equilibrio nel giudizio e paziente comprensione), svalutate. I risultati ottenuti quindi dal Loeseth relativamente alle compilazioni a contenuto guironiano, e che il critico aveva «sistemato» nel Roman de Palamède, o dal Lathuillère il quale le aveva derubricate a versions particulières diverse o aggiunte al Guiron le Courtois, fungono ancora da fondamenta della ricostruzione che qui recensiamo, ma sono esse fondamenta riviste nella loro sicurezza strutturale, nella rispettiva capacità di reggere il peso di arcate nuove e ardite. Al di là della notevole ricostruzione testuale, il più significativo risultato cui L. è giunto, ci sembra stia proprio nella significativa impresa di proporre una nuova (e sorprendente) attribuzione per questa Compilation guironienne: il curatore del volume, infatti, ha accumulato prove tali da permettersi di catalogare il romanzo sotto l’etichetta di «Rustichello da Pisa». Come noto già la Compilation arthurienne era stata assegnata al copista pisano 3 , ma nel caso di specie la proposta viene fatta in totale assenza di ogni nome, assente pure nelle zone paratestuali dell’opera. L’ipotesi comunque, diciamolo subito, appare credibile, fondata com’è su salde prove testuali, linguistiche e stilistiche. Questo libro dunque ci consente di conoscere e definire un po’ meglio questo Rustichello, del quale finora si sapevano le passioni tristaniane e graaliane di cui parla la Compilation arthurienne, oltre che il ben noto, e vulgato, impegno come coautore con Marco Polo del Milione. Il copista-autore, infatti, a questo punto possiamo dirlo, riprese anche materiali tratti dalle branches sui cavalieri antiquiores, mostrandosi versato e versatile. Besprechungen - Comptes rendus 307 1 Les Aventures des Bruns, compilazione guironiana del secolo XIII attribuibile a Rustichello da Pisa, edizione critica a cura di C. Lagomarsini, Firenze 2014; Lais, épîtres et épigraphes en vers dans le cycle de Guiron le Courtois, édition critique par C. Lagomarsini, Paris 2015; N. Morato, «Un nuovo frammento del Guiron le Courtois. L’incipit del ms. BnF, fr. 350 e la sua consistenza testuale», Medioevo romanzo 31 (2007): 241-85. 2 S.Albert, «Ensemble ou par pieces? ». Guiron le Courtois (XIII e -XV e siècles), la cohérence en question, Paris 2010; N. Morato, Il Ciclo di «Guiron le Courtois», strutture e testi nella tradizione manoscritta, Firenze 2010; B.Wahlen, L’Écriture à rebours. Le Roman de Meliadus du XIII e au XVIII e siècle, Genève 2010. Voir aussi R.Trachsler, «Nouvelles recherches sur Guiron le Courtois. À propos de trois livres récents», R 132 (2014): 227-45; C. Lagomarsini, «Romans, manuscrits, structures cycliques. Repenser Guiron le courtois», Acta fabula 12 (2011), en ligne à l’adresse http: / / www. fabula.org/ revue/ document6227.php. 3 On atteindra la bibliographie récente par L. Leonardi/ R.Trachsler, «L’édition critique des romans en prose: le cas de Guiron le courtois», in: D.Trotter (éd.), Manuel de la philologie de l’édition, Berlin/ Boston 2015: 44-80 et C. Lagomarsini, «Le cas du compilateur compilé: une œuvre inconnue de Rusticien de Pise et la réception de Guiron le Courtois», Journal of the International Arthurian Society 2 (2016): 55-71. 4 Qui était le directeur de la thèse. 5 En réalité, comme nous l’indiquerons ci-dessous, c’est l’édition proprement dite qui correspond exactement à la publication de la thèse; l’introduction a été passablement remaniée. L’edizione di L. ci consegna in conclusione una nuova, e importante, tappa dell’evoluzione multiforme e varia che il genere narrativo arturiano in prosa subì nella penisola, in un incessante commercio tra testimonianze antiche prodotte in Italia, archetipi ricostruiti e altre prose più recenti che furono oggetto di attenzioni artistiche anche nella coeva terra di Francia. Gerardo Larghi H Guiron le Courtois. Roman arthurien en prose du XIII e siècle, édité par Venceslas Bubenicek, Berlin/ Boston (De Gruyter) 2015, xx + 1278 p. (Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie 363) 1. Guiron le courtois a longtemps été un cas frappant d’un roman reconnu comme important, mais resté inédit. La situation est en train de changer radicalement, grâce d’une part aux efforts du «groupe Guiron», qui a commencé à publier plusieurs éditions partielles 1 et va poursuivre dans cette voie, et d’autre part à Venceslas Bubenicek, qui donne ici une édition qu’on attendait depuis longtemps, puisqu’elle constitue la publication de sa thèse de doctorat de 1985. Il faut y ajouter trois thèses publiées en 2010 2 et plusieurs articles, en particulier du «groupe Guiron» 3 , qui ont abouti à une remise en cause de l’image que l’on se faisait de l’histoire de la tradition du roman et par conséquent de la configuration de l’original. On ne pouvait pas attendre de M. Bubenicek (désormais M. B.) qu’il entre en débat avec la conception qui a été nouvellement proposée, et encore moins qu’il l’accepte: cela aurait abouti à remettre fondamentalement en question les présupposés de son travail de 1985, lequel reposait sur l’opinion de Lathuillère 4 quant à l’histoire du texte, et à écrire en partie un autre livre. Le public se contentera très volontiers de voir livré à tous un travail qui était resté inédit pendant trente ans et ne s’attendra donc pas à la discussion de tous les développements critiques les plus récents 5 . Mais ce rejet de la discussion prend une forme exagérée lorsque dans l’avant-propos, daté d’octobre 2015 et qui est consacré à un panorama de l’histoire éditoriale de Guiron, M. B., dont l’information bibliographique est en général excellente, fait